Renato Minotti: «Costruiamo armonia tra ambiente e prodotto»
Il futuro prossimo dell'abitare? Spazi dove indoor e outdoor saranno perfettamente integrati. Il rilancio del settore passa da coerenza e autenticità
di Alexis Paparo
4' di lettura
«Non avevo mai vissuto la mia casa come in questo periodo di lockdown. È tutta arredata con prodotti Minotti e, nelle ultime settimane (l'intervista è stata realizzata a giugno 2020, ndr), mi sono chiesto se ci fosse un oggetto in particolare che mi fosse diventato caro o nel quale mi riconoscessi di più (Renato Minotti è co-ceo, con il fratello Roberto, di Minotti S.p.A. , fondata a Meda nel 1948 e presente in 64 Paesi, ndr). La verità è che non ne ho identificato solo uno, perché ogni pezzo risultava essere il complemento di un altro, e tutti insieme contribuivano a valorizzare lo spazio. Parlo degli ambienti interni, come pure della terrazza. Percepivo una forte armonia di fondo che legava la decorazione degli ambienti ai prodotti, che mi ha fatto sentire bene e, nonostante l'incertezza del momento, confortato.
Questo è il punto in cui la nostra azienda fa la differenza, che ci ha permesso di avere un'espansione internazionale importante e sulla quale vogliamo continuare a investire, soprattutto puntando sul nostro network di monomarca. Al momento sono 38 nel mondo, ma, tra 2020 e 2021, si aggiungeranno Bogotà, Nicosia, Boston, Taizhou e Hyderabad. Il nostro intento è di potenziare la collezione outdoor, che si sta oggi arricchendo con i pezzi di Marcio Kogan e di GamFratesi. Vogliamo trasferire quelle sensazioni di calore, intimità, equilibrio, quel nostro saper fare couture che rende i prodotti subito riconoscibili, dall'interno della casa verso la terrazza, il patio, il giardino, portando anche all'esterno la visione dell'azienda e la sua capacità di interpretare uno spazio con stile e personalità. Nel The Magazine 4, la nostra pubblicazione annuale che riflette sui modi dell'abitare e sugli stili di vita, la parola chiave era stata “autenticità”, così, per il quinto numero, ci piacerebbe allargare questo concetto all'outdoor, raccontando e portando esempi progettuali concreti dove il legame fra interno ed esterno si esprime senza soluzione di continuità. La capacità di armonizzare ambienti e prodotto è il nostro patrimonio aziendale ed è quello su cui puntiamo anche nel settore hospitality. A maggior ragione dopo questo periodo, penso che l'ospite di un hotel voglia e debba sentirsi a casa più di prima. Un albergo non deve essere uno spazio asettico, funzionale solo all'attesa o al riposo, ma un luogo in cui sentirsi in armonia con se stessi, grazie ad arredi ricchi di significato, eleganti e confortevoli, espressione di una materialità capace di comunicare.
Nei nostri flagship store si respira grande entusiasmo. Abbiamo percepito un forte desiderio di raccontare le novità della 2020 Collection, che purtroppo non abbiamo potuto presentare al Salone del Mobile. Nessun nuovo ingresso nel team di progettisti coinvolti ¬ Nendo, Marcio Kogan/studio mk27, GamFratesi, Christophe Delcourt e Rodolfo Dordoni, sia in veste di designer sia di art director. Gli ultimi due, tre anni sono stati premianti e squadra che vince non si cambia. Abbiamo però deciso di assegnare ai singoli designer briefing puntuali e diversi da quanto fatto in precedenza, per portare freschezza, far emergere sensazioni e peculiarità inattese nei prodotti. La collezione è ampia, ma i pezzi che mi hanno colpito in modo particolare sono le sedute sviluppate da Nendo. Trovo che rappresentino qualcosa di nuovo per Minotti, riescono a trasmettere un forte senso del design, grazie a una leggerezza che sa esaltare la nostra manifattura. Si chiamano Torii, prendono il nome da uno dei segni architettonici tipici della tradizione giapponese (il portale che dà accesso a un tempio scintoista o a un'area sacra, ndr), un elemento di connessione e di passaggio, oltre a un riferimento culturale al Paese di origine del designer. È una collezione molto forte, con un'identità versatile in grado di dare risposte in contesti casa, retail e hospitality, con connotazioni e proporzioni diverse, portando il sapore di Minotti.
Guardando ai nostri oltre 70 anni di storia, c'è un progetto in particolare che credo identifichi ancora molto bene i valori dell'azienda: è un pezzo di 16 anni fa, tuttora in catalogo. Ai tempi ha creato una vera e propria rivoluzione nel modo di fare divani e, secondo noi, continua a rispondere perfettamente alle esigenze di oggi: il sistema di sedute Hamilton. Con la sua modularità, la sua versatilità e con quella sua base in metallo raso terra, che corre lungo tutto il perimetro della seduta, dà la sensazione di un arredo sospeso, come poggiato su un vassoio prezioso, facendosi promotore di una caratteristica di stile nel sottolineare il volume del divano.
Questo è un momento in cui non solo le aziende, ma il Paese intero, dovrà puntare sul proprio Dna. Lo spirito imprenditoriale e la capacità manifatturiera, che tramutano le idee in progetti e prodotti, rendono l'Italia unica e sono patrimoni da valorizzare, enfatizzare: su questo si dovrebbe investire. Credo che ognuno di noi, ma anche l'intero settore design, debba focalizzarsi su ciò che sa già fare bene, tenendo come linea guida le proprie specificità. Questo potrebbe voler dire anche presentarsi all'estero più compatti, come conglomerato di aziende italiane, per essere più forti nel mondo. In parte già succede in occasione degli appuntamenti fieristici, ma sarebbe bello conferire, ai padiglioni che ospitano i nostri brand, un maggior sapore di italianità».
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