Quella linea (creativa) sottile che unisce il Giappone all’Italia
Nascono nuove declinazioni di un legame che si consolida nel tempo, accompagnando l’evoluzione del gusto verso naturalità dei materiali, purezza delle linee e cura delle lavorazioni
di Antonella Galli
4' di lettura
Se la manifattura italiana può vantare una relazione profonda, quasi sentimentale, con un’altra civiltà produttiva, è senza dubbio con quella giapponese. Culture lontane, quasi opposte, ma che esprimono un’innegabile attrattiva. Il design, in particolare quello degli arredi domestici, è un canale di scambio aperto, a volte sotterraneo, a volte, come in questo momento storico, conclamato. Ed è istruttivo approfondirne gli esiti, che sottolineano l’evoluzione del gusto verso la naturalità dei materiali, la purezza delle linee, la cura delle lavorazioni.
«Siamo molto innamorati del Giappone», dichiara senza mezzi termini Roberto Gavazzi, amministratore delegato di Boffi|De Padova, che recentemente ha ampliato il catalogo di De Padova con la collezione Time & Style ēdition, una serie di arredi realizzati in collaborazione con Time & Style, marchio giapponese tra i più raffinati e prestigiosi. «Sul fronte manifatturiero il Giappone ha una tradizione insuperabile, di rispetto e passione per i materiali, per le finiture, fino al perfezionismo – continua Gavazzi – . Una sorta di disciplina spirituale che si esprime attraverso il lavoro manuale». Un’operosità quasi religiosa che trova più di una risonanza nella cultura manifatturiera italiana, lombarda e brianzola. I pezzi di Time & Style ēdition spaziano dalle sedie alle poltrone, dai tavoli alle madie, alle lampade, realizzate in Giappone, mentre per gli imbottiti – letti e divani – la produzione è italiana. «Abbiamo alleggerito i caratteri asiatici della collezione, ideata a quattro mani con Ryutaro Yoshida, fondatore di Time & Style – racconta Gavazzi – sono pezzi senza tempo, che si ambientano negli interni contemporanei ed esprimono sapienza nella lavorazione dei materiali, dal legno alla pelle, alla carta».
Ne è un esempio la lampada Bombori, una sfera leggermente schiacciata di quasi 80 cm di diametro realizzata a mano in carta Mino Washi, che in Giappone ha una tradizione millenaria: ricavata da fibre di riso, è in grado di resistere intatta per decenni. L’involucro in carta della lampada, prevista nelle versioni a terra o a sospensione, è supportato da una sottile gabbia sferica in listelli di cedro giapponese naturale: «Bombori genera una luce diffusa, calda e poetica, e il segreto è tutto nella capacità della carta di trasformare la luce in un’aura magnetica, emozionante», conclude Gavazzi.
Gli ebanisti giapponesi avevano conquistato anche l’architetto Gianfranco Frattini, tra i maestri del design italiano, che negli anni Settanta visitò le botteghe di Kyoto insieme al “poeta del legno” Pierluigi Ghianda. Fu durante quel viaggio che Frattini concepì il tavolino Kyoto, basato sull’incastro di doghe di legno, poi entrato nella collezione permanente del Museo del Design alla Triennale di Milano. Kyoto, recentemente rieditato da Poltrona Frau, reinterpreta in chiave italiana lo stile e l’eccellenza manifatturiera nipponici: di forma quadrata o rettangolare, ha come piano un carabottino, una trama ortogonale di sottili doghe in massello di faggio naturale incastrate tra loro a 45 gradi. Le quattro gambe, dalla forma a chiasmo, si innestano nelle fessure della trama e possono essere spostate a piacere. Nella collezione 2021 Poltrona Frau aggiunge la versione di Kyoto in nero, recuperata dal progetto originario di Frattini, con la testa delle gambe dipinta in rosso opaco, spunto cromatico di memoria nipponica.
Anche Jannelli&Volpi, azienda leader nei rivestimenti murali e nelle carte da parati, si è rivolta al Sol Levante per una delle linee più originali della nuova collezione: Igusa, un rivestimento murale realizzato con l’omonimo giunco di origine giapponese tradizionalmente impiegato nella fattura dei tatami. I pannelli di Igusa, intrecciati a telaio con geometrie e disegni naturalistici che richiamano le grafiche giapponesi, sono totalmente naturali e diffondono un profumo di erba appena tagliata. Un aspetto sensoriale piacevole, che si abbina a prestazioni non trascurabili, come la capacità di purificare l’aria, di regolare l’umidità, di resistere alla fiamma e alle macchie, oltre alla flessibilità dell’utilizzo double-face dei pannelli.
All’antica arte giapponese dell’origami si è ispirato Alberto Meda nel creare per Tubes un calorifero trasportabile, estensibile e ripiegabile: Origami è un radiatore elettrico mobile composto da pannelli ondulati, una sorta di elegante paravento riscaldante con cui creare zone riservate. L’intuizione brillante sta nella mobilità dei pannelli, che si possono estendere e richiudere oppure, nella versione a parete, aprire come le ali di una farfalla. Come suggerisce lo stesso progettista, «l’idea nasce dalla voglia di creare un oggetto semplice con una forma comprensibile, fluida. Oggi abbiamo bisogno di circondarci di presenze amiche, elementi dall’immagine chiara ma dal comportamento dinamico».
Design giapponese e manifattura italiana si incontrano nella nuova collezione di divani e poltrone Torii di Minotti, firmata da Nendo. Il designer giapponese Oki Sato, alias Nendo, ha progettato un sistema di sedute aggregabili che rimandano ai portali dei templi shintoisti, i torii, per l’appunto, considerati un varco verso la dimensione spirituale e costruiti con grandi travi in legno abilmente incastrate. Nei divani e nelle poltrone Torii le gambe e il supporto metallico di base richiamano quell’incastro di travi, mentre le morbide sedute, organizzate a strati, sono contenute dagli schienali tondeggianti e trapuntati. Un sistema conformabile dalle linee aeree e pulite, armonico ed accogliente, nato dall’incrocio generativo di due culture straordinarie.
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