Reddito di cittadinanza: ai corsi solo il 18% degli ex percettori
Su oltre 180mila che hanno perso il sussidio, accesso alla piattaforma per 33mila
di Giorgio Pogliotti
3' di lettura
Sugli oltre 180mila ex percettori del Reddito di cittadinanza considerati “occupabili” che hanno perso il sussidio tra luglio e agosto, solo in poco più di 33mila - il 18,3% - si sono iscritti al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), la piattaforma che offre corsi di formazione e posti di lavoro ai percettori del Supporto per la formazione e il lavoro. Le domande caricate dal 1 settembre, giorno di avvio del nuovo strumento di politica attiva del lavoro sono 63.423, tra questi sono 33.563 le iscrizioni presentate dagli ex beneficiari del Reddito di cittadinanza (Rdc).
In sostanza si è attivato meno di uno su sei della platea potenzialmente interessata ai 59.613 corsi di formazione per complessivi 624mila posti caricati nella piattaforma che contiene oltre 72mila offerte di lavoro. Come è noto la legge di Bilancio 2023, in previsione della cancellazione del Rdc dal 1 gennaio 2024, ha limitato per i percettori occupabili la durata del sussidio a soli 7 mesi: chi lo ha perso può aderire al Supporto per la formazione ricevendo 350 euro al massimo per un anno mentre partecipa ai corsi di formazione. La risposta che arriva dagli esperti che seguono il dossier è che questa esigua partecipazione può essere un indicatore dell’ampio ricorso al lavoro nero: gli ex precettori del Rdc erano impiegati nell’economia sommersa, messi di fronte alla prospettiva di doversi attivare impiegando il loro tempo libero in corsi di formazione è probabile che vi abbiano rinunciato. Il numero esiguo è anche il frutto di abusi compiuti in passato: ci sono regioni, come la Campania, in cui il tasso di coppie separate che percepivano il Rdc è più alto di circa il 12% rispetto alla media nazionale, si pensa che questo numero nasconda molte separazioni di facciata. Una quota marginale potrebbe invece aver ottenuto un posto di lavoro o aver optato per la presa in carico dei servizi sociali comunali per continuare a percepire il Rdc fino a fine anno, e dal 1 gennaio 2024 l’Assegno di inclusione.
Tra gli oltre 60mila che si sono iscritti alla piattaforma che è stata presentata dal ministro del Lavoro, Marina calderone lo scorso 1 settembre finora sono stati caricati oltre 38mila curriculum e sono stati compilati 33mila patti di attivazione digitale il primo step previsto dalla procedura informatica. In oltre 10mila hanno aderito ai Progetti utili alla collettività (Puc), che prevedono l’utilizzo per almeno 8 ore settimanali da parte dei Comuni in attività di servizio alla comunità, che danno diritto ugualmente a percepire il sussidio di 350 euro mensili. Con l’obiettivo di favorire l’incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro la piattaforma ha messo in rete banche dati che finora non dialogavano tra loro, è un unico interfaccia per i diversi attori a vario titolo coinvolti nelle politiche attive del lavoro, pubblici e privati. «Si tratta di un sistema modulare in evoluzione - spiega Massimo Temussi, Presidente e Ad Anpal Servizi -, si stanno tuttora implementando molte funzioni per rispondere alle esigenze che arrivano dalle regioni».
Ma se sul versante quantitativo la piattaforma parte con numeri importanti, la prossima sfida si gioca su un terreno qualitativo. L’offerta formativa deve essere di qualità. «Siamo in presenza di un incrocio di piattaforme già esistenti - sostiene Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt - e non di una nuova piattaforma, e non c’è alcuna selezione dell’offerta formativa proposta. Tra i tanti corsi offerti ce ne sono anche di brevissima durata, ma se l’obiettivo è rendere occupabile una persona perché dopo 12 mesi il sussidio finisce, la formazione deve essere realmente utile a trovare un lavoro».
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