LINKEDIN WORKFORCE CONFIDENCE INDEX

Rientro in ufficio: professionisti e genitori che lavorano sono preoccupati

Oltre il 50% dei soggetti rilevati teme che colleghi e clienti non rispettino linee guida aziendali e misure di sicurezza generali

di Gianni Rusconi

(EPA)

3' di lettura

Smart working o lavoro in presenza? Partecipare alle riunioni da casa o tornare alla scrivania? Non si tratta di dilemmi amletici ma delle domande che probabilmente si stanno ancora facendo tantissimi professionisti italiani alle prese con la riorganizzazione degli spazi e delle procedure delle rispettive aziende. Sta di fatto che la maggior parte di chi ancora opera da remoto nutre più di un dubbio sulle modalità di rientro a tempo pieno (o part time) in ufficio.

Lo evidenzia un recente programma lanciato da LinkedIn, il Workforce Confidence Index, che guarda per l’appunto al “sentiment” dei lavoratori della Penisola nel periodo della pandemia e funge da barometro per misurarne fiducia e preoccupazioni in relazione al loro impiego e alla loro carriera, oltre che alle loro finanze personali.

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Il 51% degli oltre mille soggetti attivi sul social network analizzati nel mese di luglio, secondo l’indice di cui sopra, teme in particolare che colleghi e clienti non seguano in modo adeguato le misure di sicurezza e le linee guida al loro rientro in azienda. Una fetta più marginale, il 26%, prevede invece una flessione dei propri risparmi nei prossimi sei mesi mentre il 19% è preoccupato per la possibile diminuzione del proprio reddito.

Sicurezza e solidità del lavoro, questo il messaggio di sintesi che emerge dall’analisi, rimangono dunque una priorità per i professionisti italiani, che si dimostrano solo moderatamente ottimisti circa la possibilità di ottenere o mantenere un impiego, con un punteggio dell’indice di fiducia individuale (su una scala che va da -100 a 100) di 33. Più nel dettaglio, gli esperti di LinkedIn hanno osservato come gli addetti del settore finanziario abbiano ottenuto il punteggio di fiducia individuale più alto, 37, mentre scende a 28 lo score di che opera nell’ambito dei media e delle comunicazioni.

Non molto diversi sono i risultati fotografati dal Workforce Confidence Index in agosto, che confermano in linea generale l’importante impatto che il Covid-19 sta avendo sui genitori che lavorano e in particolare sulle donne lavoratrici. Il 43% ha infatti ammesso di aver fatto fatica a concentrarsi sul lavoro con i figli a casa e il 35% ha rimarcato come sia stato necessario lavorare ore aggiuntive oltre il normale orario di lavoro a causa delle responsabilità derivate dall’assistere i più piccoli.

Per le professioniste gli effetti della pandemia sulla sfera professionale sono ancora più marcati e si manifestano attraverso una forte riduzione della fiducia in merito alle prospettive di carriera e, nel 37% dei casi (il 6% in più rispetto alle loro controparti maschili), livelli di stress e di ansia più elevati, dovuti all’aggiungersi di altre responsabilità domestiche e alla drastica destabilizzazione dell’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Le donne lavoratrici, inoltre, risultano essere meno fiduciose dei loro colleghi maschi relativamente alle prospettive di carriera a lungo termine, con un indice di fiducia di 25 (sempre su una scala da -100 a 100) mentre ancora più limitata è la fiducia nelle capacità di gestire le finanze personali, che si ferma a 15. Rispetto al mese precedente non è mutato il punteggio dell’indice di fiducia nazionale, stabile a 33, mentre arriva a 50, relativamente alla possibilità di ottenere o mantenere un posto di lavoro, lo score degli addetti del settore sanitario. E ci vuole poco a capire perché.

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