Raccolto del grano: quantità abbondanti ma qualità da valutare
Il frumento duro a quota 4,15 milioni di tonnellate (+18,5% dai 3,5 dello scorso anno), le proprietà sembrano però al di sotto della media
di Alessio Romeo
3' di lettura
Più grano ma meno buono. Si può sintetizzare così l’andamento della campagna 2023 del frumento tenero, a raccolta ultimata, stando alle indicazioni che arrivano dall’industria molitoria nazionale stretta quest’anno tra i rincari dei costi energetici e della materia prima per la produzione degli sfarinati utilizzati per il confezionamento di pane, pasta, pizza e dolci.
Non è andata meglio per il grano duro, ingrediente base per la semola destinata ai pastifici, con le aspettative di un buon raccolto ampiamente compromesse dal maltempo di giugno e luglio a ridosso della trebbiatura nelle principali aree di produzione. Un colpo alla competitività dell'intera filiera grano-pasta che, come ha ricordato il presidente di Italmopa, l’associazione degli industriali mugnai, Andrea Valente, al tavolo di settore al ministero dell’Agricoltura «non può in alcun modo prescindere dal superamento delle criticità della produzione nazionale», strutturalmente deficitaria rispetto alle esigenze dell’industria di trasformazione, al 65% e al 35% circa per il frumento tenero e duro.
Anche per questo Valente ha sottolineato «il ruolo insostituibile dell’industria molitoria nel selezionare, miscelare e trasformare le migliori varietà di frumento e la rilevanza delle importazioni in un Paese, come l’Italia, strutturalmente deficitario in materia prima ed esportatore di prodotti trasformati. Importazioni di frumento che, da sempre – ha ribadito – sono complementari e non alternative alla produzione nazionale».
Il raccolto di grano duro (che a livello globale con 33 milioni di tonnellate rappresenta un nicchia rispetto alle 800 milioni di tonnellate del grano tenero) dovrebbe raggiungere quest’anno quota 4,15 milioni di tonnellate su scala nazionale (+18,5% dai 3,5 dello scorso anno) ma con “significative criticità” sotto il profilo qualitativo.
La crisi climatica sperimentata nei due mesi a ridosso della raccolta «ha profondamente mutato una prospettiva che risultava, sino alla fine di aprile, particolarmente favorevole per la quantità e qualità del raccolto – spiega Enzo Martinelli, presidente della sezione Molini a frumento duro di Italmopa –. I volumi produttivi appaiono certamente ridimensionati rispetto alle aspettative iniziali».
Ma a preoccupare è soprattutto la qualità del nuovo raccolto, con «tutti i principali parametri, dal tenore proteico al peso ettolitrico, chiaramente insoddisfacenti. Una situazione – aggiunge Martinelli – che non potrà non influire sulle strategie di approvvigionamento dell’industria molitoria italiana, con necessità di un maggior ricorso ad onerose importazioni, che da sempre trasforma le migliori varietà di frumento, a prescindere dalla loro origine, per produrre semole rispondenti alle esigenze dei pastai italiani e dei consumatori».
Nei primi cinque mesi dell’anno l’import è quasi raddoppiato a oltre 1,1 milioni di tonnellate, secondo il rapporto dall’Anacer, l’associazione dei trader, sulla base dei dati provvisori dell’Istat.
Per il frumento tenero è atteso un recupero dai minimi storici dello scorso anno con una produzione che potrebbe nuovamente superare 3 milioni di tonnellate, rispetto però ad un fabbisogno interno di oltre 6,5 milioni. Non solo, i danni alla qualità del raccolto potrebbero dirottare parte della produzione a uso mangimistico.
«Una parte significativa della produzione normalmente destinata all'alimentazione umana – indica Valente – potrebbe essere declassata ad uso zootecnico. Le importazioni, che già storicamente costituiscono il 65% dei volumi trasformati dai molini italiani e che provengono essenzialmente da Paesi comunitari, saranno più che in passato indispensabili per garantire la disponibilità di farine».
Inoltre, aggiunge Alexander Rieper, presidente della sezione Molini a frumento tenero di Italmopa «la situazione geopolitica internazionale sta determinando un marcato nervosismo dei mercati, con forti oscillazioni delle quotazioni che potrebbero rendere particolarmente complessa una corretta programmazione degli acquisti».
Mentre si attende un difficile ma ancora possibile rinnovo dell'intesa sul Mar Nero per l’export di cereali ucraini (il presidente turco Erdogan è a Sochi pe incontrare Putin e la Russia nel frattempo ha consolidato il suo ruolo di primo esportatore mondiale di frumento, complice la svalutazione del rublo) il 15 settembre scadrà l'autorizzazione eccezionale accordata a Polonia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia per la sospensione dell'import dall'Ucraina di grano, mais, colza e semi di girasole. I cinque Stati membri hanno già chiesto a Bruxelles una proroga della scadenza, in quanto la situazione dei mercati interni resta critica. Francia e Germania hanno dichiarato la richiesta irricevibile, ma il governo polacco ha subito replicato che, in caso di mancata proroga, procederà in modo unilaterale per la tutela degli agricoltori anche in violazione delle regole sul mercato unico. Insomma, non sarà facile trovare una soluzione, tenendo anche conto dell'impatto determinato dal mancato rinnovo dell'accordo sul grano dal Mar Nero che ha consentito, fino a metà luglio, l'esportazione via mare di oltre 33 milioni di tonnellate di prodotti agroalimentari ucraini.
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