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Riforma fiscale, da concordato e accertamento almeno 900 milioni all’anno

Primo via libera in Consiglio dei ministri al decreto attuativo che introduce l’intesa biennale e riforma le verifiche. Stimato un maggior gettito di 13mila euro annui da ogni autonomo che accetta

di Marco Mobili, Gianni Trovati

Leo: "Riforma fiscale avviata, altri decreti in tempi brevi"

2' di lettura

La riforma dell’accertamento e il debutto del nuovo concordato preventivo biennale scritte nel decreto attuativo della riforma fiscale che venerdì 3 novembre ha ottenuto il primo via libera in consiglio dei ministri puntano a portare nelle casse dello Stato almeno 900 milioni all’anno: sono cifre stimate per ora in via «prudenziale», e non inserite nei saldi di finanza pubblica in attesa della prova reale sul campo. Ma secondo i tecnici del dipartimento Finanze guidato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, regista della riforma, l’attuazione delle nuove regole potrebbe portare numeri anche più importanti.

L’evasione Iva negli acquisti intracomunitari

I primi 143 milioni all’anno sono attesi dalle nuove regole pensate per contrastare l’evasione Iva negli acquisti intracomunitari. Le frodi fioriscono intorno al fatto che spesso l’esenzione Iva prevista per gli acquisti fra Paesi Ue viene in realtà applicata a importazioni ini arrivo da aree esterne all’Unione, grazie all’appoggio di prestanomi e a posizioni Iva aperte da da rappresentati fiscali residenti nello Stato Ue di destinazione. Per frenare il fenomeno, la riforma vincola la possibilità di accedere al sistema di scambio dati Iva (Vies) alla prestazione di una garanzia, introducendo un costo che dovrebbe far emergere almeno una quota di imposta evasa. Da questo meccanismo dovrebbero arrivare appunto 143 milioni di euro all’anno, anche se «in ragione della garanzia graduata in relazione al numero dei soggetti rappresentati e della solidarietà per il versamento dell’Iva» la nuova regola può avere «ulteriori effetti positivi sul gettito che attualmente non sono stimati», come avverte la relazione tecnica al provvedimento.

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Fisco, arriva il concordato preventivo

Il concordato preventivo biennale

Il grosso delle entrate stimate come frutto della riforma è però collegato al concordato preventivo biennale, l’intesa con cui il Fisco proporrà a soggetti Isa e forfettari il reddito (per le imposte dirette) e il valore della produzione netta (per l’Irap) ed eviterà accertamenti a carico di chi aderisce. «Il concordato preventivo è un cambio di paradigma nel segno di un dialogo molto più attento fra amministrazione e contribuente», avverte Leo nella conferenza stampa di ieri dopo il consiglio dei ministri. Un dialogo, però, che nell’ottica dell’amministrazione finanziaria è chiamato anche a portare risultati concreti in termini di aumento di gettito. La scommessa è che una fetta di contribuenti accetti di pagare di più in cambio delle premialità, che oltre a escludere dagli accertamenti su presunzioni semplici e dalla determinazione sintetica del reddito offre tempi di decadenza più brevi e alleggerisce gli obblighi di visto di conformità per le compensazioni e i crediti fiscali.

Anche in questo caso il lavoro della relazione tecnica è ispirato alla prudenza. E in sintesi prevede che almeno all’inizio l’intesa sia siglata da circa 53mila soggetti Isa, che porterebbero ciascuno una media di 13mila euro di imposte in più. A loro si affianca una platea più vasta, ma più leggera negli importi unitari, dei forfettari. Nel caso dei forfettari il gettito deriverebbe soprattutto dalla necessità di liquidare i debiti da almeno 5mila euro per accedere ai benefici del concordato, mentre per gli autonomi Isa sarebbe spinto dal maggior reddito indispensabile per ottenere il voto minimo di «8». L’effetto combinato varrebbe 760 milioni, da aggiungere ai 143 delle ex frodi Iva. I 900 milioni saranno utilissimi per dare ossigeno a una finanza pubblica in difficoltà; se diventeranno reali.

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