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Rekeep e Nomisma: un Green New Deal per il patrimonio immobiliare pubblico

3' di lettura

Una proposta “antivirus” efficace e sostenibile per superare la crisi da COVID-19, ottenendo importanti risultati economici, sociali e ambientali per l'Italia. Questo il focus della ricerca realizzata della società di studi economici Nomisma per Rekeep, capofila del principale gruppo italiano attivo nell'integrated facility management.

Com'è noto, il patrimonio immobiliare italiano è in larga parte datato e necessita di importanti interventi di riqualificazione energetica e sismica. Se molte sono le opportunità offerte ai privati, come ad esempio il superbonus, non è stato mai adeguatamente valutato l'impatto che potrebbe avere un piano di interventi sugli immobili pubblici. Lo studio approfondisce i risultati che potrebbero essere conseguiti attraverso interventi di riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare non residenziale, in particolare uffici comunali e scuole territoriali.

L'investimento pluriennale stimato è pari a circa 39 miliardi di euro, un impegno di spesa ingente ma sostenibile sia perché saranno disponibili importanti risorse pubbliche (debito pubblico, Recovery Fund, Fondi strutturali 2021-2027), sia perché parte degli investimenti, in particolare quelli legati alla riqualificazione energetica, potrebbero essere finanziati direttamente dalle imprese private attraverso la formula del Partenariato Pubblico Privato.

Da un punto di vista economico, una tale immissione di liquidità avrebbe un effetto moltiplicativo pari a 3,6 volte la somma investita: i 39 miliardi di euro impiegati porterebbero generare 91,7 miliardi di euro di produzione, nonché 50,1 miliardi di indotto, per un impatto complessivo di 141,8 miliardi. Il progetto creerebbe 380 mila nuovi posti di lavoro diretti e 490 mila indiretti, per un numero complessivo di 870 mila nuovi occupati. Inoltre, doterebbe gli Enti locali di immobili con una rivalutazione di valore fino a oltre il 30% e genererebbe un risparmio in termini di manutenzione ordinaria e straordinaria. Infine, i risparmi energetici sarebbero pari a 450 milioni di euro all'anno.

Dal punto di vista ambientale, gli investimenti genererebbero una serie di benefici che vanno dal contenimento degli impatti energetici, con una diminuzione delle emissioni di CO2 stimata in 934 mila tonnellate annue, all'attivazione di una economia circolare, alla riduzione degli impatti sui cambiamenti climatici, alla tutela del suolo. Il settore edilizio, infatti, è uno dei maggiori responsabili dell'impatto delle attività umane sul clima e sull'ambiente: edifici e abitazioni sono responsabili del 39% delle emissioni globali di CO2 e del 36% del consumo energetico globale, del 50% delle estrazioni di materie prime e di un terzo del consumo di acqua potabile. Gli investimenti potrebbero quindi ridurre emissioni e consumi fino al 50%, un risultato tanto più importante alla luce degli obiettivi vincolanti dell'Agenda 2030, dell'Accordo di Parigi e degli accordi per la neutralità climatica al 2050.

Dal punto di vista sociale, l'elevata sismicità di molte aree italiane, in particolare nel Centro-Sud, unitamente alle carenze strutturali degli edifici, renderebbe estremamente urgente il ricorso ad un massiccio piano di riqualificazione per evitare costi sociali elevatissimi.

Per quanto riguarda la sostenibilità economica della proposta, gli unici interventi che necessiterebbero di strumenti di incentivazione da creare ex novo sono quelli legati alla messa in sicurezza sismica. Per quanto riguarda, invece, gli interventi per la riqualificazione energetica, gli investimenti potrebbero già contare su un contributo importante da parte dei privati attraverso la formula del Partenariato Pubblico Privato, che prevede di affidare a una società esterna gli interventi che vengono ripagati attraverso la gestione successiva dell'immobile. Se a ciò si affiancassero incentivi (un “Superbonus PA” simile a quello per l'edilizia residenziale), sarebbe necessario solo un ridotto contributo degli Enti Locali.

Per la fattibilità della proposta risulta, inoltre, fondamentale favorire l'aggregazione tra Comuni, soprattutto tra quelli di piccole e medie dimensioni, per raggiungere una massa critica in grado di garantire idonee competenze per valutare i diversi progetti. Nella stessa direzione il sostegno delle capacità progettuali e valutative delle Città metropolitane o dei Comuni capoluogo può rappresentare un elemento dirimente per attivare risorse su tutto il territorio nazionale.

Di fronte, quindi, alla sfida economica (che vedrà l'Italia perdere oltre il 10% del PIL nel 2020), sociale (che coinvolge oltre 20 milioni di persone in stato di disagio su 70 milioni a livello europeo e che il COVID-19 amplificherà in termini di diseguaglianze) e ambientale (Agenda 2030, Accordo di Parigi, accordi per la neutralità climatica al 2050), il Green New Deal sul patrimonio pubblico costituisce una proposta concreta e sostenibile per dare al nostro Paese una solida prospettiva di ripresa e di sviluppo, in grado di conciliare aspetti economici, di benessere sociale, di sicurezza pubblica, di sostenibilità ambientale ed ecosistemica.

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