Riaprono i musei, ma chi ci andrà?
Dopo l'emergenza , l'ok del Governo per riaprirli, ma non tutte le Regioni sono pronte. Costi elevatissimi, contingentamento dei visitatori e nuova domanda potrebbero provocare danni irreparabili
di Roberta Capozucca
6' di lettura
Lunedi 18 maggio, in concomitanza con le celebrazioni dell' International Museum Day promosso da ICOM , è stato il giorno scelto dal Governo per la riapertura dei musei nella Fase 2 dell'emergenza legata al coronavirus. Certo è stata un'apertura parziale, che ha interessato solo quelle istituzioni in grado di garantire la sicurezza dei lavoratori e dei visitatori.
Sulla base delle disposizioni previste dal Dpcm 17 maggio 2020 , al momento sono 14 i luoghi della cultura statali di nuovo accessibili al pubblico. Nella prima giornata hanno riaperto il Museo Archeologico Nazionale della Siritide a Policoro, il Museo Nazionale d'Arte Medievale e moderna di Palazzo Lanfranchi a Matera, il Parco Archeologico di Venosa, Castel Sant'Elmo a Napoli, la Certosa di San Lorenzo a Padula, il Parco di Capodimonte a Napoli, il Parco Archeologico di Paestum e Velia, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea a Roma. Nella seconda, invece, è toccato all'Anfiteatro Romano di Santa Maria Capua Vetere, della Galleria Borghese di Roma, del Museo Archeologico Nazionale di Palestrina e Santuario della Fortuna Primigenia, del Museo delle Civiltà di Roma, del Museo del Paleolitico di Isernia e del Parco del Museo nazionale di Villa Pisani a Stra. Ci vorrà, invece, ancora qualche giorno per i musei della Lombardia, della Toscana, del Piemonte e del Veneto, che dovrebbero riaprire le proprie porte entro fine mese; c'è anche una nuova data per la tanto attesa mostra “Raffaello 1520 -1483” presso le Scuderie del Quirinale, fissata per il 2 giugno e prorogata fino al 30 agosto.
Regole per la riapertura
Per offrire alle istituzioni un quadro di riferimento entro cui operare, la Direzione Generale Musei del Ministero per i Beni Culturali ha inaugurato una pagina web dedicata all'emergenza. Al momento, oltre alle “Linee guida per la riapertura dei musei e dei luoghi della cultura statali” previsti dagli articoli 42 e 43 del decreto legislativo n° 169 del 2 dicembre 2019 (Circolare 26 anno 2020), sono state pubblicate anche le “ Indicazioni del Comitato tecnico scientifico per la riapertura dei musei e degli altri luoghi della cultura ” e la Dichiarazione congiunta concernente la riapertura degli Istituti e luoghi della cultura in attuazione del Protocollo di accordo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici per l'emergenza sanitaria Covid-19.
Come stabilito e descritto sul sito del MiBACT, mentre alcune norme dipenderanno dalla tipologia degli spazi, dalle dimensioni e dalla concentrazione dei flussi di visitatori, altre saranno estese indistintamente a ogni sito culturale.
Queste sono:
• Predisporre un'adeguata segnaletica sulle norme da seguire all'interno degli spazi
• Definire uno specifico piano d'acceso per i visitatori, organizzando ingressi contingentati per fasce orarie in modo da non gravare sugli orari di punta e implementando sistemi di prenotazione online
• Impiegare segnaletica e barriere fisiche per far rispettare la distanza fisica di almeno un metro anche presso la biglietteria e gli sportelli informativi, nonché all'esterno dei siti
• Regolamentare l'utilizzo di ascensori, depositi e guardaroba
• Predisporre in tutti i locali dispenser di soluzioni igienizzanti per le mani in più punti
• Utilizzare mascherine e dispositivi di protezione sia per i visitatori che per il personale
• Rilevare la temperatura corporea e rifiutare l'accesso in caso di temperatura superiore a 37,5°
• Prevedere percorsi a senso unico
• Garantire la pulizia e la disinfezione giornaliera degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni, prestando particolare attenzione alle superfici di contatto di frequente utilizzo
• Favorire l'utilizzo di dispositivi personali per i supporti informativi, in caso di utilizzo di audioguide queste andranno sanificate ogni volta
Musei in crisi finanziaria, riusciranno a riaprire?
Proprio in occasione della Giornata Internazionale dei Musei, UNESCO e ICOM hanno confermato i dati allarmanti che riguardano il settore museale. L' analisi , presentata dai due enti, rivela che il 13% dei musei di tutto il mondo potrebbe non essere più in grado di riaprire a causa dei mancati incassi durante i mesi di chiusura, perdite che per tre musei su cinque ammonterebbe a circa 20mila euro a settimana come riportato dallo studio condotto dal Network of European Museum Organisations (NEMO).
Proprio per far fronte a questa mancanza di liquidità, con il Decreto Rilancio sono state approvate due misure significative, entrambe con una dotazione finanziaria di 100 milioni di euro. La prima è specifica al sostegno dei musei statali colpiti dai mancati introiti da biglietteria, mentre la seconda è finalizzata a promuovere investimenti in favore del patrimonio culturale attraverso la partecipazione di soggetti privati. Quest'ultima, il cosiddetto Fondo Cultura , è destinata più in generale a sostenere tutti gli operatori (aziende pubbliche e private, parapubbliche, cooperative, associazioni e singoli professionisti) che potranno accedere in maniera agevolata al credito per la spesa corrente con restituzioni a lunghissimo termine. L'istruttoria delle operazioni vede coinvolta la Cassa Depositi e Prestiti che gestirà 50 milioni di euro per la parte relativa alle operazioni di ampliamento, restauro e ristrutturazione dei luoghi culturali e il Credito Sportivo che, invece, amministrerà gli altri 50 milioni di euro per l'organizzazione di eventi culturali con la partecipazione degli istituti bancari nazionali. Come afferma il presidente di Federculture , Andrea Cancellato: “la costituzione del Fondo non è solo una prima risposta alla più immediata delle esigenze dei soggetti della cultura di disporre della liquidità necessaria per far fronte alle necessità di spesa, ma è anche uno strumento che metterà le imprese in condizione di affrontare questa nuova, difficile, fase in cui sarà necessario riprogettare modelli produttivi, modalità di fruizione, forme organizzative. Confidiamo ora che l'iter di legge prosegua rapidamente per rendere operativo il Fondo Cultura e le altre misure: è indispensabile per dare una prospettiva di rilancio alle imprese e ai lavoratori della cultura che, a qualsiasi livello impegnati, non hanno fatto mancare per un solo giorno la propria dedizione anche nel momento della grande incertezza. Ora è il momento di dare corpo alle speranze di una ripresa veloce delle attività e della capacità di rinnovamento maturata nel confronto con la crisi”.
Ma chi tornerà al Museo?
Di certo è impensabile immaginare di quadrare i numeri record degli anni passati. Il ritorno dei visitatori nei luoghi della cultura, infatti, non dipenderà solamente dalle misure di contingentamento, ma anche da come il pubblico affronterà il rientro alla normalità: un tema che continua a essere evaso e che rischia di limitare la sperimentazione di nuovi modelli di fruizione culturale, non solo all'interno delle istituzioni.
Come commenta Agostino Riitano, Direttore della Candidatura di Procida a Capitale Italiana della Cultura e coordinatore della ricerca “La cultura dove ci porterà”, condotta durante i mesi di lockdown su un campione di 2000 partecipanti: “solo metà degli intervistati (52%) che prima frequentava abitualmente cinema, teatri e musei si è detta disposta a tornare nelle sale immediatamente dopo la fine dell'emergenza; il resto attenderebbe ancora un paio di mesi, mentre un 10% ne aspetterebbe addirittura sei. Questo non è un dato da sottovalutare, né tantomeno la straordinarietà delle circostanze: per la prima volta nella storia, l'umanità si è fermata nello stesso momento spopolando i principali luoghi di socialità per la paura del contagio. All'interno di questo paradigma, in cui i posti aperti e pubblici sono diventati quelli più sicuri, siamo necessariamente chiamati a ridisegnare lo spazio non solo come elemento chiave del benessere della collettività, ma anche come posto privilegiato dell'espressione, della produzione e della fruizione culturale. Oggi è indispensabile guardare allo spazio culturale, non solo come luogo con funzioni specifiche, ma come a un sistema continuo senza distinzione tra indoor e outdoor, che si sviluppi dalle relazioni più prossime verso tutta la città. Per questo motivo, ai musei oggi è richiesto un salto, che possa portarli a superare un certo imbarazzo di forma, oltrepassando l'idea tradizionale di spazio culturale come luogo racchiuso tra quattro mura. Se nel ‘700 la società occidentale costruì i musei come luoghi chiusi e sicuri per tramandare valori e conoscenza, perché oggi non possiamo immaginare che lo spazio aperto e pubblico assolva allo stesso ruolo?”.
Dunque, se non ora, quando ripensare al ruolo della cultura come strumento chiave per fornire nuovi immaginari del mondo in cui viviamo?
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