Cultura e criminalità

Quando i musei sfidano haters e mafie

Attacchi social per il green pass all’Etrusco di Villa Giulia, alla Reggia di Caserta e all’Egizio di Torino. Dal parco di Sibari a Carditello, Agrigento, Ercolano e Pompei i direttori lottano contro il malaffare. Il 25 e 26 settembre si celebrano le giornate europee del patrimonio 2021

di Giuseppe Cosenza

Rifiuti – Parco Archeologico di Sibari

6' di lettura

“Ma non dite più cazzate e vergognatevi!!! Se gli Etruschi fossero in vita oggi avrebbero fatto la pelle a voi, ai giornalisti, ai medici e a tre quarti dei politici!!”. Questo è uno dei tanti messaggi di insulti ricevuti dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma in risposta a un post del 31 luglio su Facebook, il cui concetto principale che si voleva veicolare era “Conoscendo la saggezza, gli scrupoli religiosi e la disciplina proverbiale degli Etruschi si può affermare con certezza che se avessero avuto il green pass lo avrebbero usato senza scrupolo anche loro”. Il post aveva l'intento di fornire all'utente un'informazione istituzionale e storica, condita da una buona dose di ironia, riguardo l'entrata in vigore delle disposizioni governative del DPCM del 23 luglio 2021 che rendevano obbligatorio dal 6 agosto scorso l'esibizione del green pass e di un documento di identità per accedere ai musei.

Musei, green pass e insulti social

Il Museo Etrusco non è stato un caso isolato, lo stesso trattamento è stato riservato alla Reggia di Caserta e al Museo Egizio di Torino, le cui pagine istituzionali sono state inondate di minacce e insulti di persone, se così le si vuole chiamare, contrari ai vaccini anti Covid-19. Poiché è utile mantenere alta l'attenzione su questo argomento, a distanza di più di un mese, ritorniamo a parlane con chi ha subito direttamente intimidazioni.
Come spiega Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: “La pagina istituzionale del Museo è quella che ha ricevuto più insulti che si sono palesati sia sotto il post che informava l'ingresso con il green pass, sia sotto alcuni post di articoli di Artribune e di Finestre sull'Arte che riportavano la notizia. Se si guarda da vicino l'odio social, si scopre che ci sono soggetti che nascondendosi dietro diversi pseudonimi, agiscono su più pagine, facendo copia e incolla dello stesso post. L'anonimato consentito da Facebook permette di non avere conseguenze. A volte vengono scoperti come il caso di un docente universitario, un provocatore di professione. È riconoscibile nell'ambiente ed è quello che ha indirizzato a me maggiori insulti. Alcuni argomentano, pensando di difendere valori e agendo in buona fede, altri insultano e basta”.
In conclusione, il direttore Nizzo aggiunge: “Essendo una persona abituata a comunicare sono consapevole dell'esistenza di questo fenomeno. La mia strategia è quella dell'indifferenza, non rispondere alle provocazioni. L’aspetto molto bello della vicenda è la solidarietà ricevuta dal pubblico. I follower hanno difeso me e il Museo. Sono consapevole del fatto che al crescere del ruolo sociale del museo, aumentano gli episodi di intolleranza e di violenza verbale e allo stesso tempo ciò restituisce maggiori opportunità”.

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– Il Green Pass – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Professione hater

La visibilità fa salire purtroppo il livello del conflitto vebale, ma chi è l'hater? Nel sito della Treccani lo si definisce: “Chi, in Internet e in particolare nei siti di relazione sociale, di solito approfittando dell'anonimato, usa espressioni di odio di tipo razzista e insulta violentemente individui, specialmente se noti o famosi, o intere fasce di popolazione”; o come nel caso di Valentino Nizzo, chi svolge una funzione pubblica. Secondo un articolo molto interessante pubblicato sulla rivista WIRED, n. 97, edizione Estate 2021, “Nella mente di un disinformato” a cura di Tommy Shane, una delle cause scatenanti dell'odio social è la disinformazione che ha dei meccanismi psicologici ben precisi a causa dei quali tutti possiamo diventare potenziali vittime di notizie false o parziali oppure di opinioni contraddittorie. Siamo permeabili alla disinformazione perché il nostro cervello è pigro e a volte è abituato a prendere scorciatoie. Spesso i contenuti falsi sfruttano l'emotività dell'individuo e le sue paure; ecco perché alcune azioni (il vaccinarsi) sembrano più pericolose o spaventose di quanto non lo siano in realtà. Ed infine la disinformazione, spesso colpisce più dell'informazione corretta e, quindi, l'individuo la memorizza e la ricorda più facilmente.

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Dalle parole violente alle azioni criminali

Dalle violenze verbali si passa a quelle fisiche compiute dalla criminalità: musei in tempi passati e recenti hanno dovuto subire. È il caso del Real Sito di Carditello, in provincia di Caserta, al centro della Terra dei Fuochi e tanto caro a don Peppe Diana, prete casalese vittima di camorra, per anni abbandonato al degrado, ai furti degli stucchi e dei marmi e alle feste illegali. Il parco di 2.000 ettari fu smembrato, molti dei terreni vennero venduti e l'area circostante al sito fu utilizzata per lo sversamento di rifiuti tossici. Oggi grazie al Ministero della Cultura e all'attività dell'omonima Fondazione è rinato.
Il Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, in cui periodicamente sorgono strutture abusive che talvolta, vengono sequestrate e demolite. Il Parco Archeologico di Ercolano dove le abitazioni civili confinano a pochi metri dall'area archeologica; l'area degli Scavi di Pompei soggetta a furti da parte dei tombaroli e alla guerra tra le guide turistiche abusive, fenomeno conosciuto anche nell'area del Colosseo.

La baracca bruciata – Parco Archeologico di Sibari

L’illegalità al Parco Archeologico di Sibari

Negli ultimi mesi, il Parco Archeologico di Sibari ha subito una serie di azioni criminose che inducono a mantenere alta la guardia e far sì che se ne parli per non lasciare solo chi combatte per ripristinare la legalità. La superficie del Parco è di 500 ettari di cui 50 ettari suddivisi tra l'area archeologica e il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, le località del parco sono Parco del Cavallo, Prolungamento Strada, Casa Bianca e Stombi. A 30 km di distanza, circa, è situato il Museo Archeologico Nazionale di Amendolara (CS) che è di competenza del Parco di Sibari.

L'area archeologica è spaccata in due dalla SS 106 Jonica che collega Reggio Calabria a Taranto. Davanti l'entrata dell'area Prolungamento Strada il 29 di luglio sono stati abbandonati dei rifiuti ingombranti e sterpaglie, mentre il 20 di agosto una baracca sempre nei pressi della stessa area e di fronte al Parco del Cavallo è stata incendiata.

“Due episodi non isolati, fanno parte di un uso illegale degli spazi di pertinenza del Parco da parte della criminalità organizzata” spiega Filippo Demma, direttore del Parco e ad interim anche del Polo Museale della Calabria. “L'area archeologica ha due principali criticità. La prima riguarda il fenomeno di subsidenza dovuto alla falda acquifera che invade il terreno, la seconda è dovuta alla superficie di 200 ettari destinata a uso agricolo in mano a concessionari che per la maggior parte (non tutti) non pagano i canoni di concessione. Il fenomeno della subsidenza, dovuto all'affioramento dell'acqua, è un problema complesso che sin dagli anni '60 si è provato di risolvere senza successo. Prima il sistema di pompe idrovore alimentato elettricamente (well-point), poi quello delle trincee drenanti (mai entrato in funzione realmente) e dei pozzetti drenanti non hanno funzionato, soprattutto, per la mancanza di manutenzione. L'impossibilità di arginare questo fenomeno ha fatto sì che le aree di Prolungamento Strada e di Casa Bianca siano coperte da una fitta vegetazione e, quindi, la criminalità organizzata può utilizzarla per i suoi scopi, come la prostituzione. La bonifica di quell'area e di tutto il Parco dà fastidio. Possiamo cominciare a risolvere questo problema grazie al finanziamento del Grande Progetto Sibari di 3 milioni di euro, ottenuto di recente, con il quale faremo un intervento definitivo che adegui il sistema di drenaggio esistente o lo sostituisca con un nuovo impianto. Con questo pregresso non si possono fare interventi temporanei e sprecare soldi”.

Parco Archeologico di Sibari

L’altra criticità che vive il Parco, prosegue Demma, sono le concessioni agricole dei terreni. “C'è un'illegalità diffusa di debiti non pagati e di concessionari che occupano senza alcun titolo i terreni. Alcuni sono brave persone che lavorano e pagano regolarmente, mentre la maggioranza non ha mai pagato i canoni a prezzi calmierati che non rispecchiano i valori di mercato. Alcuni di questi terreni sono in concessione a famiglie della ‘ndrangheta che utilizzano dei prestanome. Sono al lavoro con l'Avvocatura dello Stato per riprendere il possesso dei 200 ettari di terreno, suddivisi in 24-25 lotti. Una parte di questa area sarà scavata e musealizzata, per la restante continuerà l'uso agricolo”.

Ma Demma ha paura di operare in questo territorio? “No. Il Parco ha una forte carenza di personale (-98% nei ruoli tecnici e -50% per il personale di custodia): il problema della legalità lo vogliamo affrontare dal punto di vista culturale e non ci nascondiamo che dovremo effettuare delle azioni di polizia. Gli spazi andranno recintati e sorvegliati. Per fronteggiare questa problematica e mettere in sicurezza il Parco abbiamo ottenuto un finanziamento di 12 milioni di euro dal Ministero degli Interni, PON Legalità”.

L'area archeologica di Sibari, dopo anni bui, vuole rinascere quali le prossime iniziative di valorizzazione? “Stiamo progettando un nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide - risponde il direttore - a fronte di una situazione critica ereditata, di una collezione mal esposta e di ambienti inutilizzati e ammuffiti. Durante le Giornate Europee del Patrimonio 2021, del 25 e 26 settembre presenteremo un allestimento provvisorio che ha alleggerito molto l'esposizione precedente, che espone nuovi reperti e con una didattica provvisoria accompagnata da manifesti e post-it che danno l'idea dei lavori in corso”. Dunque, l'appuntamento è al Museo della Sibaritide per visitare il nuovo e inusuale allestimento.

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