Quattro casi concreti di integrazione degli stranieri in azienda
di Valentina Melis e Serena Uccello
2' di lettura
NH Hotel Group
Tirocini per i richiedenti asilo
Con 139 nazionalità nei passaporti dei propri dipendenti il Gruppo NH Hotel (1.260 dipendenti/collaboratori in Italia, 161 di origine straniera), si focalizza sull’inclusione della popolazione straniera più fragile: i profughi. Lo ha fatto puntando sull’inclusione lavorativa dei migranti e richiedenti asilo e sviluppando una sinergia a Milano con la Onlus Farsi prossimo. Obiettivo: offrire un tirocinio in alcuni settori (cucina, sala, reception) . A occuparsi della selezione dei tirocinanti con lo statuto di richiedenti asilo, rifugiati o beneficiari di protezione internazionale è stata appunto Farsi prossimo. Dopo la Lombardia il piano è stato esteso anche ad altre Regioni (Toscana, Emilia Romagna, Sicilia). Il risultato? La consapevolezza della diversità «come una risorsa per l’azienda»
Dani Spa
Interviste per migliorare il dialogo
Una popolazione aziendale straniera (350) che supera la metà del totale dei dipendenti (670). Tre aree del mondo in azienda: Bangladesh e India, Paesi subsahariani, Est Europa. L’intuizione dell’importanza del diversity management ad Arzignano, nella Dani Spa, azienda conciaria, parte nel 2015 con uno studio iniziato da una ricercatrice dell’università di Padova. «Si trattava di 550 interviste - spiega Guido Zilli, responsabile Sostenibilità - che ci hanno permesso di conoscere meglio i nostri dipendenti». Su questa linea l’azienda ha continuato, attivando spazi di mediazione linguistica (per i documenti), e momenti di incontro. Una richiesta che arriva dagli stakeholder ma che soprattutto centra il bisogno di una migliore e più efficace interlocuzione.
Freudenberg Sealing Technologies Italia
Sport e cibo attivano l’accoglienza
La Freudenberg Sealing Technologies Italia ha vinto il Welcome Working for refugee integration dell’Unhcr. L’impresa, che fa parte di un gruppo multinazionale tedesco, ha 1.050 dipendenti negli stabilimenti della provincia torinese e quelli di origine straniera sono 44. L’attenzione agli stranieri comincia collaborando con la Diaconia Valdese. L’azienda ha accolto cinque rifugiati attivando un percorso finalizzato da un lato al loro inserimento, dall’altro ad attivare momenti di conoscenza e di scambio per tutta la popolazione aziendale. Vanno in questa direzione l’organizzazione di attività sportive e poi la creazione di momenti di conoscenza attraverso il cibo. «I nostri English lunch, ora fermi a causa del Covid, sono stati momenti di vero scambio culturale reciproco», spiega Monica Caligaris, responsabile Hr.
Scame S.p.A
Se il lavoro sgretola i luoghi comuni
Alla Scame Parre Spa (300 dipendenti in Italia), l’accoglienza si fonda sull’idea che un’azienda del territorio debba preoccuparsi di questo territorio. Nell’azienda, che produce componenti e sistemi per impianti elettrici in bassa tensione, a Parre, in provincia di Bergamo, il mondo arriva attraverso due volti. Due rifugiati, uno dalla Guinea-Bissau l’altro dalla Nigeria. Competenze diverse, storie differenti ma un elemento comune: la capacità di inserirsi e di essere coinvolti . «Perché quando i luoghi comuni diventano facce e persone tutto è diverso», dice Sonia Piccinali, assistente Hr e referente per la formazione. Lo straniero smette di essere tale e diventa un compagno di lavoro. «Ora vogliamo occuparci anche delle donne immigrate, dare loro un’opportunità. E poi degli immigrati di seconda generazione».
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