Reply gioca la carta dell’intelligenza artificiale e investe nella ricerca
Spingere nella Ricerca e Sviluppo. In particolare sul fronte dell’Intelligenza artificiale
di Vittorio Carlini
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Spingere nella Ricerca e Sviluppo. In particolare sul fronte dell’Intelligenza artificiale. È tra le priorità di Reply, di cui la Lettera all’investitore ha sentito i vertici, a sostegno del business.
Si tratta di un approccio per la cui piena comprensione è utile ricordare l’oggetto sociale del gruppo. L’azienda, sebbene le attività spesso siano trasversali, divide i ricavi in tre linee di business: Tecnologie, Applicazioni e Processi. La prima area (Tecnologie) comprende l’ottimizzazione e arricchimento di soluzioni hi tech di grandi vendor, da adeguare alle esigenze delle singole aziende/clienti (60,6% del fatturato del primo trimestre del 2023). La seconda, invece, sono per l’appunto le Applicazioni. Qui (25,6% del giro d’affari) è ricondotta la realizzazione di soluzioni software verticali per l’impresa. Infine: i Processi. Di fatto la consulenza (13,8% delle vendite).
Innovazione e Ai
Ciò detto uno sforzo è sul fronte dell’innovazione. Qui Reply conferma l’impegno, medio annuo, intorno al 5% dei ricavi. A ben vedere la percentuale riferita specificatamente alla Ricerca e sviluppo è inferiore e si assesta a circa il 2% del fatturato. Sennonché a questi esborsi deve aggiungersi l’impegno, considerato essenziale dalla società, nella formazione del personale. Con il che si raggiunge il maggiore valore indicato.
Al di là della singola cifra percentuale, gli investimenti sono, attualmente, in gran parte indirizzati verso l’Artificial intelligence (Ai). In particolare quella generativa. Così, ad esempio, può ricordarsi la controllata Ki Reply che è concentrata sullo sviluppo e realizzazione di soluzioni, le quali permettono una più efficiente e rapida scrittura dei codici per software. Oppure può rammentarsi la “costruzione” di prodotti che consentono la stessa generazione di testo. Tra gli altri: documenti legali o commerciali per un’impresa. Ancora: il gruppo informatico italiano investe nell’offerta di servizi in grado di integrare, ed estendere, le potenziali di ChatGPT che - è l’indicazione - sta diventando un vero ecosistema tecnologico a sé stante. A ben guardare, quindi, l’impegno sul fronte dell’Ai è vasto e si articola su ulteriori settori (dal cosiddetto “Digital human” fino alla robotica e al cloud computing). Il segno, da un lato, della pervasività della nuova tecnologia; e, dall’altro, dell’impegno (non da oggi, va detto) di Reply di sfruttare la nuova onda innovativa.
Il rischio normativo
Sennonché il risparmiatore esprime una preoccupazione. La crescita del business legato all’Artificial intelligence ha attratto l’interesse anche di authority e legislatori. Una contesto dove, al di là dei temi etici, può concretizzarsi il rischio regolamentare il quale può frenare la diffusione dell’Ai e della stessa Reply. Il gruppo non condivide il timore.Si tratta, viene ricordato, di un’ evoluzione della tecnologia molto importante. Un passaggio che, da un lato, è già di per sé difficile da fermare; e che dall’altro è agevolato, nella sua espansione, anche dai grandi investimenti miliardari che si vanno concretizzando. Inoltre, dice sempre l’azienda, le regole in arrivo – peraltro necessarie – permetteranno di affrontare temi quali: trasparenza, privacy, uguaglianza e diritti di autore. Le norme, cioè, consentiranno di gestire l’Ai e non di bloccarla. Di conseguenza Reply non vede un particolare problema sul tema in oggetto.
Fin qui alcune considerazioni su Artificial intelligence e impegno nell’innovazione. Altro fronte storicamente rilevante per la società è, però, quello delle acquisizioni. Nel 2022 il gruppo ha perfezionato lo shopping del 100% della tedesca Fincon (attiva nella consulenza sulla trasformazione digitale) e della francese Wemanity, per un controvalore complessivo di 174 milioni. Si tratta di una strategia di M&A che prosegue e il gruppo ha al vaglio – come di consueto – vari dossier. Ciò detto, qual è l’identikit del potenziale target? Con riferimento alle geografie, il focus è su Usa ed Europa. In particolare, rispetto al Vecchio continente, si guarda soprattutto a Gran Bretagna, Francia e Germania. In generale, comunque, la strategia varia da Paese a Paese.
Il mondo americano
In tal senso, riguardo all’America, il ragionamento è il seguente. Il gruppo è presente essenzialmente in tre zone: a Seattle, nell’area di Chicago-Detroit e ad Atlanta. Ebbene: riguardo alla prima area, dove la società ha un’importante collaborazione con Microsoft, l’idea è di guardare ad eventuali realtà complementari al business in essere. Con riferimento, invece, alla seconda zona Reply è attiva nel manifatturiero. Così boutique presenti, ad esempio, nella logistica o nell’IoT possono entrare nel radar del gruppo. Infine, rispetto alla città nel sud degli Usa (Atlanta) può rilevarsi che un ambito dove l’azienda ha bisogno di crescere è la customer experience. Insomma: la volontà di espandersi anche per linee esterne rimane. Un approccio il quale, tra le altre cose, potrà contribuire a centrare l’obiettivo di avere più del 50% dei ricavi realizzati all’estero. Il target, seppure il mercato domestico stia dando soddisfazioni oltre le attese, è considerato abbastanza vicino. Nel medio periodo.
Dall’internazionalizzazione dell’azienda alle linee di business. Al 31/3/2023 la divisione dei ricavi rispetto alle tre aree è la seguente: le Tecnologie pesano per il 60,6%; le Applicazioni generano il 25,5% delle vendite mentre i Processi valgono il 13,8% del giro d’affari. Una ripartizione che, nel medio periodo, si modificherà? La risposta è negativa. In linea di massima, seppure possa ipotizzarsi l’incremento del peso delle tecnologie, la divisione dovrebbe rimanere più o meno la stessa.
Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? Il mondo è più complicato. Il risparmiatore rimarca il fatto che lo scontro tecnologico tra Usa e Cina aumenta. Una situazione la quale, oltre a creare tensioni in generale nel comparto dell’Ict, può impattare i grandi vendor e, di conseguenza, la stessa Reply. Il gruppo rigetta la preoccupazione. Dapprima, viene ricordato, la società è una realtà europea e, come tale, non è direttamente coinvolta nella disputa. Inoltre, è l’indicazione, l’eventuale rimodulazione dei processi di globalizzazione inevitabilmente fa aumentare, ad esempio in Occidente, la concorrenza e, quindi, gli investimenti. Un contesto che agevola il business di Reply. Infine, conclude il gruppo, gli ipotetici problemi sui grandi vendor – che ad oggi non si vedono – richiederanno eventuali mutamenti di strategia da parte di Reply. Cambiamenti in cui la società, viene spiegato, ha già mostrato nel passato, grazie alla sua flessibilità, di essere efficiente.
La frenata economica
Al di là di ciò, però, può ulteriormente obiettarsi che, rimanendo su tematiche macro, la stretta sui tassi per mano di Fed e Bce ha indotto diverse economie in recessione. Un contesto il quale può fare soffrire l’attività di Reply. La frenata economica, indica il gruppo, è reale e tuttavia sul futuro l’azienda professa fiducia. In primis, viene ricordato, la società è attiva in aree d’innovazione che sono essenziali per la sopravvivenza stessa dei suoi clienti/imprese. Quindi è improbabile che vengano tagliati gli investimenti. Non solo. L’azienda ricorda, basta in tal senso pensare all’Ai, che siamo di fronte a processi di evoluzione tecnologica strutturali i quali da un lato, crisi o non crisi, proseguono; e, dall’altro, implicano grandi finanziamenti. A fronte di ciò il gruppo, nonostante i timori sulla congiuntura, prevede un 2023 positivo sia rispetto ai ricavi che alla redditività. Già, la redditività. Nel primo trimestre del 2023 quella di Reply, analogamente ai ricavi, è aumentata. Il fatturato è salito a 520,6 milioni mentre il risultato operativo è arrivato a 65,58 milioni. Sennonché il timore riguarda la dinamica dell’inflazione. In particolare il suo impatto sul costo del lavoro che ha contribuito ad aumentare gli oneri operativi (sempre nel primo quarter). La società, sul tema in oggetto, non vede particolari problemi. Il rialzo dei costi, è l’indicazione, da un lato viene controbilanciato con il passtrough; e, dall’altro, è anche l’effetto dell’M&A realizzato nel 2022. Acquisizioni che - a fronte della necessità di far trascorrere un certo lasso di tempo per adeguare le nuove realtà alla redditività del gruppo - inevitabilmente incidono sui costi. Ciò detto Reply indica che il rapporto tra oneri e ricavi attualmente vale il 53-54%. Una percentuale considerata, vista la stessa crescita, di assoluta soddisfazione e che non desta timori.
Per approfondire:
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