L’AGENDA DEL NEOMINISTRO

Rating, debito e manovra: 6 settimane di fuoco per Gualtieri

Al ministero dell'Economia non esistono tempi morti. E i primi dossier cominceranno a premere sulla scrivania di Roberto Gualtieri, nuovo titolare dei conti italiani, già all'indomani del giuramento

di Gianni Trovati

La giostra del Conte bis, chi entra e chi esce dal governo

3' di lettura

Al ministero dell'Economia non esistono tempi morti. E i primi dossier cominceranno a premere sulla scrivania di Roberto Gualtieri, nuovo titolare dei conti italiani, già all'indomani del giuramento. Venerdì sera arriverà il nuovo rating di Moody's, che a marzo aveva confermato il giudizio Baa3 accanto ai titoli di Stato italiani. Lo snodo è delicato, perché si tratta dell'ultimo scalino nell'area dei titoli considerati sicuri, e un downgrade spingerebbe i Btp nel mondo del «non investment grade».

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Lo snodo è cruciale, perché lì si chiuderebbero i portafogli di molti investitori istituzionali. L'outlook però è stabile, e basato su una valutazione che mantiene una certa stabilità a meno di fatti nuovi. E i fatti nuovi, nell'orizzonte dei titoli italiani, al momento sono positivi, con la lunga discesa dei rendimenti che ieri ha spinto lo spread con i Bund tedeschi sotto quota 150 punti.

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Le prime mosse e il debito
Per ora i mercati hanno premiato soprattutto l'uscita dalla maggioranza dell'euroscetticismo leghista, con il rischio percepito di ridenominazione del debito che ha gonfiato i rendimenti lungo tutti i 14 mesi gialloverdi. Ora, però, attendono le mosse del nuovo governo. E la prima dovrà arrivare in fretta. Entro il 27 settembre bisognerà rivedere il quadro di finanza pubblica con la Nota di aggiornamento al Def, che disegnerà l'orizzonte di riferimento della prossima, cruciale manovra giallo-rossa. E non è un passaggio semplice.

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L’eredità di Tria
Il Def di aprile, soprattutto per impulso dell'ex ministro Giovanni Tria, ha preso atto tra qualche mugugno della maggioranza che la crescita italiana di quest'anno è vicina allo zero sia nel tendenziale (0,1%) sia nel programmatico (0,2%), e che il governo non avrebbe potuto puntare più in alto. Ma i numeri si fanno più complicati sul debito, che nelle tabelle di aprile considerano ancora il maxi-piano di privatizzazioni da 18 miliardi concordato a dicembre con Bruxelles ma mai partito. La Nadef difficilmente potrà evitare di prenderne atto, indicando di conseguenza un debito in ulteriore risalita rispetto al 132,6% del Pil (contro il 132,2% del 2018 e il 131,4% del 2017) calcolato pochi mesi fa.

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Il programma di ottobre
E proprio il debito rappresenta la variabile cruciale, agli occhi dei mercati prima ancora che a quelli di Bruxelles. Perché con la Commissione si potranno trattare come ogni anno nuovi margini di flessibilità; il governo ha intenzione di farlo, come annunciano le scarne linee programmatiche scritte in questi giorni, e la Commissione sembra ben disposta, come indicano le parole di miele arrivate dalla Ue. Ma non si potrà esagerare, perché la flessibilità significa deficit, che si può scomputare dai calcoli del Patto ma non dal totale del debito. Per questa ragione il nuovo governo dovrà mettere mano a un nuovo programma per contrastare la crescita del debito. E dovrà farlo in fretta perché la Commissione aspetta il Programma di bilancio italiano entro il 15 ottobre. Lì, oltre agli obiettivi di finanza pubblica, bisognerà indicare i contenuti dei principali interventi della manovra, che dovrà essere definita perché lo stesso giorno il testo della legge di bilancio è atteso in consiglio dei ministri. Sei settimane di fuoco, che faranno in fretta a misurare il peso effettivo del cambio di rotta prodotto dall'inedita crisi d'agosto.

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