Quando lo stile è sperimentazione cosmopolita e curiosità made in Italy
Spunti creativi dalla Francia, dall'India e dal Veneto, coordinati insieme in un colorato mix and match tra Veneto, Toscana e Sardegna.
di Lisa Corva
3' di lettura
Due amiche e tre boutique che si chiamano Zoe, a Bassano del Grappa, Pietrasanta e Porto Rotondo. Ce le racconta la fondatrice, Cristina Crespina. «Vivo a Bassano e l'ho scelta per amore. In realtà sono nata a Firenze, da lì ho iniziato a muovermi nel mondo della moda e mi sono trasferita a Parigi. Poi sono arrivati un uomo, un matrimonio e il Veneto, dove ho lavorato qualche anno da Benetton. Ma non ero fatta per una grande azienda, avevo sempre in mente il sogno di una bottega tutta mia, dove vendere, come diciamo in Toscana, “i miei cenci scovati in giro”. Perché la moda per me è questo: uno spazio colorato dove offrire tutto quello che mi piace».
Dopo il negozio di Bassano, aperto nel 1998, è arrivato quello di Pietrasanta, nel 2001, insieme a Monica Del Mancino. «Ci eravamo conosciute proprio da Benetton e siamo rimaste amiche. Mi ha proposto l'idea di una boutique in Toscana e, grazie a lei, siamo arrivate a Pietrasanta, un borgo splendido». Infine, Porto Rotondo, l'ultimo store inaugurato da Cristina: me lo racconta da lì, dal mare della Sardegna, perché è aperto fino a ottobre.
Che cosa si trova da Zoe? «Siamo partite con tanti brand francesi: innamorate di quel gusto, quella leggerezza, quel je ne sais quoi. Da subito, Isabel Marant, che ci piace ancora molto. Anche per gli accessori, soprattutto borse e stivali. A lei abbiamo aggiunto, da questa stagione, un'altra designer francese, Laurence Bras. Poi forte_forte: anche in questo caso, dietro a questa scelta c'è un incontro speciale, perché Giada Forte, fondatrice del brand insieme al fratello, lavorava in Benetton. Un'altra amica del gruppo ha invece aperto Funky Table a Milano, un negozio di idee per la tavola, dove vado spesso».
Lo stile proposto da Zoe è un allegro mix and match. «Dove l'abito di Dries Van Noten da 1.500 euro è insieme a un caftano da 150 e ai preziosi capi ricamati in India di Péro, soprattutto le camicie, sempre scenografiche ma più portabili. Alla selezione si aggiungono le idee colorate di La DoubleJ e gli abiti bestseller Perfecto di Raptus & Rose». Per l'autunno, non mancano mai le sciarpe di Faliero Sarti e il loro cashmere.
Con tre boutique abbiamo bisogno di almeno tre luoghi del cuore! «Anche di più», ride Cristina. «Cominciamo da Bassano. È banale dire il Ponte, ma stavolta c'è un motivo, perché il ponte del Palladio, dopo anni di restauro, è stato finalmente riaperto. Segnalo anche Nardini per la grappa e la libreria Palazzo Roberti, dicono che sia la più bella d'Europa. A Pietrasanta, tutte le gallerie d'arte, ma soprattutto quelle di Susanna Orlando e Flora Bigai; lo storico bar Michelangelo con i tavolini di una volta dove incontri magari Botero; una cena a lume di candela all'Enoteca Marcucci. Infine, Porto Rotondo: oltre al mare, inutile dirlo, anche la chiesa di Mario Ceroli tutta in legno e la gelateria del Molo: il mio gusto preferito è Zaira, con caramello e arachidi».
L'oggetto del cuore dall'armadio di Cristina «è un paio di texani. Il mio primo lavoro è stato da Gerard, uno dei negozi storici di Firenze. E con il primo, intero stipendio – che ricordo ancora, 650mila lire – ho subito comprato un paio di stivali. Mia madre era sconvolta, ma io li ho adorati. Quei texani li ho ancora e li mette a volte mia figlia, che è una modella e ha lavorato anche per Chanel, magari mixandoli a vecchie camicie over di suo papà». Moda che rimane nel tempo, con tante storie intessute dentro: la moda che ci piace.
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