Rabbiosa e inquieta. Così è la danza degli “invisibili”
Biennale Danza e Bolzano Danza convergono nella proposta di spettacoli di denuncia e disagio sociale
di Silvia Poletti
2' di lettura
Sempre di più la situazione politica ed economica globale, le disparità sociali, le rivendicazioni delle minoranze trovano in corpi disciplinati (o anche no) la forza della rappresentazione realistica e la sublimazione dell'universalità. Da Bolzano Danza alla Biennale Danza a Venezia a colpire, ancor più degli spettacoli “canonicamente” realizzati, sono allora le proposte nelle quali la rabbia o l'inquietudine gettano ambigue luci anche sulle condizioni in cui gli artisti vivono. Da Gand, nelle Fiandre, Bolzano Danza ha portato in prima italiana un lavoro a suo modo inquietante del neonato gruppo laGeste, fusione tra kabinet k e i celebri ballets C de la B di Platel.
Palcoscenico nudo, un musicista che emette a tratti aspri riff dalla chitarra elettrica. E poi due uomini e cinque strepitose bambine, dai dieci ai tredici anni. In una sorta di sfrenato rito tribale le ragazzine si impossessano del palco, lo attraversano in giochi di impervio equilibrio, lo riempiono di una gragnuola di pezzi di gesso. Appare un coltello, un paio di forbici. Si fanno giochi di forza, manipolando e facendosi manipolare, ci si lancia nel vuoto tra le braccia dai due uomini, su cui, poi, ci si inerpica. I due adulti vigilano ma anche guidano il gioco, come quando urlanti si muovono in proscenio con le bimbe e lanciano contro il pubblico stracci. La genesi del lavoro, dicono, nasce da improvvisazioni post lockdown: ma in questa fisicità discinta e selvaggia,e nelle bimbe inconsapevole, c'è un sentore rabbioso, che solleva interrogativi a chi guarda.Dall'Australia una voce potente
Fortemente connotata anche per le istanze sociali espresse in molti lavori programmati la Biennale Danza ha trovato in Straight Talk dell'australiano Marrugeku una delle pièce più incisive del cartellone. Il gruppo racconta la “sparizione” dal contesto sociale delle minoranze, spesso risolte con la prigionia. La transgender, l'aborigeno, il rifugiato politico, l'immigrato, insomma gli invisibili si uniscono in danze che miscelano vari idiomi per autodeterminare il proprio diritto a esistere al di là degli abusi e le disparità.
Una danza orgogliosa, che non teme di apparire imperfetta e quindi ancora più vera, racconta della diffidenza per chi è “diverso” mostrando simbolicamente le ingiustizie perpetrate per la paura dell' “outsider”. “This is Australia” rappa a un certo punto uno dei performer: potrebbe esserci il nome di molti altri paesi e la verità di questo lavoro onesto e intenso non verrebbe intaccata di una virgola.Marrugeku Straight Talk /Jurrungu Ngan-ga Berlino Tanz im August 5-7 agostoAmburgo International Summer Festival Kampnagel 17-20 agostoApprofonimentihttps://www.ilsole24ore.com/art/vitalismo-molto-kibbutz-ABeYFWlBtemiBiennale danza Alain Platel Bolzano Danza
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