Opinioni

Regole più stringenti contro le tossine dei banchieri loquaci

di Donato Masciandaro

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Quando e come saliranno i tassi? Le banche centrali devono spiegarsi meglio, e certi banchieri centrali dovrebbero parlare di meno. Altrimenti la volatilità dei mercati e l’instabilità delle aspettative non potrà che aumentare.

Come deve essere la politica monetaria quando aumenta l’incertezza? La ricetta della scienza economica è chiara: la banca centrale deve parlare con una voce chiara e unica. È quello che sta avvenendo? Riavvolgiamo il nastro dei fatti, partendo dalla conferenza stampa che la presidente della Bce Christine Lagarde ha tenuto il 3 febbraio. A una domanda precisa – «Lei (la scorsa volta, ndr) ha detto che un aumento dei tassi per quest’anno è altamente improbabile. Ripeterebbe oggi la stessa frase?» – la presidentessa, sulla base di quello che aveva appena dichiarato (ovvero che solo a marzo, sulla base di nuovi dati rilevanti, la Bce riconsidererà le sue scelte) avrebbe dovuto rispondere: «Sì». Invece non ha detto né sì, né no.

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La conseguenza è l’effetto Delfi: se la banca centrale non è chiara, l’interpretazione delle sue parole può causare effetti inattesi, anche negativi. È quello che è avvenuto. I mercati hanno tradotto la non risposta con «ci sarà un aumento dei tassi entro l’anno». Peggio, nella traduzione della non risposta è stato poi aggiunto «anzi, presto». A chi scrive è stato chiesto quale sarebbe stato l’effetto del probabile aumento dei tassi nell’euro area a marzo. Di fronte a una reazione sorpresa, il concetto è stato ribadito più o meno con un «lo ha detto la Lagarde», che riporta alla memoria il famoso «lo ha detto la televisione». Gli organi di informazione, nazionali e internazionali, hanno esponenzialmente ingigantito la traduzione che i mercati hanno dato alle parole della Bce. Che la risposta della presidentessa sia stato un errore lo ha confermato il fatto che la stessa Lagarde, parlando tre giorni dopo di fronte al Parlamento europeo, ha fatto in modo di chiarire esplicitamente che l’interpretazione data dai mercati alle sue parole era errata. Ma oramai la frittata era fatta.

Anche perché a contribuire a cucinare la frittata ci hanno pensato alcuni colleghi della presidentessa. Il 4 febbraio il più letto quotidiano finanziario mondiale riferiva che «uno o due membri» del consiglio della Bce avevano chiesto il giorno prima un «immediato» aumento dei tassi. Nei giorni seguenti il numero di questi anonimi chiacchieroni saliva fino a cinque. Ma i chiacchieroni non solo sono anonimi. Il 6 febbraio la stampa internazionale dava grande risalto alle parole di Klaas Knot. Ma chi è Klaas Knot? È il presidente della Banca centrale olandese, che mai sarebbe balzato a tanti onori nella cronaca, se non avesse esplicitamente confermato l’intepretazione dei mercati, affermando «a livello personale» di attendersi un aumento dei tassi entro la fine dell’anno. La ciliegina sulla torta ci ha pensato a metterla Joachim Nagel, che è – prima che il lettore legittimamente se lo chieda – il neo presidente della Banca centrale tedesca. In un’intervista, anch’essa abbondantamente ripresa a livello internazionale, Nagel ha esplicitamente ripetuto quello che Lagarde non ha mai detto: i tassi di interesse potrebbero innalzarsi entro la fine dell’anno.

I banchieri centrali chiacchieroni – i “corvi” – sono una tossina. L’efficacia della politica monetaria dipende dalla sua capacità di incidere sulle aspettative di chi decide i prezzi, incluso quello del lavoro: le imprese e i lavoratori. Se la voce della banca centrale non è chiara e univoca, i rischi sono almeno due: volatilità dei prezzi nei mercati, ma soprattutto instabilità nelle aspettative. Le banche centrali hanno norme anche molto severe su come i propri dipendenti possono comunicare. È tempo che tali regole vengano adeguate, e siano particolarmente rigorose soprattutto per i vertici. Il fenomeno infatti non riguarda solo la Bce. Sono settimane che ignoti banchieri centrali della Fed fanno a gara a dare le proprie personali interpretazioni di quello che potrà accadere ai tassi. Nessuna meraviglia, poi, se, come si dice in gergo, le aspettative si “disancorano”.

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