Quando Pietragalla sconfisse briganti e Borboni
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Pietragalla, come molti paesi lucani, fu vittima del brigantaggio ma il 16 e 17 novembre 1861 scrisse una pagina di storia straordinaria, anche a favore dell'Unità d'Italia, che ancora oggi viene ricordata. Nel paese, infatti, erano pochi coloro che si alleavano con i briganti e molti, invece, quelli che preferivano collaborare con la Guardia Nazionale guidata dal generale Saverio De Bonis. I briganti, sotto la guida di Carmine Donatello detto "Crocco" di Rionero, di notte scatenavano la loro furia di notte realizzando saccheggi e uccidendo persone.
Un escalation del fenomeno avvenne tuttavia quando il brigantaggio inteso come delinquenza comune iniziò ad agire come forza politica per garantire la sopravvivenza del regno borbonico, in particolare quando il generale Boryes venne inviato dalla Spagna per ostacolare l'unificazione italiana. Boryes si incontrò subito con il brigante Crocco e organizzò un attacco a cui la popolazione di Pietragalla si oppose rifugiandosi nel Palazzo Ducale, che faceva da roccaforte. Briganti e Borboni scatenarono l’inferno tra le vie del paese ma non riuscirono a espugnarlo e subirono così una sconfitta poi determinante per gli esiti della contesa.
La Guardia Nazionale di Napoli, in segno di riconoscimento, donò a quella di Pietragalla una bandiera sulla quale a caratteri d'oro era scritto "Dono della G.N. di Napoli alla G.N. di Pietragalla". Di lì a poco anche il brigantaggio venne progressivamente estirpato: i pochi malviventi che continuavano ad aggirarsi nei boschi furono oggetto di forti taglie gravanti su di essi ed una volta catturati vennero rinchiusi nelle carceri e giustiziati.
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