Recovery Plan, per la cultura si poteva fare di più
Mentre in Italia si discute dell'inadeguatezza della somma stanziata, meno di 5 miliardi, con una proposta poco innovativa, in Europa alle imprese culturali e creative il compito di stimolare processi di trasformazione
di Roberta Capozucca
I punti chiave
4' di lettura
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Recovery Plan ovvero il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” volto a un complessivo rilancio socio-economico della nazione, che dopo l’esame del Parlamento lunedì e martedì, dovrebbe poi ricevere il via libero definitivo da Bruxelles entro venerdì 30 aprile. La bozza che circola, e che ormai si può dire essere la versione ufficiale, conferma alla cultura una quota percentuale piuttosto modesta ovvero meno di 5 miliardi su un totale di 221, 5 miliardi, circa il 2% del totale. Inserita inizialmente dal Governo Conte all'interno della Missione “Turismo e Cultura 4.0” a cui era stato assegnato un budget di 8 miliardi di euro, con lo scorporamento del dicastero ha acquisito un budget autonomo. Nel Piano Draghi è stata infatti inserita nella Missione 1 ”Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura”, linea d'azione a cui sono stati riservati 42,5 miliardi di euro.
Ma nonostante il titolo della missione faccia ben sperare, il Piano non sembra prevedere elementi di avanguardia che possano intervenire strutturalmente sulle fragilità del settore. Anzi, a differenza dei processi di sperimentazione iniziati in molte regioni italiane che utilizzano la cultura e la creatività come elemento processuale di cambiamento, il Piano riporta indietro le lancette ad un paradigma di patrimonializzazione che ripone la sua attenzione quasi esclusivamente sulla valorizzazione delle risorse locali: uno specchietto per le allodole per cui migliorarne la capacità attrattiva in abbinamento all'aggiornamento delle strutture turistico-ricettive sembra essere la principale priorità del Governo.
Il patto che non c’è
Dalla bozza di testo si legge: “la Missione 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si pone l'obiettivo di dare un impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese. Per vincere una sfida di questa entità è necessario orchestrare un intervento profondo che agisca su più elementi chiave del nostro sistema economico: partendo dalla connettività per cittadini, imprese e pubblica amministrazione, quest'ultima potenzialmente il più grande alleato di cittadini e imprese coinvolgendo tutto il sistema produttivo, il vero motore dell'economia; valorizzando nel miglior modo possibile gli ambiti di cultura e turismo che sono l'immagine e il brand del Paese”.
Nel dibattito sul futuro delle istituzioni museali Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino dice basta all'idea della cultura come accessorio, “come valore aggiunto del turismo”. Per ripartire davvero l'Italia “ha bisogno anche di ripensarsi”. L'egittologo, chiama a raccolta i colleghi delle altre città e lancia l'idea di un'azione collettiva per chiedere al ministero guidato da Franceschini l'istituzione di “un fondo di finanziamento ordinario, come hanno le università. Da garantire con risorse pubbliche e private per prendersi cura delle collezioni”. Perché dalla crisi, ribadisce lo studioso, “si può uscire solo con un patto interistituzionale”.
La visione europea
Tutt'altro approccio è quello che, invece, l'Europa sta promuovendo attraverso i programmi del nuovo bilancio di lungo termine (2021-2027) che riconoscono il comparto culturale e creativo come strumento di innovazione e modello di resilienza a cui guardare per affrontare la crisi economica e sociale in corso. Questo significa che oltre ad Europa Creativa, la cui dotazione complessiva è di 2,2 miliardi di euro con un incremento rispetto al settennio precedente di 800 milioni di euro, le imprese e gli enti del settore potranno agire anche all'interno di altri programmi, tra cui Erasmus plus, che ha aperto una call dedicata esclusivamente al patrimonio culturale, ma anche Horizon Europe, Europa digitale ed InvestEU. L'obiettivo di questa intersezione è duplice: da una parte c'è la volontà di mettere a disposizione tutte le risorse possibili per sostenere un settore in forte difficoltà, dall'altro si vuole offrire alle principali sfide che l'Europa si trova ad affrontare nuovi punti di vista. In questo senso l'Europa intende mettere a frutto le esperienze di un settore che da anni si fa portavoce di nuovi modelli socio-economici collaborativi, basti pensare all'alto numero di freelance che operano nel settore (il 32% rispetto al 14% dell'economia complessiva). che già lavorano in un'ottica di mutualismo e collaborazione, ma anche la leadership acquisita nei processi di crescita sostenibile e la capacità di riadattamento dimostrata all'erogazione di contenuti in versione digitale.
Tra le principali novità di ibridazione dei programmi europei, c'è sicuramente l'inserimento di un nuovo cluster dedicato alla settore culturale nel programma Horizon Europe, che dopo due anni e mezzo di negoziato ha raggiunto un budget record di 95,5 miliardi di euro. All'interno del programma dedicato alla ricerca e all'innovazione è stato dunque inserita una nuova linea d'azione: “Culture, creativity and inclusive society”, che punta a rafforzare valori condivisi quali democrazia, diritti umani, parità di genere e rispetto delle diversità attraverso la promozione del patrimonio culturale europeo. L'altra importante novità è l'imminente lancio della nuova Knowledge and Innovation Community dello European Institute of Technology (EIT): un network che metterà le imprese culturali e creative in connessione con il più grande ecosistema d'innovazione europea. Essa si affiancherà ad altre otto comunità già esistenti ognuna delle quali impegnata in una sfida globale che va dal clima, alla digitalizzazione, dall'energia sostenibile alla salute, alle materie prime, cibo, produzione e mobilità urbana. L'EIT e la Comunità della Conoscenza e dell'Innovazione lavoreranno insieme ad enti di ricerca ed istituzioni per affrontare la frammentazione tipica del settore, riqualificare e migliorare le competenze di una forza lavoro che è stata gravemente colpita dai cambiamenti del settore, ad esempio dalla digitalizzazione, e immaginando soluzioni pionieristiche a sfide urgenti. Si prevede, inoltre, che la nuova Comunità della Conoscenza e dell'Innovazione possa aumentare la consapevolezza sulle opportunità di finanziamento attraverso il programma InvestEurope, che nel settore ha riconosciuto un obiettivo prioritario di investimento.
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