ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùA 30 anni dalla morte

Raul Gardini, il «corsaro» della finanza che amava sempre sorprendere

A trent'anni dalla morte, avvenuta a Milano il 23 luglio 1993, ci sono ancora molti dubbi sul suicidio dell’imprenditore

di Giancarlo Mazzuca

3' di lettura

Raul Gardini è stato un personaggio controcorrente. Forse anche più di Indro Montanelli, il grande testimone del Novecento, da tutti considerato come il campione di coloro che amavano essere fuori dalle righe. A trent'anni dalla morte, avvenuta a Milano il 23 luglio 1993, ci sono ancora molti dubbi su quel colpo di pistola che il “Corsaro” – come venne soprannominato per le sue scorribande in Borsa e le scalate a Montedison ed Enimont - si sparò alla testa.
E continuano ad esserci ancora tante polemiche sulla sua figura come conferma la lettera pubblica di Alessandra Ferruzzi, la figlia di Serafino, fondatore dell'impero e suocero di Raul. La scomparsa dell'imprenditore romagnolo - che avvenne solo tre giorni dopo la tragica fine in carcere del presidente dell'Eni Gabriele Cagliari - ha lasciato molti punti interrogativi e, ancora oggi, c'è chi nutre qualche dubbio sul fatto che sia stato proprio lui a premere il grilletto fatale.
Un fatto è certo: era stato proprio Raul a provocare il grande terremoto nell'“establishment” finanziario di allora. Da grande velista quale era, era abituato a scegliere le rotte più strane per il suo “Moro di Venezia” ma anche per la sua vita perché amava sorprendere tutti.

A cena con Raul Gardini

Capii perfettamente che fosse un personaggio unico nel panorama economico italiano quando andai ad intervistarlo a casa sua, a Ravenna. In quell'occasione, mi resi conto che il ”Corsaro” navigava a vista e che voleva dimostrare a tutti i costi di essere, spesso e volentieri, fuori dalle regole comuni. Dopo un botta e risposta molto serrato, Raul mi invitò a cena in un ristorante di pesce a Marina di Ravenna.
Andammo là in tre: Carlo Sama, il suo braccio destro e marito di Alessandra Ferruzzi, che era al volante dell'auto, Gardini, che gli sedeva accanto, e il sottoscritto che stava dietro. A tavola, Raul parlò come un fiume in piena per tre ore passando dall'etanolo alla benzina verde, dal futuro della soia ad altro ancora. Aveva in testa progetti molto avveniristici che mi colpirono profondamente: quella sera capii che il mio interlocutore, almeno nei suoi progetti, aveva una marcia in più.

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Il colpo di scena

Ma poi ci fu il colpo di scena finale: quando, verso mezzanotte, finalmente ci alzammo per tornarcene a casa, il “Corsaro” si esibì in un “fuori programma” molto “fuori”, a dimostrazione del fatto che lui era capace di navigare controcorrente a 360 gradi: era una persona carismatica con luci ed ombre che si mescolavano in un “cocktail” forse unico.

Dopo aver salutato il proprietario del ristorante con una pacca sulle spalle, Gardini passò davanti alla porta della “toilette”, tirò diritto ed uscì dal ristorante. Attraversò la strada e, vicino alla sua auto in sosta, si mise improvvisamente a fare la pipì dicendo, in romagnolo: “Adess mi fegh una bella piséda!”. E fece così una specie di “show” davanti agli occhi dei presenti ovviamente molto imbarazzati.

Raul Gardini 30 anni dalla morte dell’imprenditore «corsaro»

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Questo era il suo modo di fare, a conferma del fatto che a lui piaceva essere sempre fuori dai normali “clichés”. Da vero personaggio controcorrente, riusciva a coniugare i suoi voli pindarici con certi comportamenti terra-terra. Dopo quella cena, tornai a casa con le idee un po' confuse su chi fosse veramente Raul. Ecco, a 30 anni di distanza dalla sua scomparsa, non ho ancora sciolto del tutto quel dubbio: la vita e la morte di Gardini continuano a sollevare qualche domanda. Per tanti versi è stato proprio un “Corsaro”.

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