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Da qui al 2042 la Lombardia riuscirà a vivere un periodo di espansione demografica a differenza di quanto accadrà a livello nazionale sia pure con una decisa differenziazione fra comuni piccoli e grandi. È questo, in estrema sintesi il messaggio principale che arriva dalla lettura dei dati relativi ai cosiddetti scenari mediani contenuti nel duplice aggiornamento delle previsioni demografiche rilasciato da Istat nelle ultime settimane e che fanno riferimento ad una valutazione a livello regionale da qui al 2080 e ad una sperimentazione a livello di provincia e di comuni con almeno 5.000 abitanti che si estende fino al 2042. Tali scenari raccontano che a livello nazionale la popolazione residente nel nostro paese si ridimensionerà di quasi 14 milioni di unità arrivando a fine 2080 a collocarsi sotto quota 46 milioni con un indice di vecchiaia che salirà dall’attuale 188 (ovvero 188 over 64 contro 100 under 15) fino ad oltre quota 300.
Anche la Lombardia vivrà una fase di contrazione ma di portata molto più contenuta rispetto a quella nazionale e che sarà la risultante di un periodo di debole espansione fino al 2045, seguito poi da un ridimensionamento che porterebbe la popolazione nel 2080 ad essere di appena 500.000 unità in meno rispetto ad oggi con un indice di vecchiaia pari a 283, quindi inferiore a quello medio nazionale sia pure in decisa crescita. Come appena detto la popolazione lombarda nel prossimo ventennio vivrà, grazie ad un saldo migratorio sempre decisamente al di sopra della media nazionale e a una natalità in ripresa, una fase di espansione arrivando a fine 2042 a quota 10.190.793, vale a dire circa 250.000 unità in più rispetto a quella attuale, unica regione/provincia autonoma insieme ad Emilia-Romagna, Bolzano e Trento a presentare un saldo positivo. Questo segno più deriva da una forte sviluppo che coinvolgerà Milano e Monza e della Brianza che assorbiranno circa il 70% della crescita a cui fanno da contraltare diverse realtà alpine e prealpine che perdono, sia pure marginalmente, popolazione (-5.000 unità circa di cui 3.500 nella sola Lecco). Sul fronte dell’invecchiamento, invece, il quadro territoriale è meno chiaro ma vale la pena osservare che a fine 2042, se le previsioni fossero rispettate, la Lombardia avrà nove province che potranno essere annoverate nel 25% delle province italiane più giovani (mentre oggi sono solo cinque) e quattro nelle prime dieci: Lodi (quarta), Brescia, Milano e Mantova (dal settimo al nono posto). In un panorama nazionale che di fatto sarà quasi integralmente rovesciato rispetto ad oggi con il Sud che sarà molto più anziano del Nord. Ultimo aspetto da evidenziare è lo squilibrio fra piccoli e grandi comuni. Nei primi (quelli che oggi hanno fino a 5.000 abitanti) si assisterà ad una perdita del 2% della popolazione (circa 41.000 unità) a fronte di una espansione di 283.000 unità nei grandi comuni con un allargamento del divario (oggi quasi nullo) dei livelli di invecchiamento.
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