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Rete Unica, Tim allunga i tempi ma toglie l’esclusiva a Cdp

Il board decide di prorogare la trattativa a fine novembre ma potranno inserirsi altri. Prossimo cda il 9 novembre: sul tavolo trimestre e governance da verificare

di Andrea Biondi e Marigia Mangano

Aggiornato sabato 29 ottobre con il comunicato di Tim

(REUTERS)

4' di lettura

Via libera alla proroga della trattiva con Cdp sulla Rete, ma senza esclusiva. È questo il verdetto emerso al termine del Consiglio di amministrazione di Tim chiamato a decidere sull’estensione della timeline del memorandum sulla rete unica chiesta da Cdp e Open Fiber il 10 ottobre.

Nella tarda serata di venerdì non era ancora arrivato il comunicato del gruppo telefonico (pubblicato poi sabato mattina), dato in arrivo per mettere nero su bianco la decisione che il Cda ha preso a valle di una riunione che ha velocemente smarcato la questione.

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Carte rimescolate

A questo punto sembra giocoforza destinato a cambiare in corsa il piano di creazione della Rete Unica. La scelta di far cadere l’esclusiva rimescola le carte intorno al destino della Netco, la società dove l’ex monopolista trasferirà la rete e Sparkle. Se la nuova scadenza al 30 novembre per un’offerta non binding, con un traguardo al 2023 per l’offerta vincolante, significa nei fatti concedere tempo in più (l’offerta definitiva doveva arrivare entro il 31 ottobre), è altrettanto vero che nuovi attori, come i fondi, si possono affacciare, complicando da un lato la stessa trattativa della Cdp, obbligata a tener conto dei valori offerti dai concorrenti, e accelerando un processo che finora ha registrato diversi stop and go.

Certo, dalle parti della Cdp – da cui non si commenta – sul piatto della bilancia viene messo anche il fatto di essere sul dossier da tempo. E quindi di avere un possibile vantaggio competitivo rispetto a soggetti che si avvicinano ora alla questione che – l’esperienza del passato non lascia dubbi – è spinosissima. Il nodo vero, però, più che i tempi è quello delle valutazioni. E della distanza fra i valori sui quali si sarebbe attestata Cdp (15-17 miliardi) e i desiderata del primo azionista Vivendi (sopra i 30).

Il memorandum era stato sottoscritto a maggio per dare vita al progetto di integrazione tra le reti di Tim e Open Fiber, società detenuta a maggioranza da Cdp Equity. Le parti, nel documento del 29 maggio, avevano indicato che l’operazione potesse avvenire mediante la separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di Tim e l’integrazione delle prime con la rete controllata da Open Fiber con modalità da definirsi. Siglato da Cdp Equity, Kkr (il fondo socio al 37,5% di Fibercop), Macquarie, Open Fiber e Tim, il memorandum arriva così a uno snodo.

L’ipotesi quota di minoranza

L’impressione, negli ambienti finanziari, è che in presenza di valutazioni giudicate congrue, il gruppo guidato da Pietro Labriola possa valutare la vendita di una quota di minoranza, magari destinata ad attori che già in passato hanno manifestato un forte interesse per l’asset. Spicca, tra questi, il fondo Kkr, pronto a lanciare un’offerta pubblica di acquisto sull’intera Tim, operazione mai decollata. Si vedrà. Anche perché andrà capita la direzione verso la quale il nuovo Governo vorrà spingere il progetto che in campagna elettorale è stato oggetto di forti critiche da parte di FdI intenzionata, dall’altra parte, a mantenere la rete, pubblica, in Tim e vendere i servizi.

Nell’attesa, il progetto Rete Unica resta appeso anche al parere dell’Ue che secondo indiscrezioni nelle scorse settimane sarebbe stata interpellata informalmente dagli attori coinvolti. «La transazione con la quale dovrebbe essere unificata la rete di Tim con quella di Open Fiber non ci è stata notificata. Sta alle parti valutare se una transazione supera le soglie rilevanti e ci deve essere notificata, quindi allo stato non abbiamo commenti», ha dichiarato la portavoce della Commissione Europea per la Concorrenza Arianna Podestà, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, in merito alle indiscrezioni rilanciate ieri dalla Reuters secondo le quali la Commissione avrebbe anticipato a Tim e Open Fiber che, se l’operazione dovesse procedere, potrebbe chiedere la dismissione di parti della rete.

Tensioni sulla governance

Lo sguardo ora in realtà è puntato sul cda del 9 novembre: quello in cui il board sarà chiamato al varo dei conti del trimestre. Un appuntamento cui si arriva dopo mesi di tensioni sul tema governance che hanno visto il presidente Salvatore Rossi finire nel mirino soprattutto di Vivendi che ha messo anche nero su bianco perplessità che dal generale della governance arrivavano evidentemente al ruolo di Rossi e a quello di Giovanni Gorno Tempini nella sua doppia veste di presidente di Cdp e consigliere Tim. Ci sarà da sostituire l’ad Renault Luca De Meo che ha lasciato il Consiglio. Indiscrezioni di mercato riportano con sempre maggiore insistenza di una possibile cooptazione di Massimo Sarmi, attuale presidente Fibercop.

Il comunicato di Tim

Sabato mattina è infine arrivato il comunicato ufficiale. «Tim - si legge - ha siglato con Cdp Equity (CDP), Teemco Bidco (società lussemburghese controllata da uno o più fondi gestiti da Kkr), Macquarie e Open Fiber un accordo di modifica del protocollo di intesa non vincolante (Memorandum of Understanding) relativo al progetto di integrazione tra le reti di Tim e Open Fiber, sottoscritto lo scorso 29 maggio che ne proroga l’efficacia al 30 novembre 2022, fatta eccezione per gli obblighi di esclusiva che vengono meno a far data dal prossimo 31 ottobre».

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