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Retribuzioni, nella Pa il gap è ridotto: paga più alta ma (pochi) under 30

Diverso il sistema previsto dal nuovo contratto per i passaggi di carriera

di Michela Finizio

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

Il divario retributivo tra under 30 e over 54 negli uffici pubblici è inferiore rispetto al settore privato, ma ad occupare la sedia nella pubblica amministrazione sono solo 234mila giovani contro 1,36 milioni di colleghi senior. L’83% in meno, in base ai dati Inps sul pubblico impiego pubblicati nell’ultima relazione annuale.

Le statistiche sulle retribuzioni e sulle giornate lavorative dei dipendenti pubblici (gestione ex Inpdap) riflettono anni di blocco delle assunzioni e delle progressioni retributive. Per i rari impiegati under 30 la retribuzione giornaliera risulta pari a 92 euro, contro i 113 euro riconosciuti agli adulti tra i 30 e i 54 anni e i 123 euro degli over 54. La forbice, tra i più giovani e i più anziani, si attesta intorno al 25 per cento, un gap che nel settore privato arriva al 39 per cento.

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C’è più equilibrio, rispetto al settore privato, anche nelle ore lavorate: 207 giornate retribuite pro capite per chi ha meno di 30 anni, a fronte di 290 per i colleghi con più di 54 anni. A incidere sono i part-time e i contratti a termine. «I giovani che vengono assunti oggi per il Pnrr negli uffici ministeriali - racconta Florindo Oliviero, segretario nazionale per la Funzione pubblica della Cgil - sono tutti a tempo determinato». Un esempio per tutti: gli 8mila posti assegnati dal ministero della Giustizia per i funzionari dell’ufficio del processo.

I dati sul gap generazionale dei dipendenti pubblici raccontano l’urgenza di rinnovamento degli uffici, proprio mentre si cerca di attuare un programma di assunzioni senza precedenti che - per sostenere tutti i capitoli attuativi del Pnrr - complessivamente prevede 24mila nuove posizioni. Dinanzi al recente flop di diversi concorsi pubblici, però, qualcosa sembra non funzionare. «Uno dei motivi per cui non si partecipa ai concorsi - commenta Olivero - è proprio il gap retributivo. È difficile trovare qualcuno se il giovane lo chiami a lavorare perché ha maggiori competenze e lo paghi meno del collega anziano, che spesso si trova a dover sostituire, magari proponendogli un ufficio a chilometri di distanza da casa».

Dopo anni di blocco delle progressioni economiche, inoltre, i giovani faticano a vedere nella Pubblica amministrazione la possibilità di fare carriera. Proprio per incidere su questo aspetto, il nuovo contratto per le Funzioni centrali entrato in vigore il 9 maggio scorso ha introdotto un importante cambiamento. «Le progressioni economiche - spiega il segretario Cgil - saranno meno vincolate alla sola anzianità, ci sarà un maggiore dinamismo. Ogni tre anni tutto il personale potrà concorrere a una procedura per l’avanzamento. L’anzianità darà un maggior punteggio, così come verrà favorito chi è “fermo” da almeno sei anni, ma potranno partecipare tutti».

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