Rifiuti e fanghi contaminati, record di arresti per gli ecoreati
Per Legambiente la regione è al primo posto della classifica con 62 incarcerazioni per delitti contro l’ambiente e al secondo, dopo la Campania, con 863 casi per corruzione in materia ambientale
di Michelangelo Bonessa
3' di lettura
La Lombardia ha il record per persone arrestate per delitti contro l’ambiente. Il report “Criminalità ambientale in Lombardia 2022” di Legambiente sugli ecoreati presentato a metà marzo in Cascina Nascosta a Milano sottolinea un primato negativo della locomotiva economica italiana. Sono 62 arresti contro i 50 della Campania seconda classificata. E il primo posto in questa classifica non corrisponde a quello per numero di reati: la Lombardia è la quarta regione per numero di notizie di reato (577), superata solo da Campania, Lazio e Puglia. E la seconda, superata solo dalla Calabria, per persone arrestate per corruzione in materia ambientale con 863 casi.
Ma ha un ruolo nazionale in ogni caso come ha spiegato Sergio Cannavò, Responsabile del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Lombardia, «da quando nel 2001 è stato introdotto nell’ordinamento italiano il primo delitto contro l’ambiente, ovvero quello che punisce “le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, quasi un’inchiesta su quattro di quelle che si sono svolte in Italia ha visto il coinvolgimento di soggetti (imprenditori, consulenti, intermediari, trasportatori) lombardi».
Il report evidenzia come ci siano motivazioni tecniche di questo ruolo della Lombardia. All’interno del documento emerge come nei confini regionali esista una «geografia economica della Lombardia prima ancora che criminale, come la concentrazione di una serie di attività nella provincia di Lecco, che indica come una certa specializzazione economica diventa anche specializzazione criminale» come ha sottolineato Francesco Floris, giornalista di LaPresse moderatore dell’incontro. Nelle pagine firmate da David Gentili, componente Comitato antimafia del Comune di Milano, e Ilaria Ramoni, avvocato, consulente Commissione Parlamentare antimafia, è infatti sottolineato come la Prefettura guidata da Castrese De Rosa abbia il record regionale di interdittive antimafia.
E anche le caratteristiche socio economiche lombarde generali sono diventate fertili per una penetrazione dei fenomeni criminali, come ha affermato Thomas Aureliani, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano e coautore del report. «Viviamo un’epoca di forte deindustrializzazione - dice - dove i siti produttivi vengono usati come depositi di rifiuti illeciti, per questo si parla della Lombardia come nuova terra dei fuochi: quando a Milano in centro avviene l’incendio di via Chiasserini (2018,ndr), si modifica anche la percezione dei crimini ambientali: non ci rendiamo conto che in Lombardia ci sono più di mille siti inquinati».
Il tema economico più rilevante sollevato dal report è l’impossibilità di fatto di un circuito virtuoso, un tema problematico viste le imminenti Olimpiadi invernali di Milano – Cortina 2026. Ilaria Ramoni è stata nominata di recente dalla Dda come amministratrice di società coinvolte nella vicenda giudiziaria che riguarda la Bertini srl: «La vicenda è la cartina di tornasole di quello che è successo, succede e succederà nei nostri territori. Più approfondisco il connubio tra ciclo del cemento e ciclo dei rifiuti capisco perché la criminalità organizzata è interessata a questo tipo di attività, perché di fatto per due terzi è in mano delle realtà criminali». Nel lavoro degli amministratori nominati dai magistrati si evidenzia come per le aziende sane sia difficilissimo lavorare in Lombardia: «Noi lo stiamo vedendo quando cerchiamo di fare della analisi per capire con quale tipo di società intrattenere rapporti o non farlo ed è complicatissimo: perché realtà che sono totalmente pulite ce ne sono pochissime. Paradossalmente alcune tipologie di rifiuti che sono poi quelli che trovi sempre in certi tipi di scavi, li possono smaltire quelle tre società, e quelle non sono pulite nel senso che pur essendo in white list sono riconducibili a qualcuno». «Sembra quasi – ha concluso l'avvocato - che il sistema sia congegnato per favorirli perché certi tipi di permessi per certi tipi di rifiuti chissà perché le realtà più pulite non ce li hanno, sarà una coincidenza, ma è così».
loading...