5' di lettura
Rientra in modo controllato sulla Terra Aeolus, il satellite dell’Agenzia spaziale europea, Esa, per lo studio dei venti sul nostro pianeta, da zero a 30 chilometri di altezza. Era partito nel 2018 e la sua vita operativa è andata oltre ogni previsione, quasi 5 anni contro i 3 previsti. Cadrà il 28 luglio nell’Oceano in modo controllato e sicuro, spendendo le ultime gocce di carburante rimaste, seguendo così la nuova politica di Esa per evitare il proliferare di detriti spaziali. Non era previsto all’inizio della sua missione, ma anche in questo Aeolus, dedicato al re dei venti, si dimostra essere un satellite sperimentale.
Preziosi i dati che ha spedito a terra e di cui hanno usufruito i principali centri meteo europei, dal Met Office britannico a Météo France e tanti altri. Come sempre le informazioni che riguardano il meteo hanno un valore commerciale importante, stimato in 3.5 miliardi di euro mentre per il suo successore, Aeolus 2, la London School of Economics stima esattamente il doppio, 7 miliardi nel prossimo decennio. Anche se fare l’aritmetica brutale quando c’è di mezzo la conoscenza è poco elegante, rispetto ai quasi 500 milioni di costo della missione è un bel risultato.
Pensato oltre 20 anni fa, il satellite ha presentato non poche difficoltà costruttive prima e di gestione poi, dato che a 300 chilometri o poco più di altezza l’atmosfera è ancora presente anche se estremamente rarefatta, comunque però in grado di richiedere molte correzioni, anche perché l’assetto del satellite deve essere sempre al meglio per misurare , come ha fatto, venti con una precisione di 5 metri al secondo, quasi un miracolo. La missione, il cui scopo principale era di dimostrare che dallo spazio è possibile effettuare queste misure è stata quindi un vero successo, tanto che per il prossimo decennio è previsto il suo successore, Aeolus 2.
«Probabilmente pensiamo che misurare il vento sia relativamente semplice» dice Tommaso Parrinello mission manager di Esa per Aeolus, «siamo abituati a vedere le nuvole muoversi o anche le fronde degli alberi, ma dove il cielo è sereno la cosa si fa complicata».
È stato usato quindi uno strumento molto sofisticato, il cui funzionamento ha destato addirittura ammirazione fra gli addetti ai lavori: Aladin. È costruito da Airbus,e assembla un lidar, sostanzialmente un laser nelle frequenze ultraviolette che viene spedito verso gli strati alti dell’atmosfera terrestre e impatta sulle molecole di aria. Un telescopio abbastanza grande, 1.5 metri di diametro dello specchio principale, serve a raccogliere la parte di luce diffusa dalle molecole stesse, che, analizzata da un ricevitore, servirà a capire la loro velocità, e quindi quella del vento in questione.
«I dati che ci ha mandato in questi anni ci hanno permesso di capire come funzionano alcune strutture atmosferiche fondamentali, come ad esempio i vortici polari, i venti ai tropici, il disperdersi della polvere emessa dai vulcani attivi o delle sabbie del deserto» conclude Parrinello.
Quello di Aeolus finora è l’unico tentativo riuscito di fare questa misura, fondamentale per lo studio del tempo atmosferico e del clima. Il merito è anche italiano, lo strumento Aladin infatti ha il più potente trasmettitore laser operante nell’ultravioletto mai costruito per un’applicazione spaziale, realizzato da Leonardo con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana, ASI.
Per capire la difficoltà della costruzione dell’apparecchiatura laser, merito di Leonardo, basta dire che gli 80 elementi ottici che la compongono devono rimanere allineati a molto meno di un millimetro, nonostante le sollecitazioni dovute al viaggio nello spazio.
Prima del suo spegnimento, avvenuto il 5 luglio scorso, il trasmettitore laser è riuscito a inviare 7 miliardi di impulsi nell’ultravioletto, impiegando 10 milioni di Watt in 5 anni circa, record mondiale di potenza per un laser spaziale.
L’importanza di questo satellite, e dell’uso dello spazio per studiare il meteo e il clima del nostro pianeta, sempre più caldo negli ultimi anni, è stata ulteriormente rafforzata, in modo inaspettato, dal lungo periodo di quarantena dovuto all’epidemia Covid. Le reti terrestri di rilevazione sono buone, ma comunque molto disomogenee in quanto legate alla distribuzione di popolazione e di tecnologia adeguata nella varie nazioni, con il Covid le rilevazioni da terra, ma anche dagli aerei, sono andate a zero, mentre dallo spazio si è continuato tranquillamente e, quel che è più importante, su tutto il globo in modo omogeneo.
Il vento, assieme alle correnti degli oceani, è il maggiore strumento che il clima ha per disperdere e spalmare sul nostro Pianeta l'energia ricevuta dal Sole, milioni di watt al secondo che scaldano terreno, mari e oceani che a loro volta irradiano e scaldano l’atmosfera. Come succede nelle nostre cucine quando cuciniamo il calore va verso l’altro e a quel punto si innesta il vento che lo disperde.
Aeolus ha avuto una vita avventurosa e complicata, dato che il 5 settembre 2019 ha dovuto accendere i motori per evitare lo scontro con con uno dei primi satelliti Starlink, il 44, di SpaceX. Per fortuna è stato avvistato in tempo e ha potuto deviare la traiettoria quel tanto che è bastato a evitare lo scontro, che avrebbe ridotto i 1300 chili del satellite europeo in una miriade di pericolosissimi frammenti metallici, veri e propri proiettili che viaggiano a 26.000 chilometri all’ora, ce ne sono già migliaia e migliaia in orbita, si stima . Per inciso il problema ora, nel 2023 è peggiorato alla grande, i satelliti circolanti e in attività al momento sono oltre 5000 e non c’è traccia di una legislazione internazionale che regoli l’accesso allo spazio nelle orbita basse, ormai popolate come la metropolitana di Tokyo all’ora di punta. Bene fa quindi l’Esa ad affrontare per prima il problema del rientro controllato per i suoi prossimi satelliti
Niente paura comunque per il rientro in atmosfera del satellite: si calcola che l’80% si distruggerà per la frizione con l’atmosfera anche perchè la manovra pensata favorirà l’attrito in entrata negli strati alti e poi, anche se non ci facciamo caso, oramai rientra sul pianeta, sempre nell’oceano, un satellite ogni 10 giorni. Per la salvaguardia del nostro pianeta è sempre più importante l’osservazione dallo spazio, proprio in funzione del modello di atmosfera che abbiamo e del riscaldamento globale. Da questo punto di vista avremo presto un nuovo satellite europeo, della costellazione Copernicus, dedicato allo studio e misura globale del biossido di carbonio, CO2.
Il vento, che ha aiutato l’umanità a espandersi, viaggiare sui mari, esplorare, commerciare in ogni epoca, ha oggi meno segreti per noi e sempre meno ne avrà in futuro.
loading...