L’indennità non rifinanziata

Quarantena, il governo cerca le risorse. Per il 2021 per ora pagano lavoratori e aziende

Unimpresa: se le aziende non copriranno le prestazioni Inps, per i lavoratori ci sarà un danno in busta paga tra i 600 e i 700 euro, in media, per 10 giorni di assenza che diventano 1.000 euro per 15 giorni

di Mariolina Sesto

(Ansa)

3' di lettura

Il mancato finanziamento del fondo per coprire le quarantene equiparate alla malattia rischia di costare caro a imprese e lavoratori. Per questo vari partiti di maggioranza hanno suonato l’allarme e il governo sta cercando le risorse necessarie. Intanto Unimpresa ha fatto i calcoli di quanto un’azienda dovrà pagare per ogni lavoratore che deve fare una quarantena per contatto stretto con un positivo: 6-700 euro per 10 giorni di isolamento, 900-1.000 euro per 15 giorni di assenza. E i costi potrebbero anche in parte ricadere sui singoli lavoratori.

Nessuna copertura a partire da gennaio 2021

È stata una comunicazione dell’Inps del 6 agosto ad avvertire che - poiché il legislatore non ha previsto per il 2021 appositi stanziamenti - l’indennità da quarantena (cioè la copertura di stipendio e contributi per i giorni di assenza) si ferma al 2020. I costi per tutti gli episodi di isolamento dei lavoratori relativi al 2021 non sono coperti dall’Inps. A meno che il governo - appunto - non rifinanzi l’apposito fondo che nel 2020 ammontava a 663,1 milioni. Dunque, per tutto il 2021 nessuna copertura per la quarantena per i lavoratori che non possono usufruire dello smart working.

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Imprese in allarme

Uno studio di Unimpresa parla di “salasso” per le aziende in vista della ripresa post ferie e delle riaperture. «La quarantena dei dipendenti, non più considerata “malattia” dall’Inps, a causa dell’ennesimo pasticcio normativo, sarà di fatto scaricata sui datori di lavoro», sottolinea Unimpresa quantificando un costo di circa 1.000 euro per dipendente.
Le aziende, «infatti, dovranno inevitabilmente “coprire” il mancato riconoscimento, da parte dell’Inps, delle prestazioni pagate durante le assenze per malattia e, fino al 2020 riconosciute anche a chi, per legge, viene obbligato a restare nel proprio domicilio, quindi senza poter lavorare, nel caso di contatto stretto con persona contagiata dal Covid», continua Unimpresa sottolineando che «se le aziende non copriranno le prestazioni Inps, per i lavoratori ci sarà un danno in busta paga tra i 600 e i 700 euro, in media, per 10 giorni di assenza. Considerando tre settimane di assenza, invece, cioè il periodo più lungo per l’isolamento fiduciario con scarsi sintomi, che corrispondono a 15 giorni lavorativi, la retribuzione mensile potrebbe calare di 950-1.000 euro».

Lettera dei sindacati a Orlando e Franco

Anche i sindacati hanno posto la questione. Con una lettera indirizzata al ministro del Lavoro Andrea Orlando e a quello dell’Economia Daniele Franco, Rossana Dettori (Cgil), Angelo Colombini (Cisl) e Ivana Veronese (Uil) hanno fatto notare che «la mancata equiparazione dei periodi trascorsi in quarantena o sorveglianza fiduciaria a malattia pone seri interrogativi sia su come potranno essere riconosciuti tali periodi di assenza da lavoro per le lavoratrici e i lavoratori che improvvisamente si trovano privi delle tutele che erano previste dalla norma, sia su come sarà assicurata la copertura retributiva e contributiva».

M5s: ripristinare subito l’indennità per quarantena

Se ne è accorta anche la maggioranza di governo. Ed il M5s è già sceso in campo. Con una nota i senatori del M5S in commissione Lavoro e Previdenza Sociale hanno scritto nero su bianco che «la proroga dello Stato di emergenza impone attenzione al fatto che alcune misure a tutela dei lavoratori vengano anch’esse prorogate, come appunto l’indennità di quarantena e per i lavoratori fragili. Nel “Sostegni bis” abbiamo visto stanziare risorse su emendamenti che poco avevano a che fare con lo stato di emergenza, pertanto ci aspettiamo ed esigiamo che per il governo restino una priorità i lavoratori. E che venga sanato questo macroscopico vulnus relativo ai lavoratori in condizioni di fragilità e a coloro che sono impossibilitati a lavorare a causa del Covid».

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