Opinioni

Rientrare nei laboratori appena possibile

di Dario Braga

(PointImages - Fotolia)

3' di lettura

Il Covid ci sta mettendo a dura prova. Non c’è bisogno di elencare qui tutto quello che non possiamo più fare o che ci troviamo costretti a fare. È ormai la cronaca di tutti i giorni. Uno scenario distopico con il quale solo gli appassionati di serie televisive e film catastrofici avevano qualche dimestichezza.

Le università e le scuole sono state le prime istituzioni che si sono riorganizzate per fare fronte alla crisi. Ed è sorprendente come il sistema sia stato in grado di reagire in tempi brevi.

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Moltissime università e scuole stanno erogando didattica a distanza, e anche esami e anche lauree. Migliaia di studenti sono quotidianamente a lezione “nonostante tutto”. Sono risultati importanti. Servono non solo a salvare l’anno accademico e l’anno scolastico, ma anche – lasciatemelo dire – a dare il senso concreto di un mondo della cultura che resiste, che non si arrende, che non rinuncia.

Nell’ambito della ricerca scientifica c’è però una cosa che non si può trasferire online: il laboratorio sperimentale.

Chi opera in settori come chimica, farmacia, biotecnologia, biologia, fisica, ma anche in molti settori tecnologici e anche economici per non parlare dei biomedicali, ecc. lo sa perfettamente bene. I gruppi di ricerca sono fermi, spezzettati, dispersi.

La rete consente di rimanere in contatto, ma non può sostituire il risultato del lavoro di ricerca fatto nel laboratorio.

Il “gruppo di ricerca” è una entità molto particolare, fondamentale in molti settori delle scienze di base e applicate, ma quasi interamente inesistente nella maggior parte delle discipline sociali e umane e, anche per questo, poco conosciuta.

Cos’è il “gruppo di ricerca”? Per capirlo, basta vedere come si concludono la maggior parte delle conferenze scientifiche a workshop e congressi: lo speaker termina sempre con i ringraziamenti ai collaboratori e con la foto del gruppo di ricerca. Sono fotografie che danno il senso plastico della comunità. In genere sono fatte all’aperto, davanti al dipartimento, o nel parco, o appena fuori dal laboratorio. Sono fotografie di ragazzi e ragazze, più qualche senior, spesso in camice, sorridenti, contenti di sentirsi parte di qualcosa di più grande, parte di una storia.

Anche in Italia i gruppi di ricerca sono la struttura base, il core della ricerca scientifica applicata. Ne fanno parte dottorandi, assegnisti, ricercatori e studenti. Sì, anche studenti. Anche loro contribuiscono alla ricerca. Vuoi che sia un progetto in una laurea triennale, o una tesi di laurea magistrale, se il lavoro è originale contribuirà, poco o tanto, ad accrescere il bacino di conoscenze a cui accede il gruppo.

Il gruppo di ricerca è una comunità in continuo interscambio che condivide spazi di laboratorio, strumentazioni e anche momenti di vita. Se la dinamica di gruppo è sana l’azione del gruppo si fonda sul supporto reciproco. Molto della trasmissione di esperienze avviene per puro affiancamento, come in un laboratorio artigiano. Il più giovane che impara dal più vecchio per poi passare quanto ha imparato a chi verrà dopo.

Ebbene, tutto questo non è trasferibile online. Non si può insegnare l’uso di uno strumento o una tecnica o di un programma o di una procedura stando ad almeno un metro di distanza.

Covid ha generato una diaspora: studenti e dottorandi ognuno a casa propria in tenue contatto con i supervisor.

Il laboratorio è vuoto, il gruppo è dissolto. Quanto tempo ci vorrà prima che quelle 10-12 persone possano di nuovo ritrovarsi attorno al tavolo a guardare cosa è stato fatto? O semplicemente a mangiare insieme sulle panchine del giardino e a prendere un caffè? Eh sì, perché la scienza si fa anche prendendo insieme il caffè o mangiando la torta che ha portato chi compiva gli anni quel giorno o chi si è appena laureato.

In questo panorama distopico, con la gente chiusa in casa, e l’intero Paese in lockdown, l’inevitabile rallentamento nella produzione scientifica e la sospensione dell’attività dei gruppi di ricerca potranno sembrare aspetti minori, ma non lo sono.

Oggi più che mai sarebbe necessario concentrare gli sforzi congiunti e sfruttare le energie dei più giovani.

Speriamo di poter tornare presto nei laboratori. Per chi fa ricerca questa è “vita sospesa”.

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