Quelle mancate convocazioni alla «Grandi rischi»
di Mariano Maugeri
3' di lettura
«Sergio, ma cosa ti è saltato in mente?». Il Sergio in questione di cognome fa Bertolucci ed è il presidente della Commissione Grandi rischi, fisico delle particelle, scienziato di fama mondiale ed ex direttore del Cern di Ginevra. A tirargli le orecchie sarà Franco Siccardi, coordinatore dal 2001 della sezione rischi meteo-idrologico, idraulico e di frana della Cgr, un’invenzione del mentore della Protezione civile italiana, Giuseppe Zamberletti, a tutt’oggi presidente onorario della Grandi rischi. Un consesso di esperti commissariato nel 2009 da Guido Bertolaso: non si fidava dei professoroni che lo componevano e prima del terremoto dell’Aquila lo fece presiedere dal suo vice, Bernardo de Bernardinis, condannato da un tribunale della Repubblica per le sue dichiarazioni rassicuranti.
Siccardi è un savonese di 74 anni senza peli sulla lingua. Da anni presiede la Fondazione Cima di Savona, un’autorità nel campo della mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico. Del suo corregionale (Bertolucci è nato a La Spezia, anche se ha vissuto molti anni a Ginevra e in giro per il mondo) non ha nessun timore reverenziale. Spiega: «Essere presidenti non significa sapere tutto. Sergio non è stato prudente su un punto, anche se poi ha parzialmente ritrattato. Ma ricordo che nel comunicato ufficiale non c’erano riferimenti al Vajont, una tragedia priva di connessioni con il lago artificiale di Campotosto». Siccardi sa di cosa parla, nel luglio del 1987 fu per sei mesi il massimo esperto al capezzale della frana in Alta Valtellina («uno stress pazzesco, impossibile reggere responsabilità simili per più di qualche anno», confessa), 53 morti e danni per 4mila miliardi di vecchie lire.
Sergio Bertolucci non ha potuto ascoltare le valutazioni di un esperto come Siccardi perché alla riunione del 20 gennaio, due giorni dopo il terremoto di Montereale, a pochi chilometri da Campotosto, e nel pieno della tragedia di Rigopiano, era presente soltanto Domenico Giardini, il sismologo con cattedra a Zurigo che fu per soli cinque mesi a capo dell’Ingv dopo la presidenza trentennale di Enzo Boschi.
Siccardi su questa mancata convocazione non polemizza: «La riunione è stata voluta dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e gli interrogativi erano tutti centrati sull’andamento della sequenza sismica. E poi tra le singole sezioni della Cgr non c’è grande sintonia». Di mezzo c’erano però correlazioni evidenti con due eventi di natura idraulica e franosa: il comportamento non proprio marginale delle tre dighe di Campotosto, Rio Fucino in primis, e poi la questione inedita di una slavina che si stacca dal costone di una montagna a causa di un terremoto e intrappola 40 persone, «cose che succedono solo sull’Himalaya», ammette lo stesso professore.
La Cgr di solito si riunisce una mezza dozzina di volte all’anno, a meno di cataclismi, eruzioni o terremoti, fenomeni piuttosto frequenti sul suolo patrio. Siccardi fa notare un’altra singolarità dell’ultima riunione, risolta in un faccia a faccia tra due esperti italiani con lunghi anni trascorsi in Svizzera: Bertolucci al Cern di Ginevra, Giardini a Zurigo, dove insegna ed è stato direttore del Servizio sismico elvetico. Scandisce il presidente della Fondazione Cima: «Preferiscono reclutarli in altri Paesi per evitare commistioni con le faide accademiche italiane».
Altra stranezza è che al vertice, dopo Franco Barberi, siano stati nominati due fisici delle particelle (il primo fu Luciano Maiani, ex direttore pure lui del Cern dopo Carlo Rubbia e poi capo del Cnr), poca o nessuna dimestichezza con i tre grandi rischi che incombono sul Paese: sismologico, idrogeologico e vulcanico. Forse è per questo che le riunioni d’emergenza sono convocate su chiamata della Protezione civile. Possibile che un presidente di una commissione interdisciplinare denominata Grandi rischi non senta la necessità di allertare tutti gli esperti a sua disposizione dopo il quarto terremoto in sei mesi? E di riunirsi in modo permanente per tirare le somme di tutti gli esperti al lavoro?
Per saperne di più bisognerebbe bussare a Palazzo Chigi, la sede della Presidenza del Consiglio, dalla quale dipendono la Commissione grandi rischi e la Protezione civile. Nomine politiche sulle quali il governo mantiene un controllo assoluto.
La morale? Meglio fisici delle particelle a mezzo servizio con cursus honorum internazionali che sismologi o vulcanologi italiani a tempo pieno. Un modo sicuramente originale di affrontare le catastrofi.
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