Riciclaggio, il nuovo fronte dell’Ecuador che sceglie il presidente
È il secondo crimine più diffuso nel Paese dopo il narcotraffico. L’adozione del dollaro nel 2000 agevola i movimenti di denaro sporco
di Roberto Galullo
3' di lettura
Come se non bastasse la violenza tra gang – gli ultimi a farne le spese sono stati i sei presunti sicari colombiani del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio , uccisi nelle carceri dove erano stati reclusi dopo l’omicidio del 9 agosto – ecco che l’Ecuador deve fare i conti con un riciclaggio sempre più pervasivo. Una catena agevolata da un sistema giudiziario carente di norme e da quello bancario/finanziario permeabile al punto che la task force finanziaria internazionale (Fatf) a gennaio 2023 ha inserito il Paese nella black list.
Non mancano certo i fronti caldi per il presidente che uscirà dal ballottaggio di domenica 15 ottobre tra i candidati Luisa González (avvocatessa 45enne del Movimiento revolucion ciudadana) e Daniel Noboa (35enne imprenditore del settore bananiero, della coalizione Accion democratica nacional).
Riciclaggio ad ampio raggio
L’Osservatorio ecuadoriano della criminalità organizzata (Oeco) ha appena dato alle stampe una ricerca che conferma il narcotraffico come attività prevalente delle gang (cresciute esponenzialmente proprio nel circuito carcerario) ma sottolinea che il riciclaggio è il secondo crimine più comune nei sei Stati presi in esame: Carchi, El Oro, Guayas, Manabí, Santa Elena e Sucumbíos. Secondo lo studio – che si basa su un lavoro sul campo e su interviste a 116 funzionari della sicurezza statale – il riciclaggio di denaro si concentra soprattutto nell’edilizia, nel settore immobiliare, nel gioco d’azzardo online e nell’apertura di concessionarie di automobili usate.
L’esplosione del commercio di droga ha portato a un aumento significativo dei flussi di capitale, che hanno contribuito a rafforzare le organizzazioni criminali locali e – come conseguenza ulteriore – a un aumento della violenza, con un incremento degli omicidi dell’82% nel 2022 rispetto all’anno precedente. La massa enorme di capitali illeciti ha aumentato la necessità dei gruppi criminali locali di riciclare i proventi. La recente stima del Centro estratégico latinoamericano de geopolítica (Celag) afferma che nel 2021 sono stati riciclati attraverso il sistema finanziario ecuadoriano circa 3,5 miliardi di dollari, quasi il triplo degli 1,2 miliardi movimentati annualmente tra il 2007 e il 2016.
Narcotraffico miliardario
La maggior parte delle gang del narcotraffico si rivolge a organizzazioni criminali straniere, molto più esperte nell’”arte” del riciclare. A partire da quelle colombiane e brasiliane.
Una percentuale significativa della cocaina prodotta tra Colombia e Perù transita attraverso l’Ecuador prima di raggiungere i mercati internazionali. Secondo il quotidiano nazionale “El Universo”, nel 2022 le autorità ecuadoriane hanno sequestrato 201 tonnellate di droga, di cui circa il 90% cocaina. La cifra è in leggero calo rispetto al bottino record di 210 tonnellate dell’anno precedente ma è comunque sostanzialmente superiore alle 128 tonnellate intercettate nel 2020 e alle 82 tonnellate sequestrate nel 2019.
Il “peso” del dollaro
L’Ecuador ha adottato il dollaro Usa nel 2000 e, secondo la Banca centrale dell’Ecuador, questo ha consentito di contrastare l’indisciplina fiscale e ridurre i livelli di povertà ma, al tempo stesso, ha agevolato il riciclaggio. Il dominio globale del dollaro facilita, infatti, il movimento di denaro sporco.
Secondo la Bank for international settlements (Bis), nell’aprile 2022 circa l’88% delle transazioni in valuta estera a livello mondiale ha riguardato il dollaro. E così, ad esempio, mentre nella vicina Colombia i rigidi controlli sui cambi sono una barriera importante per i flussi finanziari illeciti, in Ecuador i profitti del narcotraffico negli Stati Uniti possono fluire direttamente senza alcun bisogno di conversione monetaria, rendendo il riciclaggio di denaro più facile.
Proprio gli Usa – che hanno già accordi militari forti con il Paese latino-americano – provano a correre ai ripari con accordi che consentano di inviare forze militari, sia a terra che al largo delle coste, per colpire i cartelli della droga ma anche questa sarà una grana per il presidente ecuadoriano, perché politici e osservatori interni ne lamentano l’incostituzionalità oltre al crescente deficit di sovranità nazionale.
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