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Regole più dure per la riduzione del debito: il colpo di coda della proposta tedesca

La più grande economia Ue è diventata un imprevedibile partner negoziale. Probabile che chieda 100 per poter ottenere 10 al tavolo

di Marcello Minenna

(calypso77 - stock.adobe.com)

4' di lettura

Nel last minute della discussione sulla riforma delle regole fiscali in Europa, la Germania sorprende tutti, avanzando nuove richieste in una battuta d’arresto che sottolinea come la più grande economia del blocco sia diventata un imprevedibile partner negoziale.

Il ministero delle finanze tedesco ha presentato un paio di settimane fa delle proposte a sorpresa alla vigilia di una riunione delle controparti dell’Unione Europea (UE) a Bruxelles, quando gli Stati membri dovrebbero adottare decisioni chiave nella riforma del Patto di Stabilità e Crescita.

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La spinta tardiva per modifiche a una bozza di testo - che era già stata concordata a fine marzo - solleva dubbi sul fatto che il ministro tedesco possa sostenerla nella forma attuale. La Commissione europea intende presentare proposte legislative ad aprile per lasciare il tempo per raggiungere un accordo definitivo su un nuovo quadro normativo entro la primavera 2024.

La retromarcia tedesca è diventata palese quando è iniziato a circolare tra gli addetti ai lavori un documento non ufficiale (un “non paper”) che anticipa la proposta legislativa della Commissione di riforma delle regole UE per i bilanci nazionali, il Patto di stabilità e crescita, che mira a rendere più realistiche e applicabili le regole che disciplinano le finanze pubbliche.

In poche parole, la Germania si dichiara contraria al core della riforma della Commissione che dovrebbe consentire la negoziazione di percorsi di rientro dal debito personalizzati paese per paese in dipendenza dall’andamento dell’economia e delle riforme strutturali eseguite.

Il governo tedesco era stato a lungo critico nei confronti della riforma proposta dalla Commissione, temendo che gli obblighi per la riduzione del debito potessero essere allentati. Di recente ha insistito per coinvolgere ancora una volta gli Stati membri, prima della presentazione della proposta legislativa.

Secondo quanto si legge nel non-paper, le regole dell’UE dovrebbero portare a un sufficiente calo degli elevati rapporti di indebitamento ogni anno dall’inizio del quadro fiscale riformato in poi. Pertanto, gli attuali piani della Commissione dovrebbero essere modificati.

AREA EURO - RAPPORTI DEBITO / PIL
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La regola della riduzione dell'1% l’anno: il nuovo ventesimo di rientro

Per raggiungere questo obiettivo, il documento suggerisce una riduzione minima del debito (”tutela comune”) dell’1% del PIL all’anno per i paesi ad alto indebitamento, come l’Italia, e dello 0,5% per i paesi a medio indebitamento, come l’Austria.

Ciò significherebbe anche abbandonare la proposta della Commissione di un periodo di adattamento da quattro a sette anni per gli Stati membri prima della manovra di rientro, che era intesa a dare temporaneamente ai governi più margine di manovra per gli investimenti.

Insomma, la regola famigerata del “ventesimo di rientro”, che prevedeva la riduzione del debito di 1/20 all'anno fino al ritorno alla soglia standard del 60% Debito/PIL, dopo una laboriosa eliminazione rientrerebbe clamorosamente dalla finestra.

Berlino ha anche richiesto l’utilizzo di un benchmark di spesa come un modo per determinare la spesa pubblica, mantenendo gli aumenti della spesa primaria netta al di sotto degli aumenti del tasso di crescita potenziale dell’economia. Maggiore sarebbe il debito di un paese, maggiore dovrebbe essere il divario tra l’aumento della spesa e la crescita potenziale, portando a un calo complessivo del disavanzo pubblico e quindi anche del debito.

Inoltre, per impedire ai governi di rinviare eventuali dolorosi tagli alla spesa o di spingerli fino a dopo le elezioni, il governo tedesco ha chiesto che i percorsi di riduzione del deficit non siano più lunghi di un normale ciclo elettorale.

Ovviamente il mondo economico internazionale non ha lasciato passare la proposta sottotraccia.

Numerosi economisti (anche olandesi) sono critici, affermando che regole fiscali eccessivamente rigide ostacolerebbero il potenziale di crescita dell’Europa. Olivier Blanchard, l’ex capo economista del FMI, ha ribadito pubblicamente che la proposta tedesca di imporre ai paesi dell’UE di raggiungere un calo annuale fisso dei livelli del debito ogni anno sarebbe “catastrofica”, aggiungendo che porterebbe alla “peggiore forma di politica fiscale pro-ciclica”, che aggraverebbe le recessioni in maniera automatica senza ottenere apprezzabili risultati in termini di controllo del livello del debito.

Peraltro, l'irrigidimento tedesco avviene proprio nel momento in cui i dati mostrano un rapido e deciso arretramento dei rapporti di indebitamento rispetto al PIL dei vari Paesi dell'area Euro. Secondo Eurostat, nel periodo tra ottobre e dicembre del 2022, il rapporto debito-Pil in Italia è sceso dal 145,9% al 144% rispetto al trimestre precedente, facendo registrare il terzo calo più significativo in UE.

Nello stesso periodo il rapporto tra debito pubblico e Pil dell’area Euro è sceso attestandosi sul 91,6%, rispetto al 93% del trimestre precedente. Anche nell’UE nel suo insieme è diminuito dall’85,1% all’84%. Sia per l’Eurozona che per l’UE la riduzione del rapporto debito-Pil è da imputare a un aumento del Pil, in termini assoluti, superiore a quello del debito pubblico.

Anche a Bruxelles la proposta è stata accolta con freddezza: Valdis Dombrovskis ha dichiarato che in ogni caso non si prevede un ritorno alla regola del ventesimo di rientro che ha costretto gli Stati membri ad attuare severi aggiustamenti ai loro livelli di debito pubblico o a meccanismi similari. I Paesi Bassi, Paese tradizionalmente allineato a Berlino sulle regole di bilancio, sono favorevoli a percorsi nazionali di riduzione del debito e a dare più spazio agli investimenti, in particolare in ambiti come la transizione verde.

È plausibile, comunque, che quella tedesca sia semplicemente una mossa negoziale tattica, nella logica probabile di chiedere 100 per poter ottenere 10 in sede di negoziazione. La Germania ha bisogno di una posizione estrema insomma, da poter ammorbidire in cambio di un maggiore controllo dell’operato della Commissione.

Una complessa partita a scacchi tra governi ed Euroburocrazia.

@MarcelloMinenna

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