Recovery fund, perché l’Olanda non si fida dell’Italia su pensioni e quota100
Le misure italiane sono decisamente più generose di quelle dei cittadini dei Paesi Bassi. Che fanno pesare il loro parere per i versamenti a fondo perduto a Paesi come il nostro nell’ambito del Recovery Fund
di Vincenzo Galasso
3' di lettura
Poche cose provocano più fastidio che essere redarguiti per qualcosa di cui si sa di essere colpevoli. La reprimenda del primo ministro olandese Rutte su “Quota 100” appartiene a questo genere di fastidi. L'Olanda è il paese “frugale” che maggiormente si oppone alla concessione di risorse a fondo perduto all'Italia (ma anche a Spagna e Portogallo) attraverso il Recovery Fund. Il riferimento di Rutte a Quota 100 è un messaggio facile da decodificare: perché dovremmo dare risorse a fondo perduto a paesi che si concedono lussi che noi non ci concediamo?
L’età del pensionamento....
Probabilmente il ministro olandese, dati OCSE alla mano, avrà notato che nel 2018, quindi prima dell'introduzione di Quota 100, in Italia l'età effettiva di pensionamento per gli uomini era di 63 anni e 3 mesi contro 65 anni e 2 mesi in Olanda. Sempre dai dati OECD avrà appreso che l'aspettativa di vita è di 18 anni e 8 mesi per un sessantacinquenne olandese, ma di 19 anni e 7 mesi per un sessantacinquenne italiano. A conti fatti, quindi, gli uomini italiani beneficiano in media di quasi tre anni di pensionamento in più degli olandesi. Inoltre, anche la generosità delle pensioni italiane è superiore a quelle olandesi.
... e il tasso di sostituzione
Sempre secondo i dati OCSE, il tasso di sostituzione al netto delle imposte, che misura il rapporto tra la pensione netta e il reddito da lavoro netto, è pari al 91,8% per un lavoratore italiano con reddito medio e all'80,2% per un lavoratore olandese con reddito medio. Non sorprende quindi che, sempre secondo i dati OCSE, l'Italia spenda il 16,2% del PIL in pensioni, contro il 5,4% dell'Olanda, che si affida in maniera importante a un sistema di fondi pensione privati. Con questi dati alla mano, vista da L'Aia, l'introduzione di Quota 100 deve essere sembrata quanto meno singolare. Uno stupore che diventa irritazione quando si tratta di finanziare il Recovery Fund.
Il percorso compiuto
L'obiezione spesso utilizzata è che l'Italia ha fatto tanto in questi anni per aumentare l'età di pensionamento – a cominciare ovviamente dalla riforma Fornero. A metà degli anni 90, l'età effettiva di pensionamento in Italia era di 59 anni e un mese (per gli uomini) – ovvero ben quattro anni e due mesi meno che nel 2018. Ma anche l'Olanda ha fatto i suoi sforzi. A metà degli anni 90, l'età effettiva di pensionamento era di 60 anni e sei mesi – ovvero quattro anni e sette mesi meno che nel 2018. Il pre-pensionamento – reintrodotto con Quota 100, dopo anni di politiche economiche che provavano a dare flessibilità in uscita senza pesare sul bilancio dello stato – non è un'esclusiva italiana.
Confronto Italia-Olanda
Certo, già nel 1965 l'Italia introduceva la pensione di anzianità per avesse 35 anni di contributi indipendentemente dall'età e nel 1977 consentiva il pensionamento ai lavoratori cinquantacinquenni che risultassero disoccupati a causa di crisi o ristrutturazioni aziendali. Ma anche l'Olanda fece un gran uso dei pre-pensionamenti negli anni 60 e 70 per facilitare le riconversioni industriali: nel 1967 la pensione di disabilità fu concessa a lavoratori sessantenni disoccupati da almeno un anno con disabilità superiori al 15%; nel 1977 ebbero accesso alla pensione i lavoratori sessantaduenni con almeno due anni e mezzo di disoccupazione.
La narrativa usata in quel periodo era quella della staffetta generazionale: i padri in pensione per lasciare il posto ai figli. Da allora i paesi europei, soprattutto del nord, sembrano aver imparato che i prepensionamenti non aiutano né i giovani né i conti pubblici. Diversa la narrativa in Italia. Quota 100 rimarrà (almeno) fino alla sua scadenza naturale, malgrado i dati Banca d'Italia di inizio anno mostrino che non ha aiutato l'occupazione. Agli Stati Generali di qualche settimana fa, il premier Conte ha parlato di staffetta generazionale. Del resto, se l'autunno porterà una crisi occupazionale, ma anche le risorse del Recovery Fund, si riuscirà a non cedere alla tentazione dell'ennesima ondata di pre-pensionamenti? Sicuramente se lo starà chiedendo anche il ministro olandese Rutte… rassicurarlo non sarà facile.
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