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Reddito di cittadinanza, come funzionano i nuovi strumenti e chi manterrà il sostegno

Dal 1 settembre al via il Supporto alla formazione e al lavoro per gli ex beneficiari occupabili, dal 1 gennaio 2024 debutta l’Assegno di inclusione

di Giorgio Pogliotti

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4' di lettura

Due nuovi strumenti sostituiscono il Reddito di cittadinanza che terminerà di esistere a fine anno - dopo essere costato circa 30 miliardi dall’avvio di marzo del 2019 -, al suo posto dal prossimo anno debutta l’Assegno di inclusione, come misura di contrasto della povertà ed esclusione sociale. Mentre per i percettori del Reddito di cittadinanza considerati “occupabili”, quest’anno il sussidio durerà 7 mesi, in attesa che diventi operativo dal 1 settembre il Supporto alla formazione e al lavoro. In questo quadro non c’è da stupirsi che sia in caduta libera il numero dei nuovi richiedenti del Rdc - a giugno le richieste sono crollate a 486mila da 899mila del 2022 (-45,94%)-, che in media si attesta su 566 euro.

Questo è il quadro generale, ma vediamo più nel dettaglio le principali novità e scadenze.

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Chi avrà il Rdc fino alla fine del 2023?

Quest’anno la durata del Reddito di Cittadinanza è di 12 mesi per famiglie con minori, persone con disabilità, persone di età pari o superiore ai 60 anni e per le persone in condizione di svantaggio inserite in un programma di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali. Per tutti costoro la scadenza è il 31 dicembre 2023. Per gli altri percettori la durata del Rdc è di 12 mesi, solo se risultano presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro.

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Per quali categorie quest’anno il Rdc dura solo 7 mesi?

Per la restante parte della platea di percettori d’età compresa tra 18 e 59 anni, appartenenti a nuclei familiari privi di minori, persone con disabilità o persone di età pari o superiore ai 60 anni il Rdc ha una durata di 7 mesi e comunque non oltre il 31 dicembre 2023, in base alla legge di Bilancio 2023.

Chi potrà avere un sostegno economico per la formazione?

A partire dal 1 settembre sarà operativo Il Supporto alla formazione e al lavoro: prevede un'integrazione al reddito pari a 350 euro mensili, per un massimo di 12 mesi(non rinnovabili) , che si ricevono mentre si frequentano corsi di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale. Destinatari del Supporto sono gli ex percettori del Reddito di cittadinanza tra i 18 e 59 anni con Isee non superiore a 6mila euro considerati “attivabili al lavoro” .

Come si ottiene il sostegno di 350 euro?

Per avere il sostegno di 350 euro si deve attivare il proprio percorso di formazione e attivazione lavorativa, rilasciando la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e dimostrando di essersi rivolti ad almeno tre Agenzie per il lavoro o enti autorizzati all’attività di intermediazione. Si attende un decreto del ministero del lavoro con l’indicazione nel dettaglio delle misure per l’attivazione che danno diritto al sostegno economico.

Chi è interessato alla scadenza del 31 ottobre 2023?

Anche chi in origine era potenzialmente “occupabile” - perché appartenente a nuclei familiari privi di minori, persone con disabilità o persone di età pari o superiore ai 60 anni - può essere preso in carico dai servizi sociali, in quanto considerato “non attivabile al lavoro”, e potrà mantenere il Rdc fino al 31 dicembre 2023.I servizi sociali entro il termine di sette mesi e comunque non oltre il 31 ottobre 2023, devono comunicare all’Inps l’avvenuta presa in carico tramite la piattaforma GePI di quei nuclei familiari che non sono indirizzati ai Centri per l’impiego.

I nuclei familiari “misti” perdono il beneficio?

Un nucleo beneficiario Rdc indirizzato ai servizi sociali che ha un componente avviato ai Centri per l’impiego per l’attivazione di un percorso lavorativo, non perderà il beneficio al termine della settima mensilità di Rdc .Tutto ciò a condizione che il nucleo risulti preso in carico dai servizi sociali, ovvero se sulla piattaforma GePI per quel nucleo è stata elaborata un’analisi con esito “non attivabile al lavoro”, anche se singoli componenti di quel nucleo risultino avviati al centro per l’impiego per l’attivazione di un percorso lavorativo o formativo. Nel caso, invece, di nuclei familiari indirizzati unicamente ai centri per l’impiego: presentando solo bisogni di tipo lavorativo, perderanno il beneficio al termine della settima mensilità.

Cosa succede dal 1 gennaio 2024?

Prende il via l’Assegno di inclusione dal prossimo anno per le famiglie con componenti minori, disabili, con almeno 60 anni di età o in condizione di svantaggio accertato dall'inserimento in un programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali. Tra i requisiti richiesti c’è la residenza in Italia per almeno cinque anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo. Il beneficio economico viene erogato per 18 mesi tramite uno strumento di pagamento elettronico ricaricabile chiamato “Carta di Inclusione” e può essere rinnovato per 12 mesi (con sospensione di un mese).

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A quanto ammonta il beneficio economico dell’Assegno?

L’importo dell’Assegno di inclusione è composto da un’integrazione del reddito familiare fino a 6mila euro annui, che salgono a 7.560 euro annui nei nuclei familiari composti da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni, o da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza. la somma è moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza. A tale importo, può essere aggiunto un contributo per l’affitto dell’immobile dove risiede il nucleo fino ad un massimo di euro 3.360 annui, o 1.800 euro annui se il nucleo familiare è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni, oppure da persone di età pari o superiore a 67 anni e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza. Questa integrazione non rileva ai fini del calcolo della soglia di reddito familiare.

Quali sono gli incentivi per le aziende che assumono?

Alle aziende che si iscriveranno alla nuova piattaforma di politiche attive del lavoro che il governo sta realizzando, contribuendo all’inclusione sociale e lavorativa delle fasce deboli e delle famiglie fragili, vengono riconosciuti incentivi alle assunzioni. Tra questi c’è l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per un periodo massimo di 12 mesi, nel limite massimo di importo pari a 8mila euro su base annua. È previsto anche l’esonero dal versamento del 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro in caso di assunzione con contratto subordinato a tempo determinato o stagionale, pieno o parziale, per un periodo massimo di 12 mesi e non oltre la durata del rapporto di lavoro, nel limite massimo di 4mila euro annui. I contributi sono coperti dallo Stato per non penalizzare la futura pensione del lavoratore.

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