Resa dei conti in ePrice, scontro tra Arpe e Ainio
Nei giorni scorsi Sator ha depositato una richiesta di integrazione all’ordine del giorno per l’avvio di un’azione di responsabilità nei confronti del presidente e ad
di Andrea Biondi
3' di lettura
Scontro senza esclusione di colpi in casa ePrice. Matteo Arpe – secondo azionista con Arepo BZ il veicolo controllato da Sator Private Equity Fund e che detiene il 20,85% della società di e-commerce – chiede una resa dei conti all’assemblea del 12 novembre, già convocata per l’approvazione di un aumento di capitale da 20 milioni. Nei giorni scorsi, infatti, Sator ha depositato una richiesta di integrazione all’ordine del giorno per l’avvio di un’azione di responsabilità nei confronti del presidente e ad Paolo Ainio.
Atmosfera incandescente dunque nella società sbarcata nel 2015 sul segmento Star di Piazza Affari, e che dalla scorsa primavera è attraversata da un susseguirsi di accuse e repliche fra due personaggi come Matteo Arpe e Paolo Ainio – ex ad di Capitalia uno e fondatore di Virgilio.it l’altro che di ePrice è primo socio con il 22,8% delle quote – che per sei anni hanno unito i loro percorsi in questa società nata nel 2002 per volontà di Ainio e arrivata a oggi dopo aver venduto a Mondadori la parte di Banzai Media.
Ai ferri corti i due arrivano in primavera quando Matteo Arpe chiede in sede di rinnovo del cda, senza successo, discontinuità nel management e quindi la sostituzione di Paolo Ainio. L’assemblea già convocata per il 12 novembre rappresenta così per Sator l’occasione per lanciare, e in maniera virulenta, il guanto di sfida. La relazione di Arepo con il suo j’accuse ricostruisce innanzitutto l’andamento del titolo ePrice: 6,75 euro al momento della quotazione con capitalizzazione a 279 milioni e 0,607 euro con 25,06 milioni di capitalizzazione al 18 ottobre. «Le ragioni di una così manifesta perdita di valore», scrive Arepo, «vanno essenzialmente ricondotte alla manifesta incapacità di management di cogliere le tendenze di mercato e quelle che appaiono sistematiche negligenze e imprudenze nella pianificazione degli obiettivi industriali e degli investimenti della società». La relazione evidenzia poi piani industriali (5) che si sono avvicendati senza successo, «un assorbimento di cassa per oltre 130 milioni dall’Ipo a oggi» e imputa ad Ainio il ritardo nell’adozione «di opportune misure volte a porre rimedio». Proprio sull’aumento di capitale Arepo parla di una risposta in assemblea dei soci del 16 aprile che sembrava scongiurare questa eventualità, poi invece verificata.
Rilievi sono poi mossi nella strutturazione dell’operazione di ricapitalizzazione, preceduta da una trattativa con il fondo Omni Partners ma con tanto di break-up free. Sotto accusa anche l’investimento nel polo logistico di Truccazzano che ha portato «in due anni perdite per 4 milioni» e l’acquisizione del 15% (con l’erogazione di finanziamenti soci infruttiferi per 1,15 milioni) in Click ad Quick Distribution Srl, poi fallita il 26 giugno 2019.
Da qui la richiesta di azione di responsabilità inviata a ePrice e per conoscenza alla Consob chiedendo, peraltro, che Ainio non prenda parte alle votazioni. La risposta è arrivata sia dal board di ePrice sia da Ainio. Il cda, riunito lunedì 28, ha deliberato di accettare la richiesta di integrazione, ma mettendo i puntini sulle “i” quando, ad esempio esprime «forte preoccupazione per il tono e la tempistica della richiesta» e comunque ribadendo «l’assoluta correttezza del proprio operato». Il board è intervenuto anche sulla vicenda Omni Partners conclusa il 23 settembre con la delibera per «non estendere il diritto di esclusiva a Omni Partners non avendo la società, entro la scadenza dell’esclusiva, ricevuto le informazioni richieste».
A replicare poi è lo stesso Ainio con una sua relazione in cui stigmatizza, fra le varie cose, il fatto che le contestazioni di Arepo «intendono sindacare in modo inammissibile ex post scelte gestorie prese collegialmente» dal Cda. Ainio ha poi ricordato che «Arepo è sempre stata rappresentata nel Consiglio d’amministrazione» e che in aprile «ha potuto comunque ottenere la nomina» di un suo candidato, «Moshe Sade Bar che come a voi noto ha positivamente contribuito alle decisioni critiche di queste ultime settimane». La relazione va a rispondere punto su punto alle accuse. Conclusione: «Ribadisco la mia disponibilità personale a mettere a disposizione le mie deleghe». Appuntamento all’ok corral del 12 novembre.
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