domani la capigruppo

Riforma elettorale, verso passaggio sprint al Senato

di Vittorio Nuti

(ANSA)

3' di lettura

“Archiviato”, grazie ai tre voti di fiducia sugli articoli chiave, il passaggio alla Camera (375 sì e 215 no nella votazione finale: a favore, oltre alla maggioranza, anche Fi, Lega Nord, Ala-Sc e Dit), la riforma della legge elettorale ribattezzata “Rosatellum-bis” è ora all'attenzione del Senato, dove domani verrà incardinata in commissione Affari costituzionali. Nei piani del segretario dem Matteo Renzi, il via libera in seconda lettura a palazzo Madama dovrebbe arrivare nel giro di tre settimane. Ovviamente senza modifiche rispetto al testo uscito da Montecitorio.

Camera approva Rosatellum bis a scrutinio segreto: 375 sì, 215 no

Timing affidato alla Capigruppo
Tempi strettissimi, dunque. Per centrare l'approvazione sprint la Conferenza dei capigruppo del Senato, convocata domani alle 13, potrebbe decidere di portare in Aula il testo entro la settimana, eventualmente anche senza la conclusione dell’esame. Un piano che l'opposizione cercherà di sabotare a tutti i costi, dilatando i tempi a suon di emendamenti e ostruzionismo. Il presidente, l'alfaniano Salvatore Torrisi, si è comunque detto pronto a imporre un ritmo veloce ai lavori della prima commissione. Altra ipotesi è l'approdo in Assemblea per lunedì 23 ottobre. La prossima settimana la sessione di Bilancio (durante la quale si blocca l'esame dei provvedimenti che comportano spese) sarebbe già ufficialmente iniziata (il Governo la presenterà proprio al Senato entro il 20 ottobre), ma la legge elettorale potrebbe andare avanti. Un emendamento al “Rosatellum bis” approvato in prima lettura stabilisce che la riforma del sistema di voto non comporta nuovi oneri per le casse dello Stato, mettendo al riparo la riforma dall'ostacolo della manovra.

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Ipotesi fiducia
Quale che sia il timig scelto dalla Capigruppo, e al netto dei possibili imprevisti parlamentari, Palazzo Madama potrebbe completare la seconda lettura anche prima delle elezioni siciliane (in calendario il 5 novembre), che si terranno il primo weekend di novembre. Un modo per mettere la riparo la riforma da eventuali ripercussioni politiche dovute all'esito del voto regionale. Al momento, nella fila della maggioranza l’ipotesi prevalente è che anche la seconda lettura si chiuderà con un voto di fiducia. Il regolamento prevede un unico voto finale, coincidente con quello di fiducia, senza voti segreti e senza la necessità di raggiungere la fatidica quota 161, vale a dire la maggioranza assoluta dei senatori. Forza Italia e Lega sono pronti a dare un sostegnno indiretto uscendo dall’Aula al momento del voto. Qualche rischio potrebbe arrivare dalla mancanza del numero legale, che Mdp e M5S intendono chiedere di verificare in continuazione, ma la maggioranza lo ritiene un problema superabile.

Schifani (FI): a Senato maggioranza sia autosufficiente
A fronte delle lacerazioni nel centrodestra - con Lega e berlusconiani a sostegno della riforma ed Fdi posizionato sul fronte del no - il senatore azzurro Renato Schifani ricorda che «votare la fiducia al Governo è una cosa, votare il Rosatellum bis un'altra». Forza Italia, sottolinea l'ex presidente di palazzo Madama, «ha votato alla Camera la nuova legge elettorale e non la fiducia posta dal Governo sulle nuove norme, perché lì il regolamento prevede separate votazioni. In Senato il voto è unico, per cui nel caso di fiducia la maggioranza di governo dovrà essere autosufficiente, mentre d'altro lato, Forza Italia non adotterà tattiche dilatorie od ostruzionistiche per ritardare il voto, per consentire agli italiani di andare al voto con regole certe e condivise da un ampio consenso parlamentare».

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