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Ricavi spinti dall’effetto-prezzi

A marzo balzo mensile del 2,4% per l’industria ma guardando ai volumi la crescita è azzerata. Progresso annuo del 21%, ma solo +6% a prezzi costanti.

di Luca Orlando

(industrieblick - stock.adobe.com)

2' di lettura

La corsa continua. Con l’indice dei ricavi dell’industria a raggiungere il massimo di sempre dall’inizio delle serie storiche Istat, il lontano 2000. Una gloria in gran parte solo apparente tuttavia, perché trainata dalla corsa dei listini (a sua volta innescata dai rincari a monte), solo in parte da volumi aggiuntivi.

Mai come in questa fase in cui costi dell’energia e dei materiali sono fuori controllo diventa importante mettere a confronto i dati in valori correnti con quelli legati ai volumi, depurati cioè dell’effetto prezzi.

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Così, se marzo presenta per il fatturato dell’industria in apparenza un progresso mensile interessante, pari al 2,4%, al netto dell’aumento dei prezzi lo scatto in realtà si azzera e si trasforma anzi in un calo di un decimale. Non si cresce perché si vende di più, dunque, ma solo perché i listini sono stati ritoccati al rialzo.

Risultato un poco migliore guardando al dato tendenziale annuo, che in termini correnti vede un balzo a doppia cifra del 21,4%, con incrementi molto simili per mercato interno (21,6%) ed esportazioni (+20,9%).

Guardando ai volumi il dati si ridimensiona molto, anche se resta un incremento per nulla disprezzabile del 6,1%, in linea con quanto accade per l’intero primo trimestre.

Su base annua i valori più esplosivi sono evidentemente per il comparto dell’energia: chi vende gas o elettricità vede gli incassi di marzo crescere del 62%.

Aumenti ben oltre la norma vi sono anche per i settori fortemente energivori (costretti dunque a continui rincari nei prezzi a valle per non produrre in perdita) come ad esempio metallurgia (35%) o carta+legno (39%).

A dare un’idea della straordinarietà del momento attuale è il dato peggiore tra i valori positivi, quello della farmaceutica, dove i valori incassati crescono “solo” del 9%.

Le medie totali avrebbero potuto essere ancora più esplosive se non fosse stato per le auto, la cui caduta trascina verso il basso l’intera categoria dei mezzi di trasporto (-13,9%), unico comparto in arretramento nel mese così come dall’inizio dell’anno.

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