Ricorsi sui vitalizi, la storia della commissione della discordia al Senato
Il M5s chiede di sciogliere la commissione (accusata di «conflitto di interessi») chiamata a decidere la sorte dei vitalizi degli ex parlamentari che hanno fatto ricorso contro la decisione della loro Camera di appartenenza di ricalcolare con metodo contributivo (e quindi di fatto di tagliare) i loro trattamenti pensionistici
di Andrea Gagliardi
4' di lettura
Sul possibile ripristino dei vitalizi per oltre 700 ex senatori il M5s torna alla carica. E lo fa mettendo in discussione l’imparzialità della presidente del Senato Elisabetta Casellati, chiedendo a quest’ultima di sciogliere la commissione (accusata di «conflitto di interessi») chiamata a decidere la sorte dei vitalizi degli ex parlamentari che hanno fatto ricorso contro la decisione della loro Camera di appartenenza di ricalcolare con metodo contributivo anzicché retributivo (e quindi di fatto di tagliare) i loro trattamenti pensionistici .
M5s: conflitto interessi senatori inaccettabile
«A decidere se far tornare in vita i vitalizi cancellando la delibera del 2018 voluta dal M5s, che ne ha decretato la fine, sarà un organo interno del Senato in totale e pieno conflitto d'interessi. Questo perché tra i suoi componenti ci sono o persone che sono entrate in Parlamento molti anni fa e che quindi hanno tutto l'interesse a far decadere la disciplina attuale per godere personalmente del vitalizio maturato, oppure persone molto vicine ad altri ex senatori che attendono di poter riavere il privilegio» accusa il M5s sul blog delle Stelle, che incalza: «neanche una delibera già approvata riesce a fermare la casta». Sui vitalizi «siamo pronti a dare battaglia, c’è un conflitto di interessi inaccettabile» rincara la dose Vito Crimi, capo politico reggente del M5s.
I due organismi di Camera e Senato
Per capire meglio partiamo dal principio. Febbraio dovrebbe essere il mese decisivo per decidere la sorte dei ricorsi presentati dagli ex parlamentari. Della questione si occupano due organismi interni di Camera e Senato: rispettivamente il Consiglio di giurisdizione e la Commissione contenziosa. Entrambi, in base al principio dell'autodichia (l'autogiurisdizione del Parlamento), sono chiamati a esprimersi come organo giurisdizionale di primo grado. A Montecitorio la camera di consiglio si riunirà il 12 febbraio. Al Senato, invece, dove l’organismo si è ricostituito dopo le dimissioni a novembre del membro del Movimento 5 Stelle, l'appuntamento è per il 20 febbraio.
«Sentenza già scritta»
Ma un articolo del Fatto Quotidiano del 30 gennaio ha parlato di una sentenza già scritta, senza nemmeno aspettare la camera di Consiglio del 20 febbraio. Il verdetto ripristinerebbe i vitalizi nella forma originaria. Senza cioé la sforbiciata del ricalcolo su base contributiva in vigore dal 2019.
I conflitti di interesse denunciati
Lo scorso novembre l’esponente M5S Elvira Evangelista si era dimessa dalla Commissione contenziosa del Senato. Dietro la decisione c'era un presunto conflitto d’interessi svelato dalla stampa: il capo di gabinetto della Casellati, l’ex guardasigilli Nitto Palma, «vanta solidi e prolungati rapporti professionali e politici con il presidente della Commissione Caliendo e con un altro membro, Cesare Martellino», ed era anche «tra i ricorrenti e ha ritirato il ricorso solo dopo l'uscita dei primi articoli di stampa che hanno denunciato quei legami».
Caliendo: mi asterrò dal processo
Ma il senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo ha annunciato che si asterrà dal processo sui vitalizi, su cui dovrà decidere la commissione Contenziosa di Palazzo Madama che Caliendo presiede. «Pur non avendo nessun problema di conflitto di interessi, ho raggiunto la decisione di astenermi da quel processo - ha annunciato in Aula - Lo faccio per difendere il Senato e i principi dell'autodichia che sarebbero messi in forse
da iniziative che crescono per impedire che sia assunta una decisione corretta con le regole del diritto e non con la forza della maggioranza».
La storia del taglio dei vitalizi
Nel 2018, ad avvio di legislatura, il Parlamento era stato chiamato a dare attuazione alla misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle. L’ufficio di presidenza della Camera presieduta dall’esponente a Cinque Stelle Roberto Fico aveva approvato il 12 luglio la delibera che faceva scattare 1° gennaio 2019 il ricalcolo con il metodo contributivo degli assegni per i deputati cessati da loro incarico. Al Senato, invece, la presidente Elisabetta Casellati aveva preso tempo per ulteriori verifiche sulla legittimità dell’intervento e la “sforbiciata” era scattata solo il 16 ottobre. L’intervento ha prodotto un risparmio per ora solo teorico di 45,6 milioni l’anno per la Camera e 22,2 milioni per il Senato.
Commissione impossibile da sciogliere
Quanto alla richiesta M5s di sciogliere la Commissione contenziosa, gli uffici del Senato hanno già precisato «che gli organi di autodichia del Senato, e cioè la Commissione contenziosa del Senato e il Consiglio di garanzia della Camera, sono organi giurisdizionali e, come tali, secondo quanto affermato dalla Corte Europea e dalla Corte Costituzionale, sono organi autonomi e indipendenti. In ragione di ciò - sottolineano da Palazzo Madama - non è consentito al Presidente del Senato qualsivoglia tipo di intervento o ingerenza sulle loro attività».
Le ragioni dei ricorrenti
Le ragioni dei ricorrenti sono state più volte esposte, tra gli altri, da Maurizio Paniz, ex deputato di Forza Italia e legale di un migliaio di ex parlamentari colpiti dalla norma. «È certamente anticostituzionale poiché viola il principio di non retroattività dei provvedimenti».
Per approfondire
● Parlamento, i «tribunali domestici» chiamati a decidere sui vitalizi
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