competitivitÀ

Rating con la lode per le Pmi di Vicenza: 8 su 10 bancabili

di Barbara Ganz

(Agf)

3' di lettura

Il risultato ha lasciato sorpresi gli stessi ricercatori che hanno condotto lo studio ed esaminato i dati. Nelle scorse settimane Confindustria Vicenza ha fatto analizzare da una società specializzata esterna con sede a Londra i bilanci di mille piccole e medie imprese della provincia, uno degli epicentri – con Montebelluna – della crisi delle banche venete. Un campione significativo, quello preso in esame, che vede anche la presenza di realtà con 5/600 dipendenti.

Il 79,8 per cento delle Pmi è risultato “bancabile”, cioè presenta un rating che indicano una qualità del credito che va da “solida” a “eccellente”, nonostante la recente crisi bancaria e una maggioranza di aziende che avevano rapporti con entrambe le banche. Questo risultato significa la possibilità di avere un buon accesso al credito e di risultare interessanti verso potenziali investitori (tipicamente le banche) spuntando anche buone condizioni.

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«Specialmente negli ultimi anni – spiega Mirko Bragagnolo, delegato di Confindustria Vicenza per credito e finanza -,la vita delle imprese è stata molto influenzata dagli accadimenti del mondo della finanza. Nostro malgrado abbiamo anche conosciuto la crisi di due importanti banche venete e l’impatto che questo ha avuto sul territorio e sul mercato del credito. Ora questa analisi – continua Bragagnolo – ci permette di poter approcciare il mercato finanziario, intendendo le banche ma anche gli investitori e i gestori dei Pir, facendo leva su una forza comprovata dai numeri, e soprattutto sulle proprie garanzie e potenzialità».

I dati mostrano che solamente il 2,2% rientra nella classe molto critica e il 4,2% in classe bassa. «La fotografia restituita da questa analisi – spiega Alberto Nardi, responsabile Credito e Finanza di Confindustria Vicenza - è chiara: il modello della media azienda vicentina e veneta, che fa ricerca e innovazione ed è molto internazionalizzata, risulta vincente. Infatti il 56,1% delle aziende ricade nella classe di merito A (A++, A+ e A). Il 79,8% rientra tra le bancabili (che comprende anche la classe B). Osserviamo inoltre una certa omogeneità: non ci sono particolari scostamenti di dati tra settore e settore e nemmeno una correlazione particolarmente stretta tra dimensione aziendale e rating».

Ancora prima della crisi bancaria – ma con ricorrenti fasi di credit crunch – la territoriale di Vicenza ha messo a punto lo strumento chiamato Credit Passport, un report che misura la probabilità di insolvenza dell’azienda e illustra in maniera chiara e trasparente gli elementi che la determinano. Il servizio – sul quale si è basata l’ultima elaborazione dei dati - utilizza una tecnologia d’avanguardia di analisi di Credit Data Research (CDR), società londinese che utilizza anche algoritmi Moody’s Analytics. In sostanza il risultato è dato dalla combinazione di due componenti fondamentali per l’analisi del merito creditizio: la componente finanziaria e la centrale rischi. L’indagine offerta alle imprese da Confindustria Vicenza si basa solo sulla componente finanziaria, ovvero sull’analisi dei dati di bilancio depositati in Camera di Commercio e quindi pubblici (contrariamente alla centrale rischi). «Siamo consci del ruolo sempre più cruciale del rating nel rapporto con le banche, ma anche con clienti e fornitori di filiera, soprattutto esteri – sottolinea Bragagnolo - Oggi sono 1.080 le aziende associate con il Credit Passport. Un lavoro imponente, che ci ha restituito i dati dell’indagine che fotografa in modo positivo il nostro tessuto manifatturiero».

Un tessuto che in molti casi ha saputo proteggersi: «La crisi delle banche non ci ha sfiorato - spiega Bruno Pagani, presidente di Plastotex, specializzata in tessuti tecnici per lo sport - La nostra ricetta: finanziare personalmente l’azienda. Così abbiamo svoltato a partire dal 1999: dalla moda generalista a quella tecnica, oggi vestiamo le nazionali di sci e altre discipline. Esportiamo il 90%. Curiosamente un finanziamento che ci è stato offerto lo accettiamo adesso: ci serve ad aprire una nuova sede per differenziare le produzioni». Anche Ecor International Spa di Schio non ha subito particolari contraccolpi: «Già negli scorsi anni l’azienda aveva ridotto l’esposizione e l’operatività con Veneto Banca, mentre con la Popolare di Vicenza il rapporto riguardava, prevalentemente, un cliente modo solido e puntuale nei pagamenti, oltre che dei finanziamenti a medio termine. Di conseguenza, la società, lavorando anche con il gruppo Intesa, aveva fatto in modo, di propria iniziativa, di limitare gli utilizzi con le banche due venete, in modo tale da non subire contraccolpi - a livello di affidamenti - nel momento in cui le stesse fossero confluite in Banca Intesa. A prescindere da questo sopra, la società è sempre stata molto attenta ad un corretto rapporto con gli istituti di credito, cercando affidamenti in modo equilibrato e diversificando tra istituti operanti a livello nazionale e banche a maggiore caratterizzazione territoriale».

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