Quel circolo vizioso che pone a rischio il Patto per la terza età
Sull’invecchiamento della popolazione hanno acceso un faro anche le agenzie di rating
di Gianfranco Ursino
2' di lettura
Dopo una lunga gestazione, a fine marzo scorso, il Parlamento ha partorito il disegno di legge delega che prevede la riforma delle politiche relative all’assistenza alle persone anziane. Il cosiddetto Patto per la Terza Età. Un testo pieno di buone intenzioni che, per farlo uscire concretamente dalla fase embrionale, ha bisogno delle risorse necessarie per essere attuato.
Il Ddl è stato adottato con la clausola dell’invarianza finanziaria, per cui le misure che saranno introdotte non dovranno generare nuovi oneri. Un vincolo necessario per poter inserire la riforma nell’alveo del Pnrr. E come tutte le riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche questa non poteva prevedere incrementi strutturali di spesa corrente. Ora, dunque, bisogna trovare i finanziamenti necessari, con i decreti attuativi che devono essere emanati entro fine gennaio 2024.
Il provvedimento mira a migliorare la dignità e le condizioni di vita, di cura e di assistenza delle persone anziane, attraverso nuovi modelli di intervento volti a favorire l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità nella popolazione anziana.
L’obiettivo è garantire un più facile accesso ai servizi sociosanitari, rafforzare l’assistenza domiciliare, sviluppare contesti urbani con soluzioni abitative adeguate alla luce dell’evoluzione dei bisogni assistenziali, in un quadro di integrazione sociale, di autonomia e di vita indipendente.
Un nuovo sistema di welfare che dovrebbe mettere le famiglie in condizione di affrontare con maggiore serenità il carico assistenziale e gli inevitabili costi che comporta, in particolare, una persona anziana non autosufficiente.
I buoni propositi, quindi, non mancano. Ma considerando le sempre minori risorse pubbliche disponibili, l’enorme debito pubblico e la transizione demografica che, inevitabilmente, produrrà aumenti nella spesa sociale, non sarà semplice seguire le linee guida tracciate dal Disegno di legge delega.
Anche perché sulla sfida dell’invecchiamento della popolazione che deve affrontare l’Italia, ma anche la gran parte dei Paesi in tutto il mondo, hanno acceso un faro le agenzie di rating. Moody’s, S&P e Fitch hanno già avvertito che l’aumento dei tassi di interesse, insieme all’incremento delle pensioni e dei costi sociosanitari, sono destinati a pesare sulle finanze degli Stati. L’invecchiamento demografico sta già mettendo sotto pressione i rating.
Senza le attese radicali riforme, i declassamenti sono sempre più probabili, con il rischio di creare un circolo vizioso di oneri fiscali più elevati e costi di indebitamento in aumento. E con il debito pubblico che sale, non sarà facile trovare le risorse per avviare un piano nazionale per l’invecchiamento attivo e la prevenzione delle fragilità nella popolazione anziana.
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