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Reddito di cittadinanza: multe aumentate per chi impiega in nero un familiare titolare del sussidio

Maxi stretta dell’Ufficio ispettorato del lavoro e della Guardia di finanza: multe fino a poco meno di 50mila euro per i datori di lavoro che impiegano senza contratto soggetti che hanno in famiglia almeno un destinatario della misura

di Ivan Cimmarusti

Reddito cittadinanza, fase 2: arrivano i patti per il lavoro

2' di lettura

Rischiano sanzioni fino a poco meno di 50mila euro i datori di lavoro che impiegano in “nero” soggetti che, pur non essendo titolari del Reddito di cittadinanza, abbiano nel proprio nucleo familiare almeno un destinatario della misura di sostegno economico. È una maxi stretta quella pianificata dall’Ufficio ispettorato del lavoro e dalla Guardia di finanza, che ora applicano l’aggravante già prevista per l’impiego di lavoratori stranieri (aumento del 20% sulla sanzione) per arginare il rischio di frodi in tema di Reddito di cittadinanza.

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Una indagine preliminare del Nucleo speciale spesa pubblica e repressioni frodi comunitarie della Guardia di finanza ha innalzato il livello di controllo. Le Fiamme gialle hanno fatto luce su un elevato numero di frodi. La verifica è stata compiuta su un bacino limitato di percettori del Reddito di cittadinanza, ma ha dimostrato come circa 60-70% dei soggetti beneficiari nei fatti non aveva diritto per ottenerlo.

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Una truffa su larga scala che l’Amministrazione finanziaria intende bloccare. Si parte dall’accertamento del lavoro sommerso. Lo svolgimento di un’attività di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa, in assenza delle comunicazioni obbligatorie previste dalla legge, comporta la decadenza/revoca del Reddito di cittadinanza. Inps e Gdf hanno già stretto una intesa. Nel corso dell’accertamento è sufficiente la semplice rilevazione dell’impiego di un lavoratore in nero. Tutto questo comporterà una sanzione per il datore di lavoro aggravata del 20%.

Medesima aggravante è prevista nel caso di impiego di lavoratore in nero che abbia in famiglia un destinatario del Reddito di cittadinanza. Lo precisa una annotazione dell’Ispettorato del lavoro: «La suddetta aggravante trova applicazione non solo nell’ipotesi in cui il lavoratore in “nero” sia l’effettivo richiedente del Reddito, ma anche qualora lo stesso, pur non essendo il diretto richiedente, appartenga comunque al nucleo familiare cherisulta destinatario del beneficio».

Le Fiamme gialle hanno compiuto un “carotaggio”, individuando un elevato numero di frodi. Circa 60-70% dei soggetti beneficiari del Reddito di cittadinanza nei fatti non ha diritto per ottenerlo

Le sanzioni sono quelle già stabilite dall’articolo 3 comma 3 quater del D.l 12/2002. Vanno da un minimo di 1.500 euro (in caso di impiego in nero di lavoratori per 30 giorni) a un massimo di 36.000 euro (nel caso di lavoratore impiegato oltre sessanta giorni). Le somme vanno maggiorate del 20%.

Sotto controllo anche la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu). Si tratta di autocertificazioni compilate dai richiedenti del Reddito di cittadinanza, che potrebbe celare la traccia di una frode. Nei Dsu, infatti, ci sono spazi di autodichiarazione che riguardano gli Isee, facilmente manipolabili.

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