Giustizia

Referendum eutanasia, depositate in Cassazione 1,2 milioni di firme

Fondamentale è stato l’apporto delle firme digitali.I tavoli di raccolta in mille comuni

di Nicoletta Cottone

Eutanasia legale, l'appello della 45enne malata di Sla: "Voglio poter scegliere"

3' di lettura

Oltre un milione e 200mila firme sono state depositate questa mattina in Cassazione per chiedere il referendum sull’eutanasia legale. Presenti, tra gli altri, a piazza Cavour Marco Cappato e Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni, Valeria Imbrogno compagna di Fabiano Antonioni, Dj Fabo, morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio del 2017 e Mina Welby vedova di Piergiorgio.

L’innovazione della firma digitale

Delle oltre 1,2 milioni di firme, raccolte da più di 13mila volontari in 6mila tavoli di raccolta in oltre mille comuni, quasi 400mila sono state online. Fondamentale è stato l’apporto della firma digitale. «La firma digitale rappresenta un’innovazione a servizio di partecipazione e democrazia. È digitale un terzo delle firme raccolte per il referendum per l’eutanasia. Non credo ci sia da avere paure al riguardo», ha sottolineato Marco Cappato davanti al Palazzaccio.

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Cosa c’è scritto nel quesito referendario

Il referendum vuole abrogare parzialmente la norma del codice penale che impedisce l'introduzione dell’eutanasia legale in Italia. L'omicidio del consenziente in Italia è un altro reato speciale per punire l'eutanasia. Se il referendum venisse approvato l’eutanasia attiva sarà consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, in presenza dei requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta sul “Caso Cappato”. Resterà punita se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni.

Cosa prevede l’ordinamento attuale

L’ordinamento attuale vieta l’eutanasia attiva sia nella versione diretta, in cui è il medico a somministrare il farmaco eutanasico alla persona che ne faccia richiesta (articolo 579 del codicepenale, omicidio del consenziente), sia nella versione indiretta, in cui il soggetto agente prepara il farmaco eutanasico che viene assunto in modo autonomo dalla persona (articolo 580 del codice penale, istigazione e aiuto al suicidio), fatte salve le scriminanti procedurali introdotte dalla Consulta con la sentenza Cappato.

Forme di eutanasia passiva praticata in forma omissiva, astenendosi dall'intervenire per mantenere in vita il paziente sofferente, sono già considerate penalmente lecite soprattutto quando l'interruzione delle cure ha come scopo di evitare il cosiddetto “accanimento teraputico”.

Consegna in Cassazione delle firme del referendum sulla eutanasia, con Marco Cappato, Filomena Gallo e Mina Welby (LaPresse/Mauro Scrobogna)

Mina Welby: «Ognuno ha diritto di dire basta»

«Nessuno dei cittadini vuole morire, anche chi è in gravi condizioni - ha detto Mina Welby- Ma io credo che quando la sofferenza è talmente grande e terribile ognuno abbia il diritto di dire basta. Non è sempre necessaria l’eutanasia e questo lo voglio dire al Vaticano: a mio marito non è stato fatto il funerale nonostante non fosse eutanasia la sua morte. Era semplicemente l’interruzione della ventilazione artificiale, divenuta per lui insopportabile».

Cappato: «Il referendum non è contro i partiti»

«Le firme - ha detto Marco Cappato - sono state raccolte nel silenzio dei capi dei grandi partiti perché la gente ha vissuto questo problema . Spero che la politica si renda conto del fatto che il referendum non è contro i partiti e la politica ma è uno strumento per aiutarli a riprendere un contatto con la realtà sociale e con le persone. La politica dei partiti è autoreferenziale. Noi stiamo offrendo l’opportunità di occuparsi di una questione che riguarda le persone. Non è tempo di giochini ma di rispettare la democrazia che non è fatta solo di marketing elettorale».

La contestazione di Adinolfi in piazza Cavour

In piazza Cavour, dinanzia alla Cassazione, contestazione di Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia, contro il deposito delle firme in Cassazione per chiedere l'eutanasia legale. Avvicinandosi a Marco Cappato e agli altri promotori del referendum ha urlato: «State imbrogliando, è un imbroglio - ha detto - state imponendo un diktat per cui dovremmo essere tutti contenti di essere liberi di suicidarsi. La Corte Costituzionale non potrà mai dare il via libera a questo referendum. L'eutanasia non potrà mai essere fatta per referendum, ma per legge». Immediata la risposta di Cappato che, accompagnato dal coro “libertà, libertà'', ha replicato: «Quella di Adinolfi è una iniziativa di parassitismo mediatico. Apprezziamo il fatto che sia riuscito a svegliarsi in tempo per venire qui».

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