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Retrospettiva romana per Lucio Fontana

In mostra dagli Ambienti spaziali, ai Concetti spaziali per arrivare ai Tagli e alle Ova

di Giorgia Basili

Lucio Fontana, Gesù aiutato dal Cireneo a portare la Croce, V stazione, 1947, terracotta smaltata, dipinta, lustrata e terzo fuoco, nero, giallo, amaranto e oro

2' di lettura

Quando una nuova sede di Tornabuoni nasce, la galleria - fondata a Firenze nel 1981 da Roberto Casamonti - apre la sua programmazione con Lucio Fontana. È ormai una sorta di rituale. Anche stavolta, con l’inaugurazione del nuovo satellite romano - a due passi da Piazza di Spagna, Tornabuoni dedica una retrospettiva al grande artista. L’esposizione presenta una varietà di opere che rispecchia il cammino di Fontana verso lo Spazialismo e termina, anche visivamente, a colpo d’occhio sulla parete estrema del lungo corridoio-cannocchiale, con le terrecotte invetriate della Via Crucis (1947). Le figure emergono dal fondo con il loro dinamismo concitato. Le uniche tra le stazioni che si differenziano per le tonalità e la staticità del soggetto principale sono: Gesù consola le pie donne – VIII stazione, 1947 e Gesù muore sulla croce – XII stazione.

La curatela è sempre stata affidata a Enrico Crispolti, che è scomparso nel 2018, per questo è votata alla sua memoria e si avvale dell’apporto critico di Luca Massimo Barbero.

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I tagli

Il percorso inizia con una gouache su carta, nero su fondo viola, Ambiente spaziale del 1948, quindi dell’anno successivo alla gestazione di Via Crucis. Si passa poi ai Concetti Spaziali del 1953, rosso e bruno su fondo bianco con schegge di vetro rosse, del 1956 pastello grasso, vetri e buchi su velluto nero, del 1957 con tecnica mista e lustrini. Finalmente, l’ulteriore passo avanti: i tagli tra il 1959 e il 1960 iniziano ad assumere un “carattere più imperativo e solitario”, come si riscontra in Attese del ’59 ove il taglierino passa diagonalmente sulla tela sagomata e lavorata con idropittura blu-grigio scuro o nell’esemplare con tre tagli apportati verticalmente sulla superficie esagonale arancione intenso. Un tripudio di materia pittorica dal carattere barocco è riscontrabile invece nel Concetto spaziale del 1961 con la pittura verde e oro distribuita sulla tela in solchi corsivi e onde trasversali tramite la pressione digitale; la fenditura estremamente carnale ha i bordi leggermente estroversi con i dentelli del taglio visibili.

A sinistra: «Concetto spaziale, attesa» 1965, idropittura su tela rosso, 66x53 cm; a destra «Concetto spaziale, attesa» 1966, idropittura su tela, blu, 61x50 cm

Come scrive Crispolti, Fontana riesce a purificare “la superficie dall'ipertrofia materica dell'Informale” e nella serie delle Attese del 1964-1965 ciò si fa evidente: il taglio è sempre più netto e pulito, lo squarcio si apre su uno spazio nero potenzialmente infinito.Chiude il cerchio Concetto spaziale. La fine di Dio tela sagomata verde mela, particolarmente brillante, parte della serie che verrà definita da Gillo Dorfles “le ova”.

Lucio Fontana, «Concetto spaziale» 1964, olio, lacerazione, e graffiti su tela, oro,81x66 cm

A margine usiamo le sue parole: “L'ovo: il germe, l'embrione d'un nuovo essere; ma anche la matrice spirituale, il microcosmo, la forma che in sé comprende ogni futura esistenza; e anche l'uovo di Pasqua, simbolo tradizionale della Resurrezione, simbolo d'una doppia nascita. L'uovo gigante: sinonimo del Mondo e della Creazione: forza formante e formativa, che non è più quella della Sfera dalla circonferenza perfetta ma quella di una sfera che s'accascia, si appiana, tende verso il basso, pesante, gravida delle sue forze incluse, come la goccia, il seme, il pistillo, l'alambicco”.

Lucio Fontana, Roma, Galleria Tornabuoni, fino al 15 luglio



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