tv e radio

Ricavi in crescita per le tv nel 2016. Rai scalza Sky col canone in bolletta

di Chiara Di Cristofaro

4' di lettura

Il canone in bolletta porta la Rai in cima alla classifica 2016 degli operatori tv per ricavi nazionali, al posto di Sky Italia che scende in seconda posizione, in un contesto di crescita per il settore. Ma le stime per il 2017 prevedono di nuovo Sky in prima posizione e una frenata dei ricavi aggregati. I dati emergono dallo studio condotto da R&S Mediobanca che analizza le dinamiche dei principali cinque operatori televisivi italiani attraverso l’analisi dei bilanci del periodo 2012-2016, inclusi gli aggiornamenti disponibili relativi al 2017.

Rai scalza Sky per ricavi, ma è solo per il 2016

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Se consideriamo anche il fatturato realizzato all'estero, Mediaset, l'unico gruppo a respiro internazionale, nel 2016 ha realizzato quasi un terzo dei suoi ricavi all'estero, soprattutto in Spagna, e risulta quindi primo per fatturato totale con oltre 3,6 mld di euro, mentre Rai (2,78 mld) ha scalzato Sky Italia (2,77 mld) posizionandosi al secondo posto. I ricavi aggregati dei cinque principali gruppi televisivi italiani sono in ripresa: comprese le attività oltre confine sono di 9,5 mld (+6,8% sul 2015), con l'incremento del canone Rai (+16,7%), la pubblicità (+4,2%) e la pay tv (+2,8%). Per il 2017, invece, si stima un calo dei ricavi aggregati del 2% per la discesa del canone Rai da 100 a 90 euro (-3,9%), mentre tengono pay-tv e pubblicità con margini in miglioramento. La crescita maggiore dei ricavi nel 2016 è quella di Discovery (+22,1% a 238 mln) mentre per La7 i ricavi sono di 103 mln (+1%). Il trend complessivo dei ricavi quindi è positivo, dopo il +1,4% del 2014-2015 e i segni meno degli anni precedenti. Guardando alla fotografia del settore radio e tv nel suo complesso, nel 2016, secondo i dati Agcom, il comparto in Italia incide per lo 0,5% sul Pil nazionale. Nel nostro Paese il mercato è molto concentrato, con i tre operatori principali Mediaset, Rai e Sky che detengono congiuntamente quasi il 90% dei ricavi totali televisivi nazionali e il 76,2% degli ascolti.

In 5 anni perdite per 1,3 mld, migliora la redditività

I maggiori 5 gruppi televisivi italiani hanno cumulato nel periodo 2012-2016 perdite nette per 1,3 mld di euro, solo Discovery chiude in utile con 23 mln di euro. La redditività industriale è in ripresa per tutti gli operatori: la top 3 per ebit margin 2016 è composta da Discovery (10,6%), Rai (3,8%) e Sky (2,4%). Da segnalare La7 che, pur con un ebit margin negativo (-15,7%), rispetto al 2012 recupera 34,1 punti percentuali e Rai che migliora di 11,2 punti percentuali. La struttura finanziaria è migliorata rispetto al 2012 e risulta mediamente solida, con i mezzi propri che rappresentano in media 1,4 volte i debiti finanziari. I più solidi nel 2016 sono La7 e Discovery (senza debiti finanziari) e Mediaset (capitale netto 1,7 volte l’indebitamento). Sky rafforza la propria solidità nel quinquennio, mentre il Gruppo Rai risulta il più fragile. Sul capitolo investimenti si evidenzia un netto ridimensionamento: nel 2016 è confermato il trend decrescente (-99 mln di euro, ovvero un terzo delle consistenze del 2012); nei 5 anni sono stati investiti in totale 1,4 mld di euro. La società che ha il miglior tasso di investimento è Sky. A livello europeo, tra le tv pubbliche, per redditività industriale (ebit margin) si distingue la Rai (3,8%), che però effettua meno della metà degli investimenti di France Télévisions e Bbc, ma più di Rtve.

Il canone italiano si conferma il più basso in Europa

I ricavi Rai, quindi, hanno beneficiato dell'impatto positivo dell'inserimento nella bolletta elettrica del canone dal 1 gennaio 2016, come stabilito dalla legge di Stabilità. La riduzione del tasso di evasione è stimata dal 30% al 6% circa e questo ha portato a un aumento del 16,7% dei ricavi da canone per la Rai a 1,9 mld nel 2016, al netto del 5% trattenuto dallo Stato, del 33% dell'extra gettito, della tassa di concessione governativa e dell'Iva. Su 100 euro pro-capite, alla Rai vanno 82,77 euro. Nel 2017 il canone è sceso a 90 euro e gli incassi per la Rai a 1,8 mld (74,52 euro pro-capite). In confronto al resto d'Europa, il canone italiano è quello con il valore unitario più basso e la Rai è la tv pubblica che vanta il primato degli indici d’ascolto. In Francia il canone è di 136 euro, nel Regno Unito di 169,9 e in Germania di 215,8 mentre arriva a circa 400 euro in Svizzera. Il basso canone unitario italiano è parzialmente compensato dalla pubblicità, non presente sulle reti Bbc e Rtve, e limitata per quantità e fasce orarie in Francia e Germania.

Occupazione in crescita dello 0,7% nel 2016

A fronte di ricavi in crescita del 6,8% nel 2016, l'occupazione nel settore tv e radio è salita solo dello 0,7% a 22.220 unità, sebbene nel 2012-2016 sia in calo dell’1,1%, pari a -250 unità. Nel periodo 2012-2016, limitatamente ai tre maggiori operatori, solo Sky Italia ha aumentato la forza lavoro (+13,9%, pari a 349 unità), mentre la contrazione degli organici è stata del 9,5% per Mediaset (ripartiti in -10,4% in Italia e -6,3% in Spagna) e più contenuta (-1,1%) per Rai. La caduta della forza lavoro ha coinvolto in misura più intensa i giornalisti Mediaset (-6,3%, di cui -18% in Spagna e -0,6% in Italia) e meno quelli di Rai (-5,8%), mentre sono in aumento quelli di altri operatori (+28,1% i giornalisti di La7 e +10,1% quelli di Sky). Nell’ultimo anno solo Mediaset registra una riduzione della forza lavoro (-0,4%, di cui -0,4% in Italia e -0,2% in Spagna); in aumento invece per La7 (+6,1%), Sky (+4,2%) e soprattutto Discovery (+10,8%). Sostanzialmente stabile la forza lavoro di Rai (+0,1%).

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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