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Qui l’industria diventa cultura: ecco i dieci distretti d’eccellenza

La mappa fotografa i cluster dove la produzione delle aziende è diventata determinante per lo sviluppo del territorio: sono 500 le realtà nelle province di Padova, Rovigo, Treviso e Venezia

di Valeria Zanetti

Vintage. Scarpe esposte nel Salone del museo della calzatura Villa Foscarini a Stra

4' di lettura

Erano i primi anni 2000 quando il Veneto iniziava a ragionare sul concetto di distretto produttivo, declinato in seguito sul ruolo della cultura, percepita come fattore di evoluzione economico e sociale, anche perché attigua al turismo, cresciuto in vent’anni in modo esponenziale.

La riflessione ha ripreso interesse nel contesto del progetto Capitale italiana della Cultura d’Impresa, promosso da Confindustria e attribuito l’anno scorso alle province di Padova, Rovigo, Venezia e Treviso, da poco riunite in Confindustria Veneto Est. Una ricerca, commissionata proprio da Confindustria Veneto Est, realizzata tra dicembre e marzo e curata dal Centro aiku (arte impresa cultura) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con i musei civici del territorio, arriva a coniare così l’idea di “distretto culturale evoluto” e a mappare la presenza di questa tipologia di cluster nel territorio delle quattro province. L’obiettivo è di mettere in luce il ruolo delle imprese nella cultura. I passaggi consistono nel fotografare l’esistente e disegnare una traiettoria d’azione per il futuro, suggerendo forme di collaborazione tra mondo produttivo, istituzioni culturali e artisti, capaci di traghettare verso un processo di sviluppo, in cui la cultura, appunto, rappresenti un driver.

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«Lo studio prende le mosse dall'intuizione di Pierluigi Sacco (ordinario di Economia della cultura allo Iulm di Milano, ndr), che definiva i distretti come sistemi locali in cui la cultura si fa elemento di connessione tra imprese e società per attivare apprendimento ed innovazione», spiega Fabrizio Panozzo, docente di politiche e management culturale di Centro aiku di Ca’ Foscari e responsabile scientifico del progetto.

Il risultato è sfociato nella stesura del rapporto e inoltre nella realizzazione di una piattaforma digitale che permette varie elaborazioni e visualizzazioni dei dati e si manifesta come motore di ispirazione per collaborazioni inedite ed articolate tra imprese e cultura. Le tavole interattive, infatti, rappresentano uno strumento utile alle imprese, sottolineando la vicinanza con attività in grado di valorizzare il proprio patrimonio e mostrare le potenzialità di collaborazione con le istituzioni culturali tradizionali del territorio.

In oltre 80 pagine, la ricerca percorre la parabola che dal distretto industriale porta al cosiddetto cluster evoluto. Prosegue mappando più di 500 realtà, divise in due macro-gruppi. Il sistema di classificazione scelto è imperniato sulla differenza tra “beni e attività culturali tradizionali” - che sono in netta maggioranza per numero (473) e comprendono musei, castelli, collezioni, palazzi, ville, teatri, cinema, enti di produzione culturale, festival, siti Unesco - e “patrimonio culturale d’impresa” (117), ovvero archivi, musei e fondazioni d’impresa, collezioni d’impresa, spazi architettonici ed espositivi, sedi storiche, biblioteche d’impresa, factory tour, academy e concorsi, da Tipografia Antigua (Crocetta del Montello) al Museo della Chiave Bianchi 1770 (Scomigo), fino al Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi (Stra), per fare alcuni esempi.

La compresenza geografica tra cultura d'impresa e cultura “tradizionale” identifica come “evoluti” 10 distretti culturali sul territorio. Tre si trovano nella fascia pedemontana del Trevigiano (Conegliano-Vittorio Veneto, Asolo-Montebelluna e Castelfranco-Cittadella), altrettanti nelle zone rurali o a vocazione turistica (Veneto Orientale, Rovigo, Colli Euganei) e quattro nelle aree urbane (Treviso, Padova, Mestre e Venezia). Infine, la ricerca propone la strategia degli interventi artistici in impresa come modalità operativa per mantenere attivi e far evolvere i cluster identificati.

Padova è al primo posto per patrimonio culturale tradizionale, con 118 luoghi della cultura, enti o organizzazioni di diffusione o produzione culturale, mentre conta 16 presidi d’impresa. Il distretto di Conegliano- Vittorio Veneto-Valdobbiadene è invece in testa per patrimonio culturale d’impresa con 18 tra musei, archivi e spazi espositivi. Nel complesso Padova vanta in totale 131 luoghi della cultura, Venezia 85, Mestre 61, Rovigo 53, il Veneto Orientale 52 (le realtà mappate si concentrano soprattutto a Caorle, Portogruaro, Oderzo e San Donà di Piave), Treviso 44, Conegliano- Vittorio Veneto e Valdobbiadene come l’area dei Colli Euganei 39; Cittadella e Castelfranco 27, Asolo e Montebelluna 23.

Analizzando i settori d’origine del patrimonio culturale d’impresa, in testa ci sono agricoltura, food & beverage con 32 luoghi, spazi o manifestazioni, seguono la moda (24), il metalmeccanico (21). L’elenco si arricchisce anche con infrastrutture (10), vetro (6) e legno arredo (5).

Il futuro, secondo i ricercatori di Centro aiku, sta nel creare aree di confronto tra operatori aziendali e produttori culturali. «Le collezioni d’impresa, ad esempio, possono essere considerate tra le prime tipologie di intervento artistico. Diversi imprenditori hanno iniziato a considerare la loro collezione d’arte una possibile risorsa per imparare a vedere e pensare in modo diverso anche nei processi aziendali», segnala la ricerca. In questo modo è possibile veicolare ai collaboratori che idee e progetti non convenzionali sono accolti e stimolati dal vertice aziendale. Altre modalità di contaminazione consistono nell’attivare “residenze artistiche in impresa” o progetti di “teatro d’impresa”, ospitando il lavoro degli artisti negli spazi di produzione.

Gli intermediari coinvolti nell’incubazione di queste connessioni sono musei, curatori indipendenti, associazioni imprenditoriali o, come nel caso del Veneto, centri di ricerca universitari, ad esempio appunto Centro aiku che, anche grazie a fondi europei, hanno attivato progetti su arte e management, dato vita a pratiche artistiche in contesti aziendali e introdotto moduli di formazione artistica all’interno dei propri programmi di formazione.

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