Restituiti 17mila euro allo spacciatore che al momento dell’arresto aveva ceduto solo due dosi
Non possono essere confiscate somme che, solo ipoteticamente, sono il ricavato di precedenti cessioni di droga e sono destinate ad ulteriori acquisti
di Patrizia Maciocchi
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Vanno restituiti allo spacciatore i 17 mila euro confiscati, se la misura riguarda solo il reato commesso in flagranza, e dunque la cessione di due dosi di cocaina da 0,5 grammi l’una. E non importa se sia ipotizzabile che le somme siano il ricavato di precedenti vendite di stupefacenti o siano destinate ad ulteriori acquisti di sostanza. La Cassazione, con la sentenza 40439, una volta affermata l’impossibilità di confiscare sulla base di supposizioni, accoglie il ricorso dell’uomo e annulla la confisca del denaro trovato nella disponibilità dell’imputato perché considerata sproporzionata. L’imputato era finito in carcere a dicembre 2022, quando la Guardia di Finanza di Ponte Chiasso lo aveva sorpreso a vendere due dosi cocaina a un giovane svizzero. Il pusher aveva in tasca altri 60 grammi di droga e nel b&b di Como dove alloggiava i militari avevano trovato i 17mila euro, per cui aveva patteggiato 2 anni di reclusione. La Cassazione ha ritenuto però che la confisca del denaro in quanto profitto del reato può essere motivata solo in proporzione allo spaccio di droga e non alla detenzione: nella fattispecie le due dosi cedute al consumatore, non i 60 grammi trovati in un secondo momento. Secondo i giudici, «il carattere assolutamente sproporzionato tra l’ammontare del denaro in sequestro e la modesta quantità di sostanza stupefacente venduta renderebbe manifestamente illogica qualunque tesi volta a sostenere la diretta derivazione e/o il rapporto di diretta pertinenzialità del denaro rispetto alla cessione della cocaina».
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