Recupero e riuso di filati per la maglieria «green» di Gaia Segattini
Start up manifatturiera nata nel 2019, Gsk produce 10mila capi all’anno che diventano «evergreen» nell’armadio
di Paola Dezza
3' di lettura
Recupero e riuso sono la cifra della produzione di maglieria portata avanti dal brand Gsk (Gaia Segattini Knotwear), start up manifatturiera nata nel 2019. Un modello di business sostenibile che si basa sulla possibilità di accedere all'esubero di filati già prodotti. La fondatrice, Gaia Segattini ha scelto così di utilizzare giacenze di qualità per produrre capi di maglieria che nell’armadio fungono da evergreen. Cotone rigenerato, lana shetland, merinos, mohair, alpaca sono tra i filati utilizzati.
Milanese di nascita e marchigiana d’adozione, negli anni è stata stilista, divulgatrice della nuova imprenditoria artigianale italiana ed esperta di comunicazione digitale.
L’esperienza di Gaia si fonde con la storia e le competenze di un’azienda manifatturiera marchigiana d’eccellenza che lavora per prime linee del nord Europa.
La linea vende solo a clienti finali, soprattutto tramite il canale online, le produzioni sono realizzate prima di andare in vendita e vengono riaggiornate ogni mese. Fino allo scoppio della pandemia la vendita avveniva anche tramite Pop up, negozi temporanei. Poi lo stop. Di recente Gaia ne ha aperto uno a Milano per qualche giorno, un modo per farsi raggiungere fisicamente dal pubblico.
«Ma è il digitale che permette di tastare il polso delle tendenze e delle preferenze, consentendo ogni giorno contatti con la propria clientela» dice Gaia al Sole24 Ore.
Nel frattempo riprendono anche gli eventi. «Ne abbiamo in programma due - dice -: prima a Tokyo, a inizio novembre, dove promuoveremo il Made in Italy, e poi il 18-19 novembre a Parigi, dove siamo stati chiamati da una associazione di studentesse della Sorbona nell’ambito di un festival sull’ecologia. Quest’anno si occuperanno di tessile e ci hanno chiesto di sfilare».
La produzione, di capi e accessori donna, uomo e unisex con filati di giacenza di produzioni italiane di altissima qualità, è di circa 10mila capi all'anno. «Il fatturato è stato di 600mila euro nel 2020, contiamo di arrivare quest'anno a un milione di euro» spiega Gaia.
Ogni capo è prodotto in quantità extra-limitate, ma con combinazioni di colori e lavorazioni sempre uniche. La creatività è applicata alla disponibilità della materia prima, quindi è il filato disponibile a suggerire il design, limitando anche lo spreco di materiali e l'inquinamento.
Materiali che vengono reperiti dai fuori catalogo delle filature o da aziende che chiudono. «Ci rivolgiamo a una struttura che da 50 anni si occupa di recupero tessile – spiega Gaia -. Ci propongono filati tutto l’anno. Non facciamo campionari e neanche grandi quantità di produzione, piuttosto grande varietà. Il nostro obiettivo è di proporre una serie di prodotti lungo tutto l’arco dell’anno che possano fungere da evergreen nell’armadio. Il nostro brand nasce da un gap che abbiamo riscontrato: emotività e colori raramente si incontravano con la qualità».
Per delineare al collezione si parte dal materiale disponibile. «Da qui si crea un prodotto più in linea con l’armadio che i nostri clienti hanno già - dice -. Abbiamo poi all’attivo collaborazioni con grafici e illustratori per fare in modo di legare in maniera trasversale questo prodotto».
«Chi decide di comprare, oltre ad assicurarsi un capo dallo stile inconfondibile, contribuisce al rispetto e alla salvaguardia dell'ambiente - sottolinea Gaia -. Quello di Gsk è un vero e proprio modello di business sostenibile».
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