Regionali, parola a Rousseau sulla corsa M5S in Emilia e Calabria
Dopo due round di incontri non risolutivi tra Luigi Di Maio e gli eletti locali, i vertici del Movimento hanno deciso di far decidere i 117mila iscritti alla piattaforma
di Manuela Perrone

2' di lettura
Non sono bastati due incontri tra il leader Luigi Di Maio e gli eletti dei territori. Saranno dunque i 117mila iscritti alla piattaforma Rousseau a decidere se il M5S si presenterà con una propria lista alle elezioni regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna e in Calabria. Le votazioni online sono state annunciate mercoledì 20 sera con un lungo post sul blog delle Stelle e si terranno giovedì 21 novembre dalle 12 alle 20.
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La spiegazione della scelta parte da lontano. Nella premessa si ricorda che entro dicembre nascerà la nuova “segreteria” del Movimento, con i 12 «facilitatori» responsabili dei diversi temi, dall’economia alle infrastrutture, e con i sei responsabili delle differenti funzioni organizzative. L’obiettivo, a dieci anni dalla nascita del Movimento, è recuperare smalto: «Oggi abbiamo bisogno di nuove parole guerriere, di nuovi obiettivi, di progetti da realizzare. Va tracciata la nuova traiettoria da seguire e va messa alla prova la nuova organizzazione del MoVimento 5 Stelle».
Ad aprile gli Stati generali
Nei tre mesi successivi questo «team del futuro» dovrà raccogliere le idee che saranno discusse agli “stati generali” previsti in primavera, occasione per il lancio non solo di una «carta dei valori» del M5S ma proprio di un nuovo Movimento: «Se dieci anni fa abbiamo avuto la capacità di superare il modello partitico novecentesco e proporre una alternativa moderna ed efficiente, oggi siamo chiamati a superare noi stessi, la stessa forma che la nostra creatura ha assunto. Siamo in evoluzione continua e quello che faremo insieme è solo un altro passo avanti».
Meglio fermarsi?
Perché questo preambolo? Da un lato c’è l’ammissione della fase di difficoltà che vivono i Cinque Stelle: «Abbiamo consultato le persone che portano dalla prima ora sulle spalle questo Movimento, e tutti concordano che serva un momento di riflessione, di standby». Dall’altro c’è l’interrogativo: «È anche il momento di chiederci se questa grande mobilitazione di crescita e rigenerazione sia compatibile con le attività elettorali». Parole che richiamano la tesi di Di Maio, che dopo la batosta umbra ha prima bocciato nuove alleanze con il Pd, nonostante il pressing del segretario dem Nicola Zingaretti e del governatore Stefano Bonaccini, e poi ha provato a convincere gli attivisti, i parlamentari e i consiglieri emiliani e calabresi a saltare un turno. Invano. Il metodo scelto per sbrogliare la matassa è dunque quello di affidare l’ultima parola a Rousseau. Un’altra decisione che farà discutere.
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Per saperne di piùManuela PerroneRedattore
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