Rai, piano industriale in cda il 16 novembre (fra meno risorse e taglio del canone)
Il 16 novembre. Data da cerchiare in rosso, questa, per una Rai che faticosamente è alla ricerca di una sferzata per tirarsi su. Nella riunione del Cda è previsto l’inizio della discussione sul piano industriale
di Andrea Biondi
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Il 16 novembre. Data da cerchiare in rosso, questa, per una Rai che faticosamente è alla ricerca di una sferzata per tirarsi su, puntando da una parte a disegnare il suo futuro e dall’altro a lasciarsi alle spalle polemiche su ascolti, trasmissioni che non vanno, talent che hanno abbandonato la barca per andare (a fare successo) altrove.
Nella riunione del consiglio d’amministrazione del 16 novembre è previsto l’inizio della discussione sul piano industriale che, con ogni probabilità, entro gennaio dovrà poi vedere la luce. Inizio certo e fine per nulla scontata, va detto. La variabile – ad ora incontrollabile, ma comunque decisiva – sta nelle risorse di cui si troverà a disporre la Tv pubblica. Per le quali si sta per arrivare a un’ulteriore decurtazione.
Va detto che il tira e molla su questo versante non è una novità. La sforbiciata del canone da 90 a 70 euro venendo incontro ai desiderata leghisti fa paura a Viale Mazzini. È vero che per far fronte all’ammanco è riconosciuto alla società un contributo di 430 milioni per il 2024, come specificato nel testo della legge di Bilancio. Ma è altrettanto vero che al taglio strutturale di 20 euro all’anno per famiglia, fa da contraltare un ammanco che rischia di pesare in maniera decisiva. A ogni modo, ha puntualizzato Palazzo Chigi subito dopo il varo del testo, «la dotazione complessiva subisce «una lieve modifica in linea con i tagli previsti per i ministeri (da 440 a 420 milioni)».
Da luglio 2016 che il canone di abbonamento alla televisione per uso privato viene rateizzato nella bolletta elettrica. Paga il canone ciascun cliente intestatario di un’utenza di energia elettrica nell’abitazione di residenza. Le risorse da canone, in base al consuntivo 2022 e nell’assestamento 2023, ammontano complessivamente a circa 1,85 miliardi. Sono destinate pressoché integralmente alla Rai, ad eccezione di una quota di 110 milioni annui, il cosiddetto extragettito, assegnata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.
Accanto a queste, la Rai può contare sui ricavi da pubblicità. Punto delicato. La Rai è tenuta per legge a osservare limiti di affollamento. L’allentamento di questi limiti – per far guadagnare maggiori introiti dalla raccolta alla Tv pubblica – va a scontrarsi con gli interessi di Mediaset
Tornando al canone, «se dei 70 euro a noi ne arrivano solo 58, perché gli altri 12 vanno ad altri soggetti, questo significa per noi non avere risorse sufficienti a fare gli investimenti necessari a ridurre i costi. Insomma significherebbe non avere le risorse per fare un piano industriale di sviluppo invece che di ristrutturazione. Questo sarebbe un danno per la società e per i suoi dipendenti», ha dichiarato l’ad Rai, Roberto Sergio, davanti alla Commissione di Vigilanza Rai. «Fa bene l’ad a denunciare che la Rai non ha le risorse sufficienti. Ora però serve essere conseguenti: è indispensabile fare ogni atto possibile a tutela del patrimonio aziendale», aggiunge l’Usigrai. Quel che alla tv pubblica serve sono comunque «risorse certe e stabili nel tempo e non influenzate dalle dinamiche politiche sono per il servizio pubblico garanzia di indipendenza e tutela del pluralismo», sottolinea il presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella.
Il taglio del canone fa comunque paura. Anche l’Anica ha rilanciato l’allarme sul possibile taglio degli investimenti che potrebbe andare a ripercuotersi sul mondo dell’audiovisivo. Ma internamente alla Rai c’è un altro punto che non è sfuggito. Il bilancio semestrale da poco pubblicato recita: «La posizione finanziaria media (escluse le passività per leasing operativi e le attività/passività per derivati) è negativa per 306 milioni di Euro, in peggioramento rispetto al primo semestre 2022 (-228 milioni di Euro) principalmente a causa del maggior indebitamento di inizio anno, recuperato e migliorato nel mese di giugno».
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