Rete per auto elettriche, l’Italia avanza con 50 punti di ricarica a settimana
di Elena Comelli
4' di lettura
La domanda fondamentale sull'uovo e la gallina è sempre la stessa: nasce prima il mercato dell'auto elettrica o l'infrastruttura di ricarica? In Italia, la risposta tende decisamente verso la seconda ipotesi. In un Paese dove l'auto elettrica è poco diffusa, infatti, ci sono invece tantissime colonnine. Con meno di 25mila auto elettriche immatricolate, si contano almeno 8mila punti di ricarica e il numero aumenta rapidamente, visto che EnelX sta installando circa 50 punti di ricarica alla settimana. Un'enormità rispetto a Paesi con un parco di veicoli elettrici ben più consistente, come la Norvegia che ha 274mila auto elettriche (una ogni 20 norvegesi, compresi i bambini) e meno di novemila punti di ricarica, o il Regno Unito che ha 212mila auto elettriche e 17mila punti di ricarica. Non a caso, l'Italia è rientrata nella Top Ten globale dei Paesi migliori per girare con un'auto elettrica, ottenendo uno strepitoso sesto posto (al primo posto gli Usa) in base alla graduatoria di Comparethemarket.com.
“Il problema principale, in Italia, non è la quantità dei punti di ricarica, che sono tanti, ma il fatto che non si possano installare colonnine di ricarica in autostrada”, spiega Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente. “In questo modo, gli unici che hanno davvero bisogno di una ricarica, cioè gli automobilisti che stanno facendo un viaggio lungo, sono costretti a uscire dall'autostrada per ricaricare la batteria”. Tutti gli altri, ragiona Poggio, difficilmente avranno bisogno di una colonnina pubblica, perché potranno sempre ricaricare la macchina a fine giornata nel garage di casa.
Nel dettaglio, secondo l'elaborazione di Legambiente su dati EvWay, dallo scorso anno si è passati da 2.368 a 5.507 prese disponibili omologate per automobili e ricariche veloci (quindi con una potenza superiore agli 11 kilowatt) e da 1.885 a 2.684 prese di ricarica per due ruote e ricariche lente (inferiori agli 11 kilowatt di potenza). Fra gli operatori elettrici più attivi in questo mercato c'è EnelX, che guida decisamente la corsa alla decarbonizzazione della mobilità con 4220 stazioni di ricarica installate in tutto. Il resto se lo spartiscono EWay in Trentino, A2A in Lombardia, Duferco in Liguria e Val d'Aosta, Hera in Emilia Romagna, Eni, Edison e altri operatori minori. A contribuire alla crescita della mobilità elettrica c'è anche Tesla, che entro il 2020 dovrebbe installare una nuova ondata di Supercharger, le sue stazioni di ricarica proprietarie.
I numeri, però, ci dicono che l'Italia viaggia a due velocità anche su questo fronte. In Lombardia troviamo il maggior numero di prese per automobili: ben 1134, più che raddoppiate rispetto allo scorso anno (erano 519) e 499 prese per le due ruote. In Trentino-Alto Adige siamo a 709 prese per le auto (erano 354 nel 2018) e a 200 per le due ruote. Anche in Veneto si assiste a una crescita esponenziale delle ricariche veloci per auto, passate in un anno da 144 a 528. La Toscana si piazza invece al primo posto per le infrastrutture dedicate alle due ruote con ben 699 prese (contro 524 prese per le auto). Calabria (79), Sardegna (76), Abruzzo (48), Basilicata (27) e Molise (8) chiudono la classifica.La domanda fondamentale sull’uovo e la gallina è sempre la stessa: nasce prima il mercato dell’auto elettrica o l’infrastruttura di ricarica? In Italia, la risposta tende decisamente verso la seconda ipotesi. In un Paese dove l’auto elettrica è poco diffusa, infatti, ci sono invece tantissime colonnine. Con meno di 25mila auto elettriche immatricolate, si contano almeno 8mila punti di ricarica (di solito due per colonnina) e il numero aumenta rapidamente, visto che EnelX sta installando circa 50 punti di ricarica alla settimana. Un’enormità rispetto a Paesi con un parco di veicoli elettrici ben più consistente, come la Norvegia che ha 274mila auto elettriche (una ogni 20 norvegesi, compresi i bambini) e meno di novemila punti di ricarica, o il Regno Unito che ha 212mila auto elettriche e 17mila punti di ricarica.
«Il problema principale, in Italia, non è la quantità dei punti di ricarica, che sono tanti, ma il fatto che non si possano installare colonnine di ricarica in autostrada», spiega Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente. «In questo modo, gli unici che hanno davvero bisogno di una ricarica, cioè gli automobilisti che stanno facendo un viaggio lungo, sono costretti a uscire dall'autostrada per ricaricare la batteria».
Nel dettaglio, secondo l'elaborazione di Legambiente su dati EvWay, dallo scorso anno si è passati da 2.368 a 5.507 prese disponibili omologate per automobili e ricariche veloci (quindi con una potenza superiore agli 11 kilowatt) e da 1.885 a 2.684 prese di ricarica per due ruote e ricariche lente (inferiori agli 11 kilowatt di potenza). Fra gli operatori elettrici più attivi in questo mercato c'è EnelX, che guida decisamente la corsa alla decarbonizzazione della mobilità con 4220 stazioni di ricarica installate in tutto.
I numeri, però, ci dicono che l'Italia viaggia a due velocità anche su questo fronte. In Lombardia troviamo il maggior numero di prese per automobili: ben 1134, più che raddoppiate rispetto allo scorso anno (erano 519) e 499 prese per le due ruote. In Trentino-Alto Adige siamo a 709 prese per le auto (erano 354 nel 2018) e a 200 per le due ruote. Anche in Veneto si assiste a una crescita esponenziale delle ricariche veloci per auto, passate in un anno da 144 a 528. Calabria (79), Sardegna (76), Abruzzo (48), Basilicata (27) e Molise (8) chiudono la classifica.
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