Recovery, Castelli: «Servono riforme innovative»
Per il 92% dei manager e addetti ai lavori, il Pnrr è un'occasione unica per modernizzare e rilanciare l’Italia
di N.Co.
I punti chiave
- Castelli: «Servono riforme innovative»
- Mariotti, web tax è tema internazionale, no a fughe in avanti
- Recovery, Boccardelli: «Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita»
- Pnrr, Salini: «Occasione irripetibile per volto nuovo a Italia»
- Opere pubbliche per 13,4 miliardi da appaltare entro il 2023
- Fisco, Ruffini: «Serve un sistema stabile e di prospettiva»
5' di lettura
Per il 92% dei manager e addetti ai lavori, il Pnrr è un'occasione unica per modernizzare e rilanciare l’Italia. Il 68% dei manager ha fiducia in come il governo gestirà l’attuazione del piano. dati che emergono da due indagini effettuate da Ey in collaborazione con Swg, diffusi in occasione dell’evento “Riforma Italia”, nella sede della Luiss Business School di Villa Blanc a Roma. Al primo posto per importanza attribuita dai manager alle diverse riforme previste dal Pnrr «c’è la realizzazione di grandi infrastrutture tecnologiche, a seguire la riforma fiscale e la realizzazione di grandi infrastrutture fisiche. La riforma della giustizia civile e la riforma della pubblica amministrazione si attestano in quarta e quinta posizione». Ridurre il costo del lavoro, con il cuneo fiscale, affiancando anche una riforma fiscale, è la priorità per il 63% dei manager. Segue, per il 56%, la necessità di favorire la crescita dell’occupazione, incentivando in particolare la presenza di donne e giovani.
Tra i cittadini solo l'11% del campione intervistato si ritiene ben informato, mentre il 44% si considera ancora poco o per niente informato. Sugli effetti finali generati dal Pnrr gli italiani appaiono particolarmente cauti, con la maggioranza degli intervistati che non prevede cambiamenti significativi in nessuna delle aree indicate. Il 42% ritiene che non si riuscirà a utilizzare nemmeno la metà delle risorse a disposizione e che l'instabilità politica e l'inefficienza amministrativa saranno tra i principali ostacoli da affrontare per poter realizzare gli obiettivi prefissati.
Castelli: «Servono riforme innovative»
«Questo è un momento nel quale non solo bisogna fare delle riforme, ma serve fare delle riforme innovative. Non si possono fare riforme vecchie, che ragionano con meccanismi che abbiamo già sentito. Facciamolo guardando al futuro, non a quello che andrebbe fatto oggi perché non si è mai fatto», ha detto la viceministra all’Economia Laura Castelli. «Questo periodo complicato - ha spiegato - ha fatto emergere quelli che erano i deficit strutturali del nostro Paese. Su tanti temi. Ci sono altri Paesi che hanno impiegato 10-15 anni a costruire le loro politiche attive del lavoro. Noi continuiamo da troppi anni a dirlo, oggi ci scandalizziamo di alcune cose, ma è dal 1945 che esiste la cassa integrazione, e nessuno si è mai sconvolto che questo sistema non abbia mai incluso politiche attive di un certo tipo».
Mariotti, web tax è tema internazionale, no a fughe in avanti
La web tax «è un tema che ha portata di natura internazionale e fughe in avanti rischiano di penalizzare le imprese italiane in una competitività che è mondiale, sono gli ambiti che più dovrebbero condizionare una riforma fiscale, la portata internazionale e digitale del fare business che sta modificando tutte le attività d’impresa. Oggi la web tax non è più appannaggio dei grandi gruppi, è un tema che riguarda tante imprese, c’è stato un abbattimento dei consumi territoriali, le scelte vanno operate a livello globale altrimenti ci facciamo del male da soli, a livello nazionale se ne deve certamente tener conto nell’evoluzione di un Fisco al passo coi tempi», ha detto Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria, intervenendo all’evento di EY e Luiss Business School con il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini che ha ricordato: «Se ne è discusso a giugno nel G7 e si sta affrontando in altri consessi, ragionare su come sottoporre a tassazione questa nuova economia è alla base, stanno ragionando su un tavolo comune».
Recovery, Boccardelli: «Attuare riforme per superare ostacoli e consolidare crescita»
«In Italia esistono degli ostacoli esogeni al sistema impresa dovuti, soprattutto, a un quadro normativo instabile, una giustizia lenta, un sistema fiscale complesso, una burocrazia farraginosa. L'attuazione di un piano di riforme che stimoli la produttività nel medio e lungo termine, aumenti la competitività del tessuto produttivo e agevoli soprattutto gli investimenti, risulta urgente e prioritaria per consolidare la crescita e renderla strutturale», ha detto Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School, in apertura dei lavori dell’evento ’Riforma Italia’ organizzato in collaborazione con EY. «Nell'ottica, poi, di un rafforzamento dell'efficacia delle riforme - ha proseguito - sarebbe auspicabile integrare quanto previsto con una serie di misure a supporto del sistema produttivo che incentivino l'attrazione degli investimenti nel nostro Paese». Per la managing partner dell’area tax&law di EY in Italia Stefania Radoccia «gli impatti del Pnrr sono stati valutati in termini di Pil fino al +3,6% nel 2026, ma serve convogliare le migliori risorse per rendere il Paese più attrattivo e competitivo a livello internazionale, ricreando un clima generale di fiducia». L’attuazione del Pnrr «è la miglior garanzia di investimenti esteri futuri, ma tutto questo parte dalle riforme e dalla interoperabilità di tutte le misure previste». L'Italia, ha sottolineato radoccia, «ha una grande occasione per cambiare passo».
Pnrr, Salini: «Occasione irripetibile per volto nuovo a Italia»
«L'Italia ha una grande occasione per cambiare passo. Tanto è stato fatto con le risorse del Pnrr e con la volontà politica di rendere concreti i progetti di investimento infrastrutturale in tutto il Paese. Ma per realizzare rapidamente le opere nei tempi previsti serve risolvere i problemi strutturali del settore delle costruzioni e mettere il Sistema Italia nel suo complesso, con istituzioni, imprese, banche, in grado di realizzare le infrastrutture, generando PIL e occupazione. È necessario intervenire sul sistema delle garanzie, sulla possibilità di effettuare nei contratti le revisioni dei prezzi, sull‘anticipazione contrattuale, per mettere le imprese in condizioni di operare in maniera competitiva e nel rispetto delle regole di mercato», ha detto Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, che ha messo a confronto rappresentanti del mondo istituzionale, economico, industriale e imprenditoriale, per una attenta riflessione sull'impatto delle riforme previste dal Pnnr sul sistema economico e sociale dell'Italia.
Opere pubbliche per 13,4 miliardi da appaltare entro il 2023
Salini ha ricordato che nel Pnnr le opere pubbliche nuove «sono 13,4 miliardi da appaltare entro il 2023, e vanno finite entro il 2026. Si inserisce ad esempio il problema delle garanzie e della qualità del tessuto industriale del Paese, prima del Covid la crisi c’era. Eravamo il fanalino di coda dell’Europa, non è che ora possiamo essere ritenuti il traino dell’Europa, l’economia italiana non ha risolto nessuno dei suoi problemi strutturali, non abbiamo la formazione delle persone, abbiamo il problema giustizia, non lo abbiamo ancora risolto con la riforma Cartabia». Dobbiamo «dirci la verità, il tessuto industriale delle costruzioni è distrutto, non ha competenze e soldi per andare avanti».Per Salini «serve grande sforzo fra imprese e governo. La Pa deve dotarsi di nuovi strumenti, formare persone sul mercato. Con 250 giovani laureati all’istituto dei lavori pubblici, non è la soluzione del presente, magari lo è del futuro.Servono 21 miliardi di garanzie per il settore delle costruzioni. Che si fa? Per non essere velleitari».
Fisco, Ruffini: «Serve un sistema stabile e di prospettiva»
«Il Fisco ci accompagna tutta la vita, cerchiamo di fare in modo che sia un compagno non particolarmente sgradevole, non pretendo che sia gradevole, gli ultimi interventi di modifica non avevano la caratura di grandi riforme fiscali, l’ultima risale al 1972: la mia speranza è che sia questa l’occasione di fare una cosa più simile e vicina a quella», ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, stigmatizzando «sistemi perfetti sulla carta ma impraticabili» e sollecitando a «essere intrepidi nella progettazione della ricetta e metterci un po’ di prospettiva, anche per l’Amministrazione fiscale, noi abbiamo bisogno del rispetto del costo d’impianto e della stabilità dell’assetto normativo, serve un sistema stabile e di prospettiva che risolva una volta per tutte una serie di problemi che ormai conosciamo bene».
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