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Rallentano i ricavi dell’industria, giù gli energivori

A gennaio -1,1% e +8,6% annuo, il dato più basso da quasi due anni. In calo le vendite di chimica e metallurgia

di Luca Orlando

2' di lettura

Prezzi alla produzione meno “tirati”, ricavi delle aziende meno tonici.

I dati Istat di gennaio sul fatturato industriale evidenziano nel confronto annuo la prima discesa al di sotto del 10% di crescita per la prima volta dopo 22 mesi consecutivi di progressi a doppia cifra. A determinare la frenata parziale è certamente il confronto matematico (gennaio 2022 era già stato in progresso di 17 punti rispetto al corrispondente periodo 2021) ma a raffreddare il clima contribuisce anche una prima limatura dei listini (-7,5% a gennaio i prezzi alla produzione), risultato a sua volta della discesa dei prezzi dell’energia.

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Istat stima così che a gennaio il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, diminuisca dell'1,1%, in termini congiunturali, registrando una dinamica negativa su entrambi i mercati (-0,3% su quello interno e -2,6% su quello estero).

Nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023 l'indice complessivo resta invariato rispetto al trimestre precedente (-0,1% sul mercato interno e +0,1% su quello estero).

Corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce in termini tendenziali dell'8,6%, con incrementi del 9,1% sul mercato interno e del 7,7% su quello estero: si tratta del dato meno brillante da febbraio 2021.

A frenare le medie sono i prodotti intermedi, dove si concentrano alcuni settori energivori, ancora penalizzati da prezzi di gas ed energia elettrica che pur ridimensionati sono ancora ben oltre le medie storiche.

Così, a gennaio frenano ad esempio chimica (-7%) e metallurgia (-2,2%) mentre carta e legno sono quasi al palo. Altrove le crescite restano invece rilevanti, in più di un caso ampiamente a doppia cifra, come capita per alimentari, tessile-abbigliamento, elettronica, farmaceutica, macchinari e mezzi di trasporto.

Che il clima non sia però euforico è evidente scomponendo il dato Istat tra valori e volumi: se i primi crescono di nove punti, depurando l’effetto dei prezzi si ha una crescita quantitativa di appena lo 0,5% su base annua, un calo di oltre due punti nel confronto con dicembre.


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