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Rifiuti: in Italia crescono più del Pil

Secondo i dati di REF Ricerche, la produzione nel decennio 2010-20 ha superato quella di Francia e Germania. Numeri che impongono una riflessione sul riciclo

(Евгений Панов - stock.adobe.com)

2' di lettura

Rifiuti: in Italia il tasso di crescita di quelli prodotti dalle imprese nel decennio 2010-20 è stato pari al 21,5%. Un’espansione a cui corrisponde una flessione, negli stessi anni, del Pil dell’8,2%. In Francia invece i due dati sono inversi: la quantità di rifiuti prodotta nel medesimo arco di tempo è diminuita del 4,4%, mentre il Pil è cresciuto del 4,1%. In Germania, per fare un altro paragone, alla crescita dell’8,9% dei rifiuti si è registrata una crescita del 12,2% del Pil.

La fotografia emerge dallo studio La produzione di rifiuti cresce più del PIL. Unconfronto con l'Europa che conta condotto dal laboratorio per i servizi pubblici locali di REF Ricerche. Numeri che impongono una riflessione sull’economia dello smaltimento: il tema dello sganciamento del Pil dalla produzione dei rifiuti è al centro delle politiche di economia circolare, ma l’Italia si sta allontanando da questo obiettivo.

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«La produzione di rifiuti delle imprese cresce a ritmi superiori a quelli del Pil ed è più elevata di quella di Francia e Germania. Per ridurre le distanze dalle migliori esperienze europee è necessario potenziare i sottoprodotti, l'End of Waste e il recupero energetico». ha commentato Donato Berardi,direttore del think tank di REF Ricerche.

In Italia le imprese producono ogni anno più di 80 milioni di tonnellate di rifiuti, un volume pari a più del doppio dei rifiuti prodotti dalle famiglie e in costante crescita nel decennio 2010-20. Scarti dalla lavorazione dei rifiuti, imballaggi e fanghi della depurazione delle acque sono i rifiuti più prodotti (48 milioni di tonnellate, +68% nel decennio di riferimento+).

Italia ad alta intensità di produzione rifiuti

Secondo lo studio, l'Italia è quello tra i maggiori Paesi Ue con la più alta intensità di produzione di rifiuti: 52 chilogrammi per 1.000 euro di PIL. «Neanche il Covid-19 ha invertito la tendenza. Nonostante il fermo di alcune attività, la produzione di rifiuti per unità di Pil ha continuato a crescere», si legge in una nota.

L'Italia produce più rifiuti per 1.000 euro di Pil nel tessile, nell'arredamento e nel settore del food & beverage. Nel 2020, l'industria manifatturiera italiana ha generato circa 117 chilogrammi di rifiuti per 1.000 euro di Pil, a fronte degli 86-87 chilogrammi di Francia e Germania.

Scarti considerati come rifiuti

«Una anomalia che non necessariamente deve essere letta come minore efficienza o attenzione alla prevenzione del sistema industriale italiano, piuttosto è lo specchio dei ritardi della disciplina dei “sottoprodotti” (riutilizzo nei processi produttivi come materie prime seconde, ndr), che induce le imprese a gestire come rifiuti anche materiali e scarti che potrebbero essere reimmessi nel processo produttivo, con un addendum di costi e carico amministrativo», è il commento di REF Ricerche.

Riciclo da migliorare

«Occorre intervenire per efficientare la gestione degli scarti della produzione (disciplina dei sottoprodotti e dell'End of Waste), migliorare il riciclo e realizzare gli impianti per la chiusura del ciclo, specialmente per il recupero energetico dei rifiuti (termovalorizzatori). La prevenzione riduce a monte la produzione di rifiuti, in quanto ne evita la produzione. Per questo, occorre ridurre i rifiuti prodotti dalla manifattura favorendone il riutilizzo come materie prime seconde e la simbiosi industriale», è la conclusione del think tank.

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