Ipotesi green pass solo a vaccinati o guariti per salvare il Natale
Preoccupa l’Rt, ora a 1,21. Il Governo potrebbe varare nuovi provvedimenti già questa settimana
di Marzio Bartoloni
3' di lettura
Il virus rialza la testa anche in Italia dove cominciano a correre i contagi - venerdì 12 novembre 8.516 casi, 68 morti e il tasso di positività che sale a 1,7% - con il picco della curva che potrebbe arrivare a dicembre, poco prima di Natale. Ma grazie all’effetto dei vaccini la pressione sugli ospedali è ancora ampiamente sotto controllo anche se solo ieri si sono registrati ben 47 nuovi ingressi in terapia intensiva. Con Friuli e Bolzano - dove i ricoveri stanno superando o sono vicinissimi alle prime soglie di allerta - che già a fine mese rischiano di essere i primi due territori a finire in zona gialla e quindi a rialzare la mascherina anche all’aperto oltre a dover ridurre le capienze di cinema, teatri e stadi.
A preoccupare è anche l’Rt (l’indice che misura la velocità di trasmissione) che secondo il consueto report dell’Istituto superiore di Sanità ora è salito a 1,21, segno che i contagi sono destinati ancora a salire dai 78 casi per 100mila abitanti a cui siamo arrivati (una settimana prima erano 53).
Non è un caso che per evitare una escalation del virus il Governo cominci a fare i primi ragionamenti sulle misure per salvare appunto il Natale da nuovi lockdown (l’anno scorso l’Italia diventò arancione e rossa in quei giorni) prendendo d’anticipo il virus con un nuovo provvedimento sul Covid che potrebbe vedere la luce già questa settimana.
Si punta ovviamente sulle vaccinazioni e sulla spinta alle terze dosi che proseguono ancora troppo lentamente: secondo una nuova elaborazione realizzata da Lab24 del Sole24Ore solo il 15% degli over 60 è già protetto con una nuova iniezione con ampie differenze regionali. Ma tra le misure allo studio, oltre all’estensione ormai scontata dell’obbligo di esibire il green pass nei ristoranti e al lavoro anche nel 2022 (si ipotizza fino a giugno) che potrebbe spingere le nuove iniezioni, c’è anche l’ipotesi di modificare il certificato verde.
Si ragiona sulla possibilità, più difficile da applicare, di ridurre la durata del pass da 12 a 9 mesi o addirittura a 6 mesi, ma soprattutto si pensa a escludere i tamponi dal certificato verde. In sostanza per avere il green pass bisognerà essere vaccinati o guariti. Una stretta, questa, che colpirebbe i non vaccinati. In subordine si ragiona sul ricorso solo ai test molecolari, più efficienti di quelli rapidi che perdono fino al 30% dei positivi. «È una decisione politica, si sta valutando soprattutto a livello governativo. È chiaro che il vaccino protegge noi stessi e gli altri, è una misura senz’altro più efficace del tampone, che fotografa la situazione immediata», ha confermato venerdì 12 Gianni Rezza direttore prevenzione del ministero della Salute alla presentazione del report Iss. Che tra l’altro fa emergere un nuovo dato che ribadisce la necessità di effettuare una terza dose già a partire dai 6 mesi dall’ultima iniezione.
Secondo una nuova tabella pubblicata dall’Iss dopo 180 giorni la protezione dall’infezione (cioè dal contagio) scende al 50,2% (prima dei 6 mesi è in media 75,7%), ma resta alta la protezione dalla «malattia severa» che sempre dopo 6 mesi è dell’82,1% (prima è del 91,8%). «L’efficacia del vaccino si abbassa dopo i sei mesi ed è quindi importante effettuare la terza dose booster», ha sottolineato ieri il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro.
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